Commissione Ue: per rendere l’Italia circolare servirebbero 3,3 miliardi all’anno

di Elvira Iadanza 05/06/2025

Nel report primaverile pubblicato da Bruxelles c’è anche un ampio capitolo dedicato alla sostenibilità e all’economia circolare: l’Italia ha fatto passi avanti verso l’economia circolare, ma servono fondi


All’Italia servono investimenti per 3,3 miliardi di euro all’anno in più per completare il percorso verso la circolarità. È quanto emerge dalle osservazioni della Commissione europea nel report primaverile sulle politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio.

Secondo Bruxelles, tra i nodi da sciogliere c’è soprattutto la forte dipendenza del settore manifatturiero dalle importazioni di materie prime. Particolarmente vulnerabili, rileva la Commissione, sono i settori che richiedono l’utilizzo di materie prime critiche e semiconduttori, essenziali per le transizioni verde e digitale. Il rischio di interruzione delle catene di approvvigionamento in questi settori è parzialmente mitigato dalla capacità italiana di riciclo di materiali, i numeri, infatti, fotografano un Paese in grado di riciclare l’88,9% (nel 2021) delle apparecchiature elettroniche intercettate, anche se il tasso di raccolta resta lontano dalle percentuali indicate da Bruxelles (65% dell’immesso medio al consumo nei tre anni precedenti), numeri che hanno portato all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.

In generale, riporta la Commissione, la dipendenza dalle importazioni di risorse resta elevata, con un tasso del 48% contro una media europea del 22%. Nonostante questo, però, l’Italia è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare dell’Ue. Il nostro Paese, infatti, ha un tasso di utilizzo circolare dei materiali pari al 20,08% (dati 2023) contro una media europea di poco superiore all’11%. Il punto centrale, secondo l’Ue, resta l’aumento degli investimenti. Nelle considerazioni della Commissione europea, si stima che “ l’Italia necessiti di investimenti aggiuntivi totali per un valore di almeno 3,3 miliardi di euro all’anno per la transizione all’economia circolare, inclusa la gestione dei rifiuti, che rappresenta lo 0,15% del suo PIL”, di questa somma, “ 2,1 miliardi di euro rappresentano gli ulteriori investimenti necessari per liberare il potenziale dell’Italia in termini di economia circolare”.

Bruxelles ha riconosciuto, nel suo report, un significativo miglioramento nella gestione dei rifiuti. “Il tasso di smaltimento – si legge tra le pagine delle osservazioni sul report primaverile sulle politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio – in discarica è diminuito dal 46% del 2010 al 18% del 2022” occorre però riflettere sui costi dell’incenerimento delle frazioni che non arrivano a riciclo: “L’Italia applica un’imposta sull’incenerimento dei rifiuti solidi urbani senza recupero energetico di 5,16 euro/tonnellata, la più bassa tra i 10 paesi dell’UE che applicano imposte sull’incenerimento dei rifiuti”, una cifra troppo bassa e che l’Europa ha già invitato a rivedere. Piccoli accorgimenti, secondo Bruxelles, necessari per continuare il cammino intrapreso, poiché, come scritto nel documento rilasciato dall’Unione europea “l’Italia è sulla buona strada per raggiungere tutti gli obiettivi di riciclo dell’UE entro il 2025, ad eccezione di quello per i rifiuti elettrici ed elettronici. Il tasso di riciclo dei rifiuti urbani si è attestato al 53,3% nel 2022, con un aumento costante dal 2017. L’Italia è inoltre avviata verso il raggiungimento dell’obiettivo UE di smaltimento in discarica di un massimo del 10% entro il 2035”.

Altro tema sollevato dall’Unione europea è quello del costo dell’energia. Secondo Bruxelles “gli elevati prezzi dell’elettricità soffocano la competitività industriale. Nel 2024, i prezzi all’ingrosso dell’elettricità in Italia hanno superato quelli della Germania del 60%, della Spagna del 99% e della Francia del 116%”. Le cause di questo gap con i nostri competitor si spiegano con due motivi: il mix elettrico e la composizione dei prezzi finali. Il 41% del mix energetico italiano ha origine dal gas, determinando il 60% del prezzo finale della bolletta, inoltre, si legge nel report “ i prezzi finali dell’elettricità sono gonfiati da tasse e imposte elevate, il che rappresenta una sfida particolare per le industrie ad alta intensità energetica”. Per questo “l’energia elettrica rinnovabile deve essere impiegata più rapidamente per aumentarne la quota nel mix energetico e mitigarne i prezzi”. L’uso di energie rinnovabili si lega anche agli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il nostro Paese. Anche in questo senso, i risultati italiani sono positivi “le fonti rinnovabili – scrivono da Bruxelles – in Italia hanno rappresentato il 50% della produzione di energia elettrica nel 2024, leggermente superiore alla quota complessiva di FER dell’UE del 47%”, un aumento di oltre l’11% nel 2024 .

In questo scenario i fondi europei risultano più che necessari: “Nell’ambito del suo bilancio per investimenti verdi, che supera gli 8,7 miliardi di euro, il FESR sta investendo oltre 1,2 miliardi di euro in misure per la prevenzione, la preparazione e la resilienza alle catastrofi climatiche, con particolare attenzione ai rischi idrogeologici e agli incendi boschivi nelle regioni più colpite del Sud Italia”, si legge nel rapporto che aggiunge anche che: “Il Piano di Rilascio Rifiuti (RRP) italiano, incluso il capitolo REPowerEU, prevede una serie completa di riforme e investimenti per la transizione verde. Le misure coperte dalle richieste di pagamento presentate nell’ultimo anno includono, tra le altre, la semplificazione delle procedure autorizzative per la costruzione di impianti per la produzione di energia rinnovabile”.

Il giudizio della Commissione europea, nel complesso dei capitoli dedicati alla circolarità, è positivo. L’Italia ha portato avanti scelte che hanno permesso di ridurre significativamente le discariche irregolari e il divario regionale tra la media nazionale e le regioni con i peggiori risultati oltre a effettuare investimenti significativi nelle infrastrutture idriche primarie.

1 Commento su "Commissione Ue: per rendere l’Italia circolare servirebbero 3,3 miliardi all’anno"

  1. Luca Spinelli ha detto:

    È incoraggiante vedere i progressi dell’Italia sulla strada dell’economia circolare, ma altrettanto importante prendere atto dei margini di miglioramento ancora presenti, soprattutto su rifiuti elettronici, tassazione sull’incenerimento e riduzione della dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche. Grazie per l’approfondimento.

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