‘Impianti minimi’, terza sentenza del TAR Lombardia contro il sistema ARERA

di Redazione Ricicla.tv 08/03/2023

Non c’è due senza tre. Una nuova sentenza del TAR Lombardia torna a confermare lo stop al sistema di tariffe al cancello disegnato da ARERA. Che nel frattempo ha scelto di ricorrere al Consiglio di Stato


Non si ferma la pioggia di sentenze del TAR della Lombardia contro il sistema di ‘impianti minimi’ di ARERA, che in Consiglio di Stato dovrà ricorrere contro ben tre pronunciamenti. Dopo le sentenze che nelle ultime settimane hanno accolto i ricorsi di due imprese pugliesi, ne arriva infatti una terza, confermando ancora una volta lo stop al meccanismo di tariffe al cancello per gli impianti di gestione dei rifiuti urbani. A cambiare è solo la regione dell’impresa ricorrente – che stavolta è lombarda (si tratta, nello specifico, di una delle principali imprese private del waste managment nazionale) – ma la sostanza della sentenza resta la stessa: secondo i giudici “la disciplina introdotta da ARERA non solo non ha supporto nel dato normativo – si legge nel provvedimento – ma si scontra con il riparto di competenze tra Stato e Regioni”.

Una sentenza fotocopia delle prime due, nella quale i giudici del TAR di Milano tornano a chiarire che non spetta all’ARERA, né alle regioni, individuare impianti ‘minimi’ da sottrarre al libero mercato per assoggettarli al regime di tariffe concordate e flussi prestabiliti. La prerogativa, si legge nella sentenza, è del legislatore nazionale e in particolare del Ministero dell’Ambiente, che avrebbe dovuto esercitarla nell’ambito dell’adozione del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti. Solo a quel punto “l’ARERA avrebbe potuto (e dovuto) disciplinare l’ambito tariffario, secondo la competenza che le è attribuita dall’ordinamento” si legge in passaggi ripresi in maniera identica nelle tre sentenze.

Sarà il Consiglio di Stato, come detto, a sciogliere la matassa, almeno sul piano del contenzioso. Nella serata di ieri, al termine della riunione del collegio, ARERA ha infatti scelto di ricorrere in appello contro le tre sentenze. Se anche il secondo grado di giudizio dovesse dare ragione alle imprese, il dicastero di Via Cristoforo Colombo potrebbe vedersi costretto ad aggiornare il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti secondo le indicazioni dei giudici amministrativi, ovvero indicando i criteri di identificazione degli impianti ‘minimi’, indispensabili alla chiusura dei cicli regionali di gestione dei rifiuti urbani. Cosa che, di conseguenza, significherebbe esplicitare gli eventuali fabbisogni impiantistici da colmare a livello territoriale, visto che in presenza di un mercato fisiologicamente in grado di dare risposta alle esigenze locali di trattamento non avrebbe senso l’individuazione di impianti ‘minimi’ da sottrarre al regime concorrenziale.

Nell’attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato, si accende il dibattito tra le imprese pubbliche e private della gestione rifiuti, tra chi invoca un intervento chiarificatore del Ministero e chi, invece, plaude a pronunciamenti che hanno riaffermato il principio della libera concorrenza. “Le sentenze rischiano di creare confusione – ha detto a Ricicla.tv Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia – occorre che intervenga il legislatore per dirimere una questione che genera incertezza negli operatori e rischia di rallentare gli investimenti”. Di diversa opinione invece il direttore generale di UNIRIMA Francesco Sicilia, secondo cui le tre sentenze “di fatto annullano la delibera ARERA che, per le parti impugnate dalle imprese, non hanno più effetto. Qualora il legislatore dovesse scegliere di rimettere mano a questo sistema – ha aggiunto – auspichiamo lo faccia tenendo conto delle indicazioni che sono emerse dalle sentenze e, prima ancora, dalle segnalazioni dell’antitrust”.

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