Emilia Romagna: nuovo Piano rifiuti tra ambizioni e polemiche

di Giuseppe De Stefano 13/01/2016

Obiettivi sempre più ambiziosi di raccolta differenziata e riciclo, ma anche recupero di energia e riordino dei flussi indirizzati agli inceneritori sul territorio: la Regione Emilia Romagna rilancia e lo scorso 8 gennaio ha approvato in sede di giunta il nuovo Piano regionale per la gestione dei rifiuti ora al vaglio dell’assemblea legislativa. Un piano che recepisce gli indirizzi dettati dalla legge proposta dalla giunta del governatore Bonaccini e dell’assessore Gazzolo lo scorso luglio ed approvata definitivamente a fine settembre. Lo spirito di quel provvedimento era quello di fare dell’Emilia Romagna la regione capofila in Italia nella transizione verso l’economia circolare; i target ambiziosi quelli di alzare entro il 2020 la differenziata al 7% riducendo contemporaneamente in una misura compresa tra il 20 ed il 25% la produzione di rifiuti ed avviando a riciclo il 70% dei materiali, mentre lo smaltimento – a partire dal conferimento in discarica – andrà ridotto del 5%; gli strumenti messi in campo sono l’autosufficienza del ciclo regionale ed un sistema di premi e pene tramite una più diffusa applicazione della tariffazione puntuale. Obiettivi più ambiziosi anche di quelli del pacchetto di misure per l’economia circolare proposto dalla Commissione Europea all’assemblea di Bruxelles e che rendono operativi alcune azioni operative già messe in campo a settembre, come il fondo incentivante per i Comuni Virtuosi. Fin qui poco o nulla di nuovo, ma gli animi si sono scaldati intorno al nodo termovalorizzatori. In due degli otto impianti presenti sul territorio emiliano-romagnolo non dovranno più giungere conferimenti: decisione in linea con l’idea del governatore Bonaccini di “affamare” gli inceneritori regionali al netto dei conferimenti da fuori regione. Anche per questo è stato necessario allegare al piano un documento per la riorganizzazione dei flussi, in linea con la necessità di “ottimizzare l’uso dell’impiantistica esistente su scala regionale” come sottolineato dall’assessore all’Ambiente, Paola Gazzolo, che punta – continua – a “porre le basi per una tariffa unica di smaltimento, con ripercussioni importanti e positive in termini di risparmi per i cittadini”. Un riordino che segue l’ottica della “reciprocità territoriale” e che però non è piaciuto granché alle amministrazioni di Parma e Piacenza, che dovrebbero vedere in atto una sorta di “scambio”, con l’impianto parmense di Uguzzolo che dovrebbe accogliere i rifiuti urbani piacentini (oltre che da Reggio Emilia). Piacentini che nel loro impianto di Borgoforte dovrebbero invece bruciare anche i rifiuti speciali assimilabili di tutte le province emiliane (e quindi anche quelli che prima arrivavano a Parma). Ad Uguzzolo il totale delle quantità di rifiuti bruciate non cambierà restando a quota 130mila tonnellate, ma viene rotto il “limite invalicabile” posto dalla giunta del capoluogo ducale ai conferimenti da fuori provincia con il sindaco Pizzarotti ed il suo assessore all’ambiente Folli non sembrano disposti ad incassare in silenzio la decisione della Regione, accusata di aver “tradito” i cittadini poiché le promesse fatte in occasione della costruzione dell’impianto erano di abbassare le tariffe e di servire esclusivamente il territorio di Parma. Se quest’ultimo impegno è venuto oggettivamente meno, però, stando agli annunci la tariffa unica di smaltimento dovrebbe essere diminuita e livellata grazie alla compartecipazione di Reggio Emilia alle spese di ammortamento dell’impianto, mentre a Parma e ai comuni limitrofi – a fronte di un regime invariato – per ogni tonnellata di rifiuto conferito sarà pagata un’indennità di disagio ambientale di 11 euro. I dubbi restano legati ad un altro nodo, quello dello Sblocca Italia, in virtù del quale la multiutility Iren (che gestisce Uguzzolo) dovrebbe adeguare l’impianto aumentandone la portata fino a 195mila tonnellate. Un atto dovuto a fronte di una legge dello Stato, ma anche in quel caso, pur muovendosi l’ago della bilancia tra costi ambientali e benefici economici, il destino dell’impianto sarebbe indipendente dal riordino in attesa di approvazione dall’assemblea regionale. Sull’aumento di tonnellaggio avrebbe dovuto esprimersi la conferenza dei servizi svoltasi ieri in Provincia, ma conclusasi con un nulla di fatto: la decisione, insomma, slitta a data da destinarsi.

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