Giuseppe De Stefano
30/09/2016

Sicilia, nuovo Piano Rifiuti: battaglia dialettica Regione-Governo

Ultimo aggiornamento: 4 Settembre 2016 alle 16:09

Nuovo Piano Rifiuti “incardinato” in giunta regionale e destino per il ciclo del pattume isolano che prende una forma un po’ più definita, anche se non c’è ancora un testo da sottoporre in Assemblea. Si limita a questo, per ora, la risposta del governatore siciliano Rosario Crocetta e del suo assessore all’Energia, Vania Contrafatto, alle pressioni di Roma per risolvere la crisi rifiuti in Trinacria. Risposta affidata ad una conferenza stampa mercoledì scorso, 24 ore dopo che a parlare era stato lo stesso ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, audito in Commissione Ambiente al Senato per fare il punto – tra le altre cose – proprio sulle criticità del ciclo siciliano. Una criticità che il ministro fa partire dall’ormai arcinoto fabbisogno di impianti, nella fattispecie termovalorizzatori per una capacità di circa 700mila tonnellate, senza i quali, agli attuali livelli di smaltimento, il sistema – che attualmente punta esclusivamente a trattamento in discarica – arriverebbe a saturazione entro 6 mesi.

«Gli impianti mobili rappresentano una soluzione tampone e provvisoria» ha ricordato Galletti, ribadendo la necessità di attivare i provvedimenti necessari all’invio fuori regione dei rifiuti. Condizione tanto più urgente a fronte in un territorio caratterizzato da raccolta differenziata scarsissima al punto di affamare gli impianti di trattamento dell’organico che pure ci sarebbero (15 in tutta la regione). Dunque Sblocca Italia, conferimenti extraregionali e raccolta differenziata: è intorno a questi punti cardine che si gioca la partita sull’asse Roma-Palermo. Una partita iniziata da mesi e che con l’ordinanza dello scorso giugno sembrava dover innescare una reazione a catena senza appello. E invece al ministro Galletti è toccato rimarcare inadempienze e, soprattutto, ritardi: gli stessi ritardi che hanno iniziato a palesarsi già dopo le primissime scadenze, fino a quello più eclatante.

Proprio il nuovo Piano doveva vedere la luce entro la fine di agosto: pena l’esercizio di poteri sostitutivi. I termini ci sarebbero tutti, e soprattutto sul fronte della politica c’è chi evoca questo scenario. Lo stesso Galletti nel corso dell’audizione di martedì ha invece ammesso la necessità di prendere atto della condizione ancora emergenziale dell’isola e di valutare l’opportunità di prorogare alle stesse condizioni o in altra forma le misure straordinarie vigenti.

Con la conferenza stampa di mercoledì Rosario Crocetta non ha potuto dare una stretta sui tempi, vedendo quindi continuare ad incrementarsi i ritardi rispetto all’intesa di giugno, ma ha lanciato una serie di messaggi chiave. Il primo è stato uno scarico di responsabilità sui Comuni sia per quanto riguarda i trasferimenti che per le performance di differenziata: la stessa ordinanza che prevedeva un suo impegno per stringere accordi con i suoi omologhi di altre regioni, gli darebbe i poteri di commissariare gli enti locali inadempienti rispetto ai target a breve termine previsti (complessivo +6% di RD entro fine novembre) e il governatore ha lasciato intendere di volerlo fare. Anche perché è su questi dati che si gioca la partita dialettica tra Palazzo d’Orelans e Ministero: «Con la semplice differenziata l’impiantistica attuale sarebbe sufficiente per garantirci per diversi anni» ha detto Crocetta. Dati alla mano potrebbe anche essere vero, ma sarebbe un’affermazione valida solo considerando un’inversione di tendenza che appare difficile immaginare realizzarsi entro i prossimi 180 giorni.

E così accade che anche il “tamponamento” di cui Galletti ha parlato riferendosi alla biostabilizzazione per sbloccare i flussi in ingresso alle discariche e togliere i rifiuti dalle strade per il presidente siciliano diventano un “riconoscimento” e la conferma di una fine emergenza. A smentire il crollo del “tabù inceneritori” ci pensa lo stesso governatore che rivendica di non aver mai inserito la parola “termovalorizzazione” nel piano che la giunta dovrà approvare nei prossimi giorni. Si tratterà di un’impiantistica diffusa, come preannunciato, che tra le varie soluzioni per la “valorizzazione” dei rifiuti prevederà due impianti di capacità non superiore a 200 tonnellate e altri cinque o sei da 60-80 tonnellate, da realizzarsi per lo più in prossimità delle discariche esistenti, che si avvarranno di tecnologie non schiacciate esclusivamente sull’incenerimento, prevedendo anche le ipotesi di gassificazione e idro-soluzione.

Nella giornata di ieri, quando c’è stato l’annuncio dell’incardinamento del Piano in giunta, si è ribadito che questi impianti a “impatto zero” dovranno pareggiare le stime dello Sblocca Italia, cioè trattare 700mila tonnellate di rifiuti l’anno, e che dopo l’approvazione del piano da parte del Dipartimento Rifiuti, sarà pubblicato un bando per la manifestazione di interesse in project financing. Starà quindi ai privati proporre una soluzione il più ecocompatibile possibile nei siti individuati lontano da centri abitati e di piccola capacità. Un iter che è difficile immaginare si concluda in tempi brevi: urge che da dialettica la partita sulla Sicilia diventi più concreta che mai.

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