Il governo sta contrattando con l’Ue la rimodulazione del Pnrr per salvare le misure più performanti, come quelle su biometano e agrivoltaico, dal rischio di blocco nel 2026. L’obiettivo è trasformarle “in una facility gestita dal Gse per mettere in sicurezza gli investimenti che le imprese stanno realizzando sul territorio”, spiega a Ricicla.tv il capo dipartimento Pnrr del Ministero dell’Ambiente Fabrizio Penna
La parola d’ordine è una: “mettere in sicurezza” il Pnrr. Spendendo al meglio le risorse a disposizione ma soprattutto evitando che le misure che stanno performando bene, come quella sul biometano, si schiantino contro il muro dell’inderogabile scadenza al 2026. Questo il senso della sesta e ultima rimodulazione del Piano, spiega a Ricicla.tv Fabrizio Penna, capo dipartimento del Ministero dell’Ambiente con delega all’attuazione del recovery italiano. Ed è con questo obiettivo, dice, che “stiamo lavorando in questi giorni affinché misure come il biometano o l’agrivoltaico, che hanno ‘tirato’ molto bene, possano trovare potenzialità anche oltre il 2026“. La soluzione ipotizzata dal Mase, spiega Penna, è quella di trasformare entrambi gli investimenti, più quello sulle comunità energetiche rinnovabili, in “una ‘facility’, ovvero un fondo operativo che sarà gestito dal Gse con una scadenza più ampia e flessibile”, dice. Magari al 2028. Prima però c’è da portare a casa la trattativa con Bruxelles, che è ancora in corso.
Il tema è decisivo. Perché se è vero che il Pnrr, come va ripetendo da tempo il ministro per le Politiche Europee Tommaso Foti, “è un piano di performance e non di spesa”, è altrettanto vero che in materia di biometano (ma non solo) se salta la spesa salta anche la performance. L’obiettivo concordato con l’Ue, infatti, è quello di raggiungere entro giugno 2026 i 2,3 miliardi di metri cubi di nuova capacità produttiva di metano verde da rifiuti organici e scarti agricoli realizzando nuovi impianti di trattamento o adeguando impianti esistenti. Per centrarlo, il Pnrr ha messo a disposizione delle imprese un ciclo di incentivi da 1,7 miliardi di euro (portati successivamente a 2,3) da assegnare tramite aste bandite dal Gse. Dopo un avvio lento il meccanismo ha ingranato e, nell’arco di 5 procedure competitive, ha assegnato risorse a oltre 500 interventi per una capacità produttiva complessiva superiore a 2 miliardi di metri cubi, molto vicina quindi al target Pnrr.
“È una delle misure che hanno ‘tirato’ di più – spiega Penna – ma al tempo stesso è anche una di quelle di più difficile attuazione“. E infatti sta scontando già rallentamenti e ritardi, tra fattori imprevisti – “come la peste suina”, dice Penna – e le più che prevedibili lungaggini che accompagnano la realizzazione di nuove infrastrutture di recupero dei rifiuti. Il problema, però, è che se gli interventi non verranno conclusi entro giugno 2026 le imprese aggiudicatarie perderanno il diritto a vedersi riconosciuta la parte più ambita dell’incentivo, ovvero il contributo del 40% alle spese in conto capitale. Senza quel sostegno, la bancabilità dei progetti rischierebbe di saltare e molte aziende potrebbero rinunciare agli incentivi, con effetti a catena sul raggiungimento del target nazionale.
Da qui la necessità di mettere in sicurezza la misura “con una scadenza più ampia e flessibile”. Di fronte all’inderogabilità, più volte ribadita dall’Ue, della deadline al 2026, l’idea del Mase è quindi quella di trasformare l’intero investimento sul biometano in una ‘facility’ da affidare al Gse, che a quel punto diventerebbe il garante dell’intera operazione anche sotto il profilo finanziario. Per non perdere il diritto all’incentivo, le imprese, dal canto loro, dovrebbero solo sottoscrivere gli atti d’obbligo entro giugno 2026, mentre il termine per la realizzazione degli interventi verrebbe spostato di un paio d’anni, al 2028. Il condizionale tuttavia resta d’obbligo, visto che l’intesa con l’Ue non c’è ancora. “Proprio in queste ore stiamo negoziando con la Commissione europea gli aspetti più delicati di carattere giuridico – chiarisce Penna – ma la linea resta una sola: mettere in sicurezza gli investimenti che le imprese stanno realizzando sul territorio grazie al Pnrr”. Ma il tempo stringe e l’auspicio è che la risposta di Bruxelles arrivi prima che le imprese comincino a sfilarsi dalle graduatorie per gli incentivi.



È positivo vedere che il Mase voglia proteggere gli investimenti sul biometano trasformandoli in una facility gestita dal Gse, evitando il rischio di perdere incentivi chiave.
Quando si saprà qualcosa di definitivo