Materie prime critiche, il Parlamento chiede più ambizione sul riciclo

di Redazione Ricicla.tv 14/09/2023

Il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione negoziale sul Critical Raw Materials Act, chiedendo di alzare il livello di ambizione rispetto alle proposte di Commissione e Consiglio. Entro il 2030 secondo gli eurodeputati gli Stati membri dovranno aumentare del 10% la propria capacità di riciclo di ogni materia prima strategica


Il Parlamento europeo chiede agli Stati membri dell’Unione di aumentare del 10% il livello di riciclo di ogni materia prima strategica (SRM) entro il 2030. Nella plenaria di oggi gli eurodeputati hanno dato il via libera alla posizione negoziale sul Critical Raw Materials Act (CRMA) presentato a marzo di quest’anno dalla Commissione, che ora sarà discusso nei triloghi con Bruxelles e il Consiglio Ue. Con 515 voti a favore, 34 contrari e 28 astenuti l’aula ha dato il via libera con un’ampia maggioranza alla risoluzione adottata lo scorso venerdì dalla commissione industria dell’europarlamento su proposta della relatrice Nicola Beer. “Con la stragrande maggioranza dei gruppi politici nel voto di oggi, il Parlamento europeo ha reso molto chiara la sua posizione sulla sicurezza dell’approvvigionamento europeo e assume un forte mandato nei negoziati con il Consiglio e la Commissione” ha commentato Beer.

La posizione negoziale del Parlamento punta ad alzare il livello di ambizione della proposta di regolamento, sia rispetto alla formulazione originaria della Commissione che rispetto alla posizione adottata nelle scorse settimane dagli Stati membri. Nello specifico, gli eurodeputati chiedono l’introduzione di target specifici di raccolta, selezione e processamento, e un obiettivo ambizioso di riciclo al 2030 per ognuna delle materie prime critiche strategiche. Ovvero i 16 elementi, sulle 34 CRM complessivamente censite da Bruxelles, la cui fornitura è essenziale per comparti sensibili della manifattura e dell’industria europee. Elementi come cobalto, litio, nichel, platino e ‘terre rare’, fondamentali per le transizioni verde e digitale, ma le cui catene di approvvigionamento sono controllate da un pugno di paesi esteri, Cina in testa, che al momento ne detiene di fatto il monopolio.

A inizio luglio anche il Consiglio aveva dato il via libera alle proprie proposte emendative, chiedendo una revisione al rialzo del target di riciclo generico fissato dalla Commissione, che secondo gli Stati membri entro il 2030 dovrà soddisfare il 20% almeno della domanda interna all’Ue, a differenza del 15% proposto da Bruxelles. Target quest’ultimo che gli eurodeputati chiedono invece di aumentare del 10% rispetto al livello 2020-2022, ma trasformandolo da target generico a specifico per ognuna delle SRM. Per raggiungerlo, entro il 2030, si legge nella relazione, l’Ue dovrà garantire la raccolta, selezione e processamento del 45% di ognuna delle SRM contenute nei rifiuti generati dall’Ue. Confermato invece il target del 10% di nuove estrazioni e elevato al 50% quello di trasformazione, così come era stato chiesto dagli Stati membri. Nella proposta adottata dalla plenaria, inoltre, “chiediamo la riduzione della burocrazia, con processi di approvazione rapidi e semplici, una spinta alla ricerca e all’innovazione lungo l’intera catena del valore e incentivi economici mirati per i privati”. Sottolineata anche la necessità di stabilire partnership eque e sostenibili con paesi terzi per diversificare le forniture.

Il rilancio degli eurodeputati sui target di riciclo proposti dalla Commissione non ha incassato un’accoglienza unanime da parte delle industrie dell’economia circolare. Per l’associazione europea EuRIC “è una vittoria clamorosa per i riciclatori, che sottolinea la sostanziale influenza del nostro settore”, come ha commentato in una nota il segretario generale Emmanuel Katrakis. Per l’italiana Assoambiente, invece, la proposta di introdurre target specifici di riciclo rischia di tradursi in un boomerang per gli operatori. “Le capacità e le infrastrutture di riciclo – scrive l’associazione in una relazione – non sono omogenee tra i vari materiali e, poiché il sostegno finanziario è attualmente incerto, non è opportuno, in questa fase, introdurre ulteriori obiettivi specifici per i materiali”. Stando a quanto emerso nei giorni scorsi dal ciclo di audizioni in commissione industria al Senato, se prima non saranno rimossi gli ostacoli che oggi frenano la raccolta dei rifiuti elettrici e l’autorizzazione, e senza certezze sul sostegno finanziario alla realizzazione di impianti innovativi, sarà difficile per l’Italia raggiungere gli ambiziosi target di riciclo in discussione in Ue.

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