Biometano: i nuovi incentivi saranno adeguati all’inflazione

di Luigi Palumbo 29/09/2023

Un emendamento alla legge di conversione del decreto asset, approvata al Senato, dà mandato al GSE di adeguare i nuovi incentivi al biometano all’andamento dell’inflazione. Il presidente del Consorzio Italiano Biogas Piero Gattoni: “Provvedimento nella giusta direzione”. Ma resta l’incognita sull’efficacia del meccanismo incentivante


Nuove misure per agevolare l’accesso delle imprese al ciclo di incentivi per la produzione di biometano finanziato dal PNRR con 1,7 miliardi di euro. Sia la tariffa incentivante che le spese ammissibili ai fini del contributo in conto capitale saranno infatti aggiornati su base mensile dal GSE “per tenere conto dell’inflazione media cumulata tra il 18 novembre 2021 e il mese di pubblicazione del bando della relativa procedura”. Lo prevede un emendamento alla legge di conversione del decreto asset, che ieri ha incassato la fiducia del Senato e che ora tornerà alla Camera per l’ultima lettura, da completare entro la scadenza del 9 ottobre.

“Un impulso importante per affrontare la sfida della transizione ecologica e dare piena attuazione al PNRR” ha commentato il presidente del Consorzio Italiano Biogas Piero Gattoni, che già nei mesi scorsi aveva lanciato l’allarme sul rischio di un flop degli incentivi per l’aumento dei costi di energia e materiali legato anche al conflitto in Ucraina. I timori degli operatori si sono concretizzati nei numeri della prima procedura competitiva per l’erogazione dei contributi, con soli 30mila metri cubi orari assegnati su un coefficiente disponibile di 67mila, e domande presentate per appena 36mila metri cubi. Segno evidente della scarsa attrattività del bando. “I risultati ottenuti con il primo bando biometano – spiega Gattoni – hanno richiesto una maggiore attenzione delle Istituzioni per non rallentare lo sviluppo del settore, alle prese con l’aumento dei costi dovuti al conflitto russo-ucraino”. L’emendamento approvato al Senato dovrebbe garantire agli operatori maggiori sicurezze rispetto alla effettiva remuneratività degli incentivi, soprattutto per gli interventi di revamping di impianti esistenti.

Stando al cronoprogramma del PNRR, la quota da traguardare resta quella dei 2,3 miliardi di metri cubi entro il 2026 (nel 2021 erano 284 milioni), ma la prima tappa intermedia prevede la produzione di almeno 0,6 miliardi entro la fine di quest’anno. Un obiettivo sulla cui raggiungibilità nelle scorse settimane la Corte dei Conti aveva sollevato non pochi dubbi, e che infatti il governo ha incluso tra quelli da eliminare nell’ambito delle proposte di revisione del PNRR inviate quest’estate a Bruxelles. A frenare la partecipazione alle procedure competitive per l’assegnazione degli incentivi, del resto, sarebbero proprio le rigide tempistiche imposte dal Piano: per accedere ai contributi, infatti, gli interventi – siano essi di nuova costruzione o revamping – non possono partire prima della pubblicazione delle graduatorie definitive e dovranno essere completati entro il giugno del 2026. Ciò significa che gli assegnatari dei prossimi bandi avranno a disposizione meno di tre anni per avviare e portare a termine i lavori. Tempi strettissimi, forse troppo. “Di fronte a un quadro come quello attuale ancora attraversato da forti pressioni di instabilità economica ed energetica – chiarisce Gattoni – non sono più rinviabili azioni urgenti che permettano di portare a termine gli obiettivi del Recovery Plan, semplificando i procedimenti e aumentando così la produzione di energia rinnovabile”.

Accanto al nodo delle tempistiche, tra le criticità strutturali colpevoli di frenare il ciclo di incentivi resta anche l’esclusione degli interventi di revamping degli impianti a biogas da rifiuti, anche questa inclusa non a caso dal governo tra le proposte di riformulazione del PNRR inviate a Bruxelles. In un quadro che rimane complicato, l’emendamento approvato al Senato, dicono gli operatori, è di sicuro un primo passo “e auspichiamo possa consentire una maggiore partecipazione ai prossimi bandi, permettendo al settore agricolo di programmare in tempo gli investimenti futuri”, commenta il presidente del CIB. A giorni il GSE dovrebbe pubblicare la graduatoria del secondo bando, che ha messo a disposizione un contingente incentivabile di 108mila 272 Smc/h, inclusa la capacità non assegnata nella prima gara. Le candidature si sono chiuse lo scorso 12 settembre, ciò significa che per misurare l’efficacia degli interventi approvati al Senato bisognerà attendere il bando successivo. Stando agli ultimi dati diffusi dalla Commissione Ue, l’Italia ha il potenziale per produrre biometano sostenibile per 5,8 miliardi di metri cubi entro il 2030, di cui 5,5 da digestione anaerobica, capaci di sostituire circa il 9% delle attuali importazioni di gas naturale. Un motivo in più per sbloccare definitivamente il ciclo di incentivi.

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