Con AraBat il recupero delle batterie a fine vita passa attraverso gli scarti degli agrumi

di Rosanna Auriemma 15/03/2022

In Puglia una startup estrae litio, cobalto, nichel e manganese dalle batterie esauste grazie all’utilizzo di acidi a basso impatto ambientale di cui sono ricche le bucce delle arance. Nacchiero: “Siamo alla ricerca di nuove partnership e investitori pronti a sviluppare questo progetto rivoluzionario per la crescita sostenibile del Paese”

La crescente diffusione delle auto elettriche e, più in generale, l’avvento della mobilità a basse emissioni di carbonio hanno reso necessario l’aggiornamento della direttiva europea sulle batterie a fine vita per garantirne il corretto riuso e riciclo. Stando alle stime europee, infatti, entro il 2030 sulle strade dell’Ue circoleranno almeno 30 milioni di veicoli elettrici a emissioni zero. La domanda globale di batterie potrebbe aumentare di 14 volte e il fabbisogno per l’Unione potrebbe rappresentare il 17% della domanda globale. Per far fronte alla crescente richiesta di litio, cobalto, nichel e manganese, materie prime fondamentali per l’industria degli accumulatori, occorrerà imparare a recuperarne quantità sempre maggiori dalle batterie a fine vita. Un obiettivo che la startup pugliese AraBat punta a raggiungere grazie a un processo alternativo basato su una risorsa tanto comune quanto insospettabile: le bucce delle arance.

AraBat Srl è una startup innovativa per l’economia circolare che ho fondato nel 2020 con Giovanni Miccolis, Vincenzo ScaranoLeonardo Renna, Leonardo Binetti, Gian Maria Gasperi. Il nostro obiettivo è di riciclare le batterie a litio esauste attraverso un processo idrometallurgico alternativo, basato sull’impiego degli scarti degli agrumi per recuperare materie prime critiche, quindi carbonato di litio, idrossido di cobalto, di nichel, di manganese e altre sostanze che stiamo studiando” dichiara Raffaele Nacchiero, CEO di AraBat. Rispetto alla comune idrometallurgia, che si basa sull’utilizzo di composti chimici per l’estrazione dei metalli, la ‘ricetta’ della startup pugliese prevede, invece, l’utilizzo di acidi a basso impatto ambientale, di cui sono ricche proprio le bucce delle arance. “Un sistema innovativo – spiega Nacchiero – che si basa su un mix di acido citrico, che è un acido organico, debole e a basso impatto ambientale e scarti degli agrumi, come la buccia delle arance, ricca di sostanze che lavorano in modo sinergico all’azione dell’acido citrico e che permettono di estrarre dagli accumulatori i materiali preziosi da reinserire sul mercato per reintrodurli in ulteriori cicli produttivi”.

Innovazione e sostenibilità si fondono così in un progetto di economia circolare, che a partire dalle potenzialità del rifiuto organico lavora al recupero di un rifiuto speciale, da cui estrarre i materiali che nel prossimo futuro dovranno soddisfare la domanda crescente di mobilità sostenibile ed elettrica. “Nel solo 2021 le batterie a litio esauste a livello mondiale erano circa 150mila tonnellate, ma questo dato è destinato a salire in modo rapidissimo, soprattutto grazie ai progressi del settore dell’automotive. Nel 2030 il 20% di tutte le automobili su strada sarà rappresentato da auto ibride o elettriche. Il numero delle batterie a litio esauste crescerà in modo così consistente che nel 2040 ne avremo circa 10 milioni di tonnellate. Non dobbiamo dimenticare – aggiunge – che la batteria esausta è anche un rifiuto pericoloso. La soluzione di AraBat unisce all’attenzione per la supply chain dei metalli preziosi una tecnologia di recupero ‘totally green’ per le imprese del territorio” spiega il CEO di AraBat.

Un progetto che nel prossimo futuro potrebbe aiutare il Paese a ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti dall’estero. Lo scoppio della guerra tra Russia, tra i principali produttori ed esportatori mondiali di nichel, e Ucraina, infatti, continua a colpire il mercato delle materie prime, facendo quadruplicare il prezzo del nichel con un aumento del 250%. “Il conflitto in Ucraina ci spinge a investire risorse in nuovi processi tecnologici che ci permettano di raggiungere l’indipendenza energetica e l’indipendenza di materie prime critiche, come litio, cobalto, manganese e nichel, che ha sfiorato quasi 100mila dollari a tonnellata e che rappresenta uno degli elementi fondamentali per il settore metallurgico. L’attuale situazione geopolitica ci spinge a supportare startup innovative come AraBat che sul territorio nazionale permetterebbero di sviluppare un flusso nuovo per alleggerire i costi delle imprese del territorio italiano, favorendo nuove partnership tra imprese italiane e riducendo la dipendenza dall’estero” dice Nacchiero.

Un approccio innovativo che potrebbe garantire non solo un vantaggio dal punto di vista ambientale grazie al riciclo di due tipologie di rifiuti, speciali e agroalimentari, ma anche dal punto di vista industriale, perché aiuterebbe il Paese a sperimentare nuove soluzioni di economia circolare. “AraBat è alla costante ricerca di partnership e investitori che possano credere nella nostra idea di business e sviluppare questo progetto rivoluzionario per la crescita verde, circolare, sostenibile ed economica del nostro territorio” chiude Raffaele Nacchiero.

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