Puglia, il MASE: “Piano rifiuti rispetti il Programma Nazionale”

di Redazione Ricicla.tv 14/04/2025

Mentre la Regione Puglia punta a tamponare l’emergenza rifiuti ampliando la capacità delle discariche pubbliche, il MASE invita a rispettare i vincoli europei sullo smaltimento. Nel frattempo la raccolta differenziata fatica a crescere, e nel caso dei rifiuti organici, anzi, diminuisce. Il punto agli Stati Generali dell’Ambiente in Puglia


La Regione Puglia metta in atto “le necessarie azioni volte a conseguire gli obiettivi di piano prefissati al 2025, tenendo in considerazione le indicazioni fornite dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti”. Rispondendo a un’interrogazione in commissione ambiente alla Camera, il Ministero dell’Ambiente ha invitato l’ente regionale a correggere la rotta sulla gestione dei rifiuti urbani. A preoccupare il MASE sono due delibere di giunta con le quali nelle scorse settimane la Regione ha disposto l’aumento delle volumetrie di discarica per scongiurare il rischio di un’emergenza rifiuti, certificando di fatto il mancato raggiungimento dei target indicati nel piano regionale approvato nel 2021 con orizzonte al 2025.

“È stata una decisione pragmatica – ha spiegato il direttore di Ager Puglia Angelo Pansini a margine degli Stati Generali dell’Ambiente in Puglia – non essendo noi in condizione di chiudere il ciclo nei modi e nei tempi che l’Ue ci ha chiesto, dobbiamo avere strumenti che ci accompagnino verso quel risultato. Non disporre di siti di discarica, in questa fase, sarebbe una scelta suicida”. A inchiodare la Puglia alle sue responsabilità sono i numeri dell’ultimo rapporto rifiuti urbani di ISPRA, stando ai quali nel 2023 le discariche regionali hanno ingoiato il 22% dei rifiuti urbani prodotti, mentre la raccolta differenziata si è fermata al 59%, inferiore alla media nazionale e ben lontana dal 70% al 2025 ipotizzato negli scenari di piano. “Abbiamo registrato forti miglioramenti nel 2022, 2023 e 2024 – ha detto Pansini – ma non bastano ad avvicinarci agli obiettivi europei”.

Pur essendo una soluzione tampone, l’aumento delle volumetrie di discarica (nei due siti pubblici di Corigliano e Ugento) si muove tuttavia in direzione contraria rispetto al PNGR, che chiede alle Regioni di allineare le strategie territoriali agli obiettivi europei di circolarità al 2035: 65% di riciclo ma soprattutto 10% di smaltimento in discarica. Per questo, ribadendo “l’opportunità di avviare le attività propedeutiche a un aggiornamento complessivo dell’atto di pianificazione”, il MASE ha sottolineato “la necessità di avere una pianificazione adeguata e aggiornata alle disposizioni normative, in quanto indispensabile sia a garantire un’ottimale gestione dei rifiuti sul territorio, sia ad evitare di incorrere in eventuali contenziosi comunitari”.

L’incremento delle capacità di discarica disposto dalla Regione è direttamente connesso al mancato raggiungimento degli obiettivi di differenziata. Troppi i materiali che sfuggono ai sistemi comunali di raccolta, finendo per ingrossare i flussi di residui destinati a smaltimento. Un fenomeno particolarmente accentuato sul fronte dei rifiuti organici: non solo le quantità restano lontane dal target delle 600 mila tonnellate annue fissato nel piano regionale, ma sono addirittura diminuite passando tra 2022 e 2023 da 432 a 431 mila tonnellate. Un andamento paradossale, se si considera che proprio nel 2022 è scattato l’obbligo di raccolta per tutti i Comuni. “Stiamo assistendo a una diminuzione – ha chiarito Lella Miccolis, presidente del Consorzio Italiano Compostatori – bisogna tenere conto che si può arrivare fino a 140 kg pro capite di rifiuti organici intercettati, mentre in Puglia siamo a 110 kg. Quanto questi 30 kg possono aiutare a gestire l’emergenza? Tantissimo“.

Male anche l’intercettazione dei nuovi flussi di rifiuti, come quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche. “La Puglia è a poco più di 4 kg per abitante – ha sottolineato il direttore generale di Erion WEEE Giorgio Arienti – mentre la media nazionale è di circa 6 kg”. Quantità a sua volta non sufficiente a centrare il target minimo europeo degli 11 kg, tanto che l’Italia si è vista recapitare da Bruxelles una lettera di messa in mora. La Puglia insomma è specchio delle criticità che caratterizzano la raccolta sull’intero territorio nazionale, a partire dalle disomogeneità territoriali. “La raccolta dipende fortemente dalla capacità dei servizi di raccolta locali – ha aggiunto Arienti – tant’è che dietro il dato medio regionale si va dai 7 kg per abitante di Lecce ai 6 di Bari fino ai poco più di 2 di Barletta. C’è tanto lavoro da fare”.

I ritardi sul fronte della differenziata, e l’indicazione di aumentare il ricorso alle discariche per tamponare l’emergenza, mettono un freno agli investimenti in tecnologie di trattamento avanzate, necessarie a massimizzare il recupero di risorse materiali ed energetiche dagli scarti. “Noi andiamo molto veloci – ha commentato il presidente di Confindustria Cisambiente Donato Notarangelo – e spesso le nostre innovazioni non trovano accoglimento né dal punto di vista normativo, né da quello ideologico. Eppure il riciclo e recupero dei rifiuti sono fondamentali per restituire risorse all’industria, tanto più se si considera che l’Ue non dispone di materie prime tali da renderla indipendente”.

Una funzione, quella esercitata dai sistemi industriali di recupero dei rifiuti, in linea non solo con gli obiettivi climatici e ambientali dell’Ue ma anche con la necessità, più volte sottolineata da Bruxelles nelle ultime settimane, di puntare su riciclo e recupero energetico dei rifiuti per restituire competitività all’industria e del vecchio continente. Abbassando i costi di produzione e garantendo l’approvvigionamento sicuro e a km zero di risorse in un quadro di relazioni politiche e commerciali internazionali sempre più teso e incerto. “Il riciclo e recupero dei rifiuti rispondono alla carenza di materie prime e riescono a rendere meno energivori i sistemi produttivi – ha aggiunto Elisabetta Perrotta, direttore generale di Assoambiente – ma possono anche offrire energia grazie alla trasformazione degli scarti non riciclabili in impianti di recupero energetico. A livello nazionale abbiamo stimato un potenziale di 7 milioni di mWh di energia elettrica e 3 mWh di energia termica, che possono aiutare a risolvere i problemi di approvvigionamento del nostro paese”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *