Economia circolare, così una startup recupera cellulosa e chitina dagli scarti agroalimentari

di Rosanna Auriemma 22/06/2022

Le nuove frontiere della bioeconomia passano per i laboratori di ricerca di Bi-rex, una giovane impresa al femminile che estrae biopolimeri attraverso un processo brevettato e solventi a basso impatto ambientale

Valorizzare le biomasse per ottenere cellulosa e chitina mediante l’uso di solventi a basso impatto ambientale: è questo lo scopo di una giovane startup tutta al femminile che nei laboratori di ricerca del Politecnico di Milano ha messo a punto un processo brevettato per dare nuova vita agli scarti delle filiere agroalimentari. “L’idea di Bi-rex nasce da un progetto su cui stavo lavorando insieme alla co-founder della startup, Monica Ferro. Io ero impegnata nello studio di solventi green e lei della cellulosa. Abbiamo unito le due idee inizialmente per provare a sciogliere la cellulosa, ma con scarsi risultati. I nostri solventi riuscivano a sciogliere tutto a esclusione della cellulosa, che però veniva purificata” spiega Greta Colombo Dugoni, co-founder di Bi-rex. “Il nostro obiettivo è cercare fonti alternative di cellulosa per ottenere la carta senza deforestare. Così, abbiamo messo a punto un processo – continua – che permette di ottenere la carta dal trattamento di scarti dell’industria agroalimentare che vengono prodotti ogni giorni, ma non vengono valorizzati”.

Un processo, dunque, in grado di recuperare il più comune dei polimeri, la cellulosa, generalmente ricavata dal legno e reimpiegata nel mercato del packaging. Ma anche chitina, un biopolimero di cui sono ricchi i gusci dei crostacei, utilizzato per la produzione di bioplastiche o come agente biotico nell’agricoltura biologica. “Il nostro processo ha diversi vantaggi dal punto di vista ambientale: in primis si basa su rifiuti che altrimenti dovrebbero essere trattati in impianti, inceneriti o smaltiti, ma anche perché riusciamo a ottenere in maniera sostenibile la carta dalla cellulosa, ricavata mediante il nostro processo brevettato, e bioplastiche o prodotti derivanti dalla chitina, grazie all’uso dei nostri solventi, che sono riciclabili e hanno un basso impatto ambientale” afferma Monica Ferro di Bi-rex.

Bi-rex, che nel nome riassume il suo core business, unendo il concetto di biomassa ai processi di extraction e recycling, non si ferma alla sola fase di ricerca. E così, grazie a un cospicuo finanziamento pre-seed, oggi la startup può testare la scalabilità della sua tecnologia, dal laboratorio all’impianto pilota, per studiarne fattibilità tecnica ed economica anche su scala industriale. “Siamo già un impianto pilota, abbiamo fatto alcuni esperimenti su un reattore da 500 litri. Al momento siamo in attesa del secondo round di investimenti, per costituirci e diventare una vera e propria società. Tra gli obiettivi futuri – aggiunge Monica Ferro – abbiamo bisogno di ottimizzare la filiera del materiale in ingresso, alla ricerca di fornitori di scarti dell’industria agroalimentare, ma anche trovare settori di mercato per i nostri nuovi clienti”.

“Volevamo lasciare un ultimo messaggio – chiude Greta Colombo Dugoni – che rappresenta la nostra vision. L’obiettivo della startup Bi-rex è di creare un mondo dove la carta sia completamente tree-free, cioè non derivante da deforestazione e dove la plastica ottenuta da scarti sia totalmente biodegradabile“.

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