Inceneritori nel meccanismo ETS, il Consiglio UE: “Non prima del 2031”

di Luigi Palumbo 29/06/2022

Secondo il Consiglio UE l’inclusione degli inceneritori di rifiuti urbani nel meccanismo ETS di scambio delle quote di emissione non dovrà avvenire prima del 2031 e solo a valle di una valutazione d’impatto da parte della Commissione

Estendere il meccanismo di scambio delle quote di emissione agli inceneritori di rifiuti urbani? Non prima del 2031 e comunque a valle di una relazione da approvare entro la fine del 2026 nella quale la Commissione UE valuti “l’impatto e la fattibilità dell’inclusione obbligatoria”. Il Consiglio UE risponde al Parlamento e nell’intesa raggiunta ieri a tarda notte sulle modifiche alla proposta di revisione della direttiva sul sistema EU-ETS, contenuta nel pacchetto ‘Fit for 55%’ presentato dalla Commissione, frena sull’inclusione dell’incenerimento. Il testo che ha messo d’accordo i ministri dell’ambiente dell’UE prevede una clausola di revisione in base alla quale entro il 31 dicembre 2026 la Commissione dovrà presentare uno studio sugli impatti della misura e “se del caso”, si legge nell’ultima bozza discussa dal Consiglio (la versione definitiva non è ancora disponibile), corredarlo con una proposta di modifica della direttiva EU-ETS che preveda l’inclusione dell’incenerimento, ma solo “a partire dal 2031”.

Un’intesa, quella raggiunta dal Consiglio, che di fatto ribalta la proposta dell’europarlamento di un’estensione automatica dell’EU-ETS agli impianti di incenerimento già a partire dal 2026. Anche la versione approvata in plenaria lo scorso 22 giugno prevede infatti che la Commissione realizzi uno studio sugli impatti della misura, ma a differenza della proposta del Consiglio questo dovrà essere presentato entro il 31 dicembre 2024 e dovrà servire solo a fornire elementi utili a bilanciare gli eventuali effetti collaterali dell’estensione dell’EU-ETS all’incenerimento, laddove questo rischiasse di tradursi in un maggior ricorso alla discarica o alle esportazioni fuori dall’UE. Un rischio concreto, secondo un recente position paper di Ref Ricerche, visto che l’inclusione nel meccanismo EU-ETS obbligherebbe i gestori di inceneritori per rifiuti urbani ad acquistare crediti per ogni tonnellata di CO2 emessa, con un aggravio degli oneri economici legati alla conduzione degli impianti e il conseguente aumento delle tariffe di conferimento, con l’effetto “di riorientare nuovamente alcuni flussi verso lo smaltimento in discarica – scrive Ref – al momento esentato dall’EU-ETS: ciò, nonostante le discariche costituiscano la principale fonte di emissione nel settore dei rifiuti”.

Un approccio, quello espresso dall’europarlamento, bocciato da FEAD, la federazione europea delle imprese del waste management, secondo cui “la valutazione d’impatto deve essere una precondizione” e deve “riflettere le migliori opzioni per affrontare a lungo termine le emissioni di CO2 dell’incenerimento dei rifiuti urbani, considerando sia il clima che l’economia circolare”. Da questo punto di vista, scrive la federazione in una nota, “è preferibile l’approccio del Consiglio, che richiede una valutazione pre-impatto per includere/non includere l’incenerimento nell’ETS dell’UE. Ciò garantisce che verrà presa la decisione appropriata, soprattutto considerando il fatto che le soluzioni ‘waste to energy’ evitano più emissioni di CO2 di quante ne generino”. Ora le due posizioni, quelle del Consiglio e del Parlamento, saranno oggetto dei negoziati per giungere alla versione definitiva delle proposte legislative.

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