Ecodesign, il Consiglio Ue alza l’asticella ma chiede più tempo per le imprese

di Redazione Ricicla.tv 23/05/2023

Gli Stati membri hanno adottato la propria posizione negoziale sul regolamento ecodesign. Chiesto lo stop alla distruzione dei prodotti tessili invenduti e maggiore ambizione nella definizione dei parametri di progettazione sostenibile. Ma anche più tempo alle imprese per adeguarsi agli obblighi di legge


Regole più severe per la gestione dei prodotti tessili invenduti, incluso il divieto di distruzione, e più tempo alle imprese per adeguarsi ai nuovi obblighi di progettazione ecocompatibile. Gli Stati membri alzano il livello di ambizione della proposta di regolamento europeo sull’ecodesign, senza perdere di vista le esigenze del sistema produttivo. Nella giornata di ieri il Consiglio Ue, sotto la presidenza svedese, ha adottato l’orientamento generale sulla proposta, che costituirà la base per i negoziati con Bruxelles e l’europarlamento. “Una misura che ci aiuterà a compiere un enorme passo in avanti verso modelli di business sempre più circolari” ha dichiarato la ministra svedese dell’energia e rappresentante della presidenza di turno del Consiglio Ebba Busch. L’obiettivo è quello di rendere i beni messi in commercio sul mercato Ue più efficienti sotto il profilo sia energetico che delle risorse, in termini di durabilità, riparabilità e riciclabilità, definendo un quadro armonizzato per l’elaborazione di specifiche di progettazione, prestazione e informazione per un’ampia gamma di beni di consumo, dagli elettrodomestici ai prodotti tessili (esclusi solo alimenti, mangimi, medicinali, prodotti veterinari e veicoli a motore).

Un quadro di interventi che nella propria posizione negoziale il Consiglio chiede di rafforzare, ma anche di adeguare alle esigenze delle imprese obbligate a rispettare le nuove disposizioni. Tra le proposte di modifica avanzate dal Consiglio un giro di vite in materia di prodotti tessili, con l’introduzione di un divieto di distruzione dell’invenduto. Uno “spreco di risorse preziose”, si legge nell’intesa raggiunta dagli Stati membri, di fronte al quale si rende necessario “attribuire un valore più elevato ai capi di abbigliamento, indossarli più a lungo e dedicarvi una cura maggiore di quanto non comporti l’attuale cultura della moda veloce“. Il divieto dovrebbe scattare a 36 mesi dalla entrata in vigore del regolamento, ma già entro 18 mesi Bruxelles dovrà adottare atti di esecuzione con le eventuali deroghe. Escluse le PMI, mentre per le imprese medie il Consiglio propone un periodo transitorio di 4 anni. Un potere, quello di stabilire divieti di distruzione, che gli Stati membri chiedono possa e debba essere esercitato dalla Commissione anche per altre categorie di prodotto, tramite appositi atti di esecuzione.

Tra le richieste del Consiglio, anche quella di una maggiore ambizione nella definizione dei criteri di progettazione. Stando all’intesa, in fase di redazione degli atti delegati per le singole categorie produttive la Commissione dovrà ampliare il ventaglio degli aspetti oggetto di valutazione. Al già lungo elenco proposto da Bruxelles, che va dalla durabilità alla riparabilità, passando per efficienza energetica e contenuto riciclato, gli Stati membri chiedono di aggiungere, tra gli altri, anche efficienza idrica, possibilità di riciclo, impronta ambientale e impronta di carbonio e contributo ai cambiamenti climatici. Secondo il Consiglio, inoltre, la lista dei parametri di prodotto che saranno definiti dagli atti delegati della Commissione deve essere estesa anche all’uso di materie prime critiche.

Se da un lato il Consiglio punta al giro di vite contro gli sprechi e a rendere ancora più capillare la definizione dei parametri di progettazione, dall’altro chiede però tempi più dilatati per le imprese. Stando all’intesa, il potere di adottare atti delegati per stabilire le specifiche di progettazione ecocompatibile per gruppi di prodotti non può prescindere dall’indicazione di “un termine di attuazione adeguato”, che il Consiglio chiede di fissare in “almeno 18 mesi dopo l’entrata in vigore dell’atto delegato”, tenuto conto in particolare “del tempo che le PMI potrebbero aver bisogno per conformarsi” e, più in generale, “della complessità delle specifiche di progettazione ecocompatibile, compresa l’introduzione del passaporto del prodotto, delle modifiche necessarie nel processo di produzione della progettazione del prodotto, dell’organizzazione delle catene di fornitura e del ciclo innovativo, compresa la durata contrattuale nel settore interessato”. In più, il Consiglio chiede l’esclusione dei veicoli a motore dall’ambito di applicazione del regolamento, visto che la definizione delle specifiche di sostenibilità è già affidata all’ampio quadro normativo di settore.

Una volta entrato in vigore, il regolamento sostituirà l’attuale direttiva datata 2009, che secondo stime della Commissione ha garantito un risparmio di 120 miliardi di euro a livello di spesa energetica e ha permesso di ridurre del 10% il consumo annuo di energia dei prodotti che rientrano nel suo ambito di applicazione. Risultati che Bruxelles punta a consolidare anche supportando scelte di consumo più consapevoli, grazie all’istituzione di un passaporto digitale che dovrà rendere immediatamente disponibili a cittadini e imprese informazioni chiare e dettagliate sulla sostenibilità del prodotto.

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