Rifiuti, Istat: «Dai comuni tante misure, ma restano criticità strutturali»

di Giovanni Paone 23/11/2016

Aumentano la raccolta “porta a porta” dei rifiuti, i servizi di ritiro degli ingombranti e le superfici destinate alle isole ecologiche. Crescono le iniziative di sensibilizzazione ed incentivazione, ma sul fronte dei rifiuti «le misure adottate dalle amministrazioni per migliorare la qualità dell’ambiente urbano, nonostante la loro moltiplicazione, non riescono a incidere significativamente su alcune criticità strutturali». È una valutazione in chiaroscuro della efficacia delle politiche locali sul pattume cittadino, quella data da Istat nell’ultimo rapporto “Ambiente urbano: gestione sostenibile e smartness”, nel quale l’Istituto nazionale di statistica ha provato a descrivere l’orientamento “green” delle amministrazioni italiane basandosi sui dati ambientali raccolti nei comuni capoluogo di provincia e riferiti a otto tematiche: acqua, aria, eco-management, energia, mobilità, rumore, verde urbano, e naturalmente Rifiuti. Tante le iniziative messe in campo su questo fronte – spiega l’Istat – alle quali però non sempre fanno seguito i risultati sperati, col Mezzogiorno che continua ad essere un passo indietro rispetto ad un Nord storicamente più virtuoso.

Guardando ai numeri della raccolta differenziata, si legge nel dossier, «si è ancora lontani dall’obiettivo nazionale del 65% (la media dei capoluoghi, nel 2014, superava di poco il 38%)». Questo nonostante le numerose misure adottate dalle amministrazioni per incentivare la collaborazione attiva degli utenti al corretto conferimento dei rifiuti, alcune condivise dalla quasi totalità dei capoluoghi: tra queste, in varie modalità, la raccolta “porta a porta” presente in 114 dei 116 capoluoghi esaminati, il ritiro su chiamata dei rifiuti ingombranti (attivato in 113 casi), la presenza di isole ecologiche per il conferimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche, inerti, sfalci e potature e altre tipologie di rifiuto di grandi dimensioni (in 106 capoluoghi).

E anche se si estendono le iniziative per la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti urbani, queste riguardano però soprattutto amministrazioni del Nord come nel caso delle agevolazioni alle utenze che effettuano il compostaggio domestico (applicate da oltre l’80% delle amministrazioni al Nord e da quasi il 30% nel Mezzogiorno) e dell’attivazione di buone pratiche in uffici, scuole e nidi comunali (43% al Sud contro il 75% dei capoluoghi del Nord). Le città del Centro-Nord sono più attive anche nelle campagne di sensibilizzazione sul tema della prevenzione, per lo più indirizzate alle scuole (intorno al 60% dei capoluoghi), mentre quelle del Centro primeggiano nell’approvvigionamento di acqua potabile di qualità in spazi pubblici (68%). Quasi solo al Nord si attivano accordi con la grande distribuzione (sottoscritti in una città su tre), allo scopo di ridurre gli scarti alimentari, gli imballaggi e l’utilizzo della carta (attraverso la dematerializzazione di pubblicità e comunicazioni alla clientela), e si applicano sconti sulla tariffa rifiuti alle utenze non domestiche che attuano politiche di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti urbani (una città su quattro).

Una nota positiva è rappresentata dal dato sulla gestione sostenibile dei processi nelle pubbliche amministrazioni, che testimonia un aumento, seppur leggero, degli acquisti “verdi” di prodotti e servizi dal ridotto impatto ambientale nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani. Sui 40 comuni che hanno effettuato acquisti, 23 hanno applicato almeno un Criterio ambientale minimo nelle pratiche di acquisto (inclusi Torino, Venezia, Padova, Napoli, Taranto e Reggio di Calabria) e di questi, 19 li hanno applicati tutti (erano 21 su 37 nel 2014, e 17 tutti i CAM). Complessivamente, però, il ricorso agli acquisti verdi nella pubblica amministrazione resta ancora limitato: solo in 79 amministrazioni su 116 sono stati applicati Cam su alcuni beni e servizi, mentre sono appena 29 i comuni che li hanno applicati su tutti gli acquisti.

Quanto alla raccolta differenziata negli uffici comunali, nel 2015 tutti i capoluoghi (tranne Matera) la effettuano almeno per alcune categorie di rifiuti. Quasi la totalità delle amministrazioni raccoglie in forma differenziata carta e toner, l’87% la plastica, quasi il 64% i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), il 60% pile e batterie e circa il 40% vetro e metalli. In media vengono raccolte in modo differenziato 5 classi di rifiuto e, in 45 città, il numero di categorie differenziate negli uffici è oltre la media (tra queste Padova, Trieste, Bologna, Roma, Napoli, Bari).

 

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