Inceneritori, tutte le volte che il TAR del Lazio ha detto ‘sì’

di Luigi Palumbo 21/07/2023

Non ci sono solo le sentenze sul piano voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri: ecco quante volte il TAR del Lazio si è espresso a favore della realizzazione di nuovi inceneritori


Non c’è solo la fumata bianca sul piano Gualtieri. Nella eterna querelle sugli inceneritori in Italia il TAR del Lazio è stato chiamato più volte a fare da arbitro tra le posizioni del fronte del ‘no’ e quelle a sostegno della realizzazione di impianti di recupero energetico dei rifiuti. Pronunciandosi spesso a favore di queste ultime. Su questo fronte caldissimo ai giudici amministrativi della sede di Roma tocca del resto un compito particolarmente delicato: quello di dirimere le controversie legate ad atti statali. Come il famigerato articolo 35 dello ‘Sblocca Italia’, il contestato decreto legge adottato sul finire del 2014 dal governo allora in carica, guidato da Matteo Renzi, “per la realizzazione su scala azionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani”. Stando al decreto, lo Stato avrebbe dovuto indicare quali e quanti impianti di incenerimento costruire previa verifica della capacità e dei fabbisogni regione per regione. E lo aveva fatto, almeno in un primo momento, con un dpcm del 2016 che imponeva la costruzione di otto nuovi inceneritori in sette diverse regioni d’Italia. Le cose poi però sono andate diversamente.

Nel 2020, accogliendo in parte il ricorso di un gruppo di associazioni e comitati ambientalisti, il TAR aveva infatti disposto l’annullamento dei provvedimenti attuativi del decreto per un vizio di procedura – i dpcm che precisavano quali, quanti impianti costruire e dove farlo non erano stati sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica – ma al tempo stesso ne aveva confermato l’impianto. Tanto che nell’aprile del 2022, con una nuova sentenza, i giudici hanno chiesto allo Stato di adottare “un nuovo Dpcm previo esperimento della VAS statale” entro 180 giorni dalla notifica della sentenza, quindi entro la fine di ottobre dello scorso anno. Termine tuttavia scaduto senza che il governo abbia dato corso alla volontà del TAR. Un po’ perché a ottobre si era appena insediato l’attuale esecutivo, un po’ perché solo pochi mesi prima era entrato in vigore il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, che ha chiesto alle regioni di adeguare i propri piani di gestione dei rifiuti anche al fabbisogno di recupero energetico dei residui non riciclabili, senza tuttavia indicare quali e quanti impianti realizzare.

Ma la sentenza del 2020 è importante soprattutto per un altro motivo, non a caso richiamato dal TAR anche nel provvedimento depositato nei giorni scorsi sul piano voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Nel tentativo di dirimere la controversia sullo ‘Sblocca Italia’, infatti, i giudici avevano in un primo momento sospeso il giudizio rimettendo la questione alla Corte di Giustizia dell’Ue. In particolare si chiedeva di valutare se il fatto che lo ‘Sblocca Italia’ qualificasse gli inceneritori come “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” fosse in contrasto con la direttiva sulla gerarchia europea dei rifiuti, che mette ai primi posti riduzione, riuso e riciclo. No, avevano risposto i giudici della Corte, “purché tale normativa sia compatibile con le altre disposizioni di detta direttiva che prevedono obblighi più specifici”. Anche per la giurisprudenza dell’Unione la scelta di realizzare un impianto di incenerimento, insomma, non rappresenta in sé un sovvertimento della gerarchia europea dei rifiuti. Come non a caso hanno ricordato i giudici del TAR anche nelle sentenze sul caso Roma, sconfessando di fatto quello che è da sempre uno dei pezzi forti del repertorio del fronte del ‘no’ agli inceneritori.

Non c’è solo il caso Roma e non c’è solo il TAR Lazio. La diatriba sugli inceneritori, inutile precisarlo, va avanti da anni a colpi di ricorsi e sentenze sull’intero territorio nazionale. Con esiti non troppo diversi però da quelli delle sentenze dei giudici di Roma. Esattamente un anno fa, per dire, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima una legge regionale dell’Abruzzo approvata per impedire la costruzione di nuovi inceneritori. Insomma, il fronte del ‘no’, che pure resta ampio, non sembra al momento capace di trovare una sponda nella giurisprudenza.

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