Via libera dal Consiglio ambiente Ue al nuovo regolamento sui veicoli a fine vita: soddisfazione degli autodemolitori italiani. Apprezzate le misure per contratti più equi con le case auto e contro il mercato nero dei ricambi. ADA chiede ora una chiara definizione degli impianti autorizzati e il rafforzamento del ruolo della filiera nell’EPR
Il via libera del Consiglio ambiente dell’Ue all’orientamento generale sul nuovo regolamento per i veicoli a fine vita incassa il plauso degli autodemolitori, secondo cui le modifiche al testo proposte dagli Stati membri premiano l’impegno del comparto italiano per il riconoscimento del ruolo strategico svolto degli operatori professionali del fine vita nell’ambito di un rapporto equo con le case auto. “Salutiamo con soddisfazione l’inclusione della nostra proposta sostenuta dal governo italiano che i contratti tra case costruttrici e autodemolitori per l’implementazione della responsabilità estesa del produttore (EPR) possano contare su una equità garantita dallo Stato”, ha commentato Anselmo Calò, presidente di ADA. Bene anche “la scelta di limitare ad un mese lo stazionamento dei veicoli fuori uso nei punti di raccolta” e di estendere a questi ultimi “gli stessi standard di tutela ambientale richiesta agli impianti di autodemolizione”, anche se, ha aggiunto, “sarebbe auspicabile che i punti di raccolta abbiano una convenzione con gli impianti di trattamento (come è già in Italia)”.
Sul fronte dei requisiti per il trattamento dei veicoli ADA promuove l’indicazione del Consiglio di rimuovere dal veicolo solo le componenti che hanno una potenzialità effettiva di riutilizzo e la proposta di etichettare, con l’indicazione del veicolo di provenienza e dell’impianto che lo ha demolito, ogni ricambio usato che verrà messo sul mercato. Una scelta “che darà un colpo mortale al mercato nero dei ricambi e assieme alla nuova normativa sulla vendita dei veicoli incidentati, ai furti di autoveicoli e all’esportazione illegale di ELV”, ha spiegato l’associazione. Ancora da migliorare, invece, la definizione di impianto autorizzato al trattamento (o ATF), indispensabile per professionalizzare il settore ed evitare fenomeni di concorrenza sleale. Serve “riconoscere il ruolo fondamentale degli impianti di trattamento autorizzati attraverso una chiara definizione delle attività che deve svolgere per essere definito impianto di trattamento – ha chiarito Calò – la bonifica dei veicoli a fine vita e il rilascio dei certificato di demolizione. Una situazione che nel nostro Paese è chiara ed efficiente, non vorremmo che la nuova legislazione europea la inficiasse”.
Mentre si attende l’adozione della posizione negoziale del Parlamento, il focus dell’associazione resta soprattutto sul previsto rafforzamento della responsabilità estesa del produttore, che attribuirà alle case auto un peso maggiore, anche economico, nella gestione del fine vita dei loro veicoli. L’imperativo è evitare sbilanciamenti e anzi utilizzare l’EPR per introdurre maggiore equità nel rapporto tra produttori e gestori del fine vita. “La recente decisione della Commissione europea di sanzionare il comportamento di violazione della concorrenza dei produttori per il ritiro e il trattamento dei veicoli a fine vita in base alla Direttiva del 2000, è la prova che i contratti in essere non sono equi”, ha spiegato Calò, secondo cui il meccanismo dell’EPR, per quanto rafforzato dalle proposte di modifica del Consiglio, inclusa quella di concedere agli Stati membri maggiore flessibilità nella definizione degli schemi nazionali, può essere ulteriormente migliorato. “Auspichiamo che il Parlamento che definirà prima della pausa estiva le sue proposte per il regolamento tenga conto delle nostre proposte per includere la filiera della gestione dei veicoli fuori uso nella governance dell’EPR per assicurarne l’efficacia e l’equilibrio”, ha detto.