I 14 studi pubblicati sulla rivista “Environmental Science and Pollution Research” lanciano l’allarme inquinamento da particelle di plastica: ripercussioni su tutta la catena alimentare
I fiumi europei sono contaminati da microplastiche: è questo il risultato di 14 studi pubblicati contemporaneamente sulla rivista “Environmental Science and Pollution Research” e realizzati da Tara Microplastics Mission per confrontare i numeri dell’inquinamento da plastica in 9 fiumi europei: Loira, Senna, Reno, Elba, Tamigi, Ebro, Rodano, Tevere e Garonna. I dati parlano chiaro, le piccole microplastiche (tra 0,025 e 0,5 mm) hanno un numero e una massa fino a 1.000 volte maggiori delle grandi microplastiche sulla superficie dei corsi d’acqua presi in considerazione per le ricerche.
Per la realizzazione dello studio, spiega la Fondazione Tara Ocean, sono stati raccolti oltre 2700 campioni in un arco di tempo di nove mesi. Gli studiosi hanno attinto agli estuari, alle foci dei fiumi, poi nei loro letti, a monte e a valle della prima grande città incontrata per avere, per ogni fiume, le stesse tipologie di campionamento. Le microplastiche rintracciate, spiegano gli scienziati, sono invisibili a occhio nudo ma rappresentano un grande rischio per la catena alimentare, in quanto hanno ancora più probabilità di essere ingerite a tutti i livelli, dal microzooplancton fino ai pesci.
I risultati sono il frutto di un grande avanzamento della tecnologia e della precisione delle analisi, che hanno consentito ai ricercatori di comprendere meglio anche le preoccupanti dinamiche che stanno dietro l’inquinamento da microplastiche nei mari, come testimonia il caso del fiume Rodano, la più alta fornitura di acqua dolce per il Mediterraneo nord-occidentale. Tramite modelli di simulazione 3D è emerso che in meno di un anno le microplastiche trasportate dal grande corso d’acqua francese si diffondono in tutto il bacino del Mediterraneo. Più della metà delle grandi microplastiche galleggianti vengono trasportate nel bacino algerino e poi più a est. Le particelle che affondano, invece, restano più vicino alla foce, nel Golfo del Leone, al confine tra Francia e Spagna.
Nei corsi d’acqua, riporta la ricerca, ci sono in media “tre microplastiche per metro cubo d’acqua e a Velenza (Francia) dove c’è una portata di 1.000 metri cubi al secondo, questo equivale a 3.000 particelle di plastica al secondo che attraversano il Rodano”, spiega al quotidiano Le Parisien Jean-François Ghiglione direttore della ricerca del CNRS in ecotossicologia microbica marina, che nel 2019 ha coordinato una campagna su larga scala sui nove grandi fiumi europei.
A colpire gli studiosi, inoltre, è il fatto che i dati siano abbastanza omogenei: dai grandi centri urbani ai piccoli paesi, passando per le campagne non ci sono luoghi più inquinati di altri. La dispersione di microplastiche, insomma, sarebbe un fenomeno diffuso e trasversale, “che proviene sia dagli scarichi delle città a monte, ma anche dai terreni agricoli o dal trasporto di piccole microplastiche nell’atmosfera”, si legge nel comunicato di Fondazione Tara Ocean.
Uno degli articoli, inoltre, riporta la scoperta del primo batterio virulento per l’uomo su una microplastica della Loira (Shewanella putrefaciens), responsabile di infezioni all’orecchio, ai tessuti molli o peritonite per l’essere umano. Lo studio dimostra, quindi, l’ulteriore pericolo rappresentato dalla dispersione di microplastiche nell’ambiente, che possono diffondere microrganismi patogeni su lunghe distanze. La scoperta dà la prova del legame tra inquinamento da plastica e salute non solo del pianeta, ma anche dell’essere umano.