Mauro Delle Fratte
14/10/2020

Carta e cartone, nel 2019 riciclate 6,6 milioni di tonnellate

Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio 2022 alle 09:01

arera

Con 6,6 milioni di tonnellate di materia prima secondaria generata dal riciclo di rifiuti in carta e cartone, il settore italiano dei maceri si conferma anche per il 2019 come uno dei pilastri della nostra economia circolare. Lo sottolineano i dati del rapporto presentato oggi a Roma da Unirima. Del resto, se c’è una parola che possa rappresentare la filiera italiana del riciclo della carta e del cartone, quella parola non può che essere “resilienza”. Termine abusato negli ultimi tempi, è vero, ma non per questo meno calzante. E non solo perché parliamo una delle più antiche filiere della nostra economia circolare, ma perché quella stessa filiera ha saputo fare fronte negli ultimi due anni a una crisi senza precedenti, con prezzi di mercato sull’ottovolante dopo lo stop di Pechino all’importazione di maceri, operativo dal 2018, e l’emergenza coronavirus.

»Il contesto del settore della raccolta, recupero, riciclo e commercio della carta, perno storico dell’industria green italiana è segnato anche dagli effetti della grave crisi economica causata dalla pandemia. L’importanza primaria di tale fondamentale comparto industriale italiano nello sviluppo dell’economia circolare richiede che siano trovate soluzioni volte in particolare a supportare l’export per assorbire il surplus strutturale di produzione di carta da macero» ha dichiarato il presidente di Unirima Giuliano Tarallo.

«C’è un problema di sovrapproduzione rispetto a quello che l’industria cartaria nazionale è in grado di assorbire – ha spiegato Alessandro Marangoni, CEO di Althesys – il quadro è cambiato sensibilmente nell’ultimo anno in termini di volumi e destinazioni dell’export. La Cina che assorbiva quasi un terzo delle nostre esportazioni è scesa sotto il 5%. Il mercato italiano è andato sull’ottovolante con salite e discese dei prezzi che hanno toccato il minimo storico e addirittura il minimo assoluto, visto che siamo arrivati anche a zero euro a tonnellata».

Nonostante lo shock cinese, il mondo del macero ha reagito riorganizzandosi e nell’attesa dell’avvio di nuove cartiere sul territorio nazionale – che siano capaci di trasformare tutto quello che oggi siamo costretti a esportare – ha tracciato rotte commerciali alternative per collocare sul mercato internazionale un surplus di produzione che nel 2019 ammontava a circa 1,8 milioni di tonnellate. «Siamo riusciti a spostare le esportazioni verso Indonesia e Turchia – ha sottolineato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima – nonostante le complessità legate alle dinamiche politiche. Tutto questo per non fermare gli impianti e quindi il ciclo virtuoso della raccolta differenziata e della produzione di maceri». «Perchè il mercato oggi non è solo locale ma globale – ha aggiunto Cinzia Vezzosi, presidente di EuRic – e la circolarità non può esistere solo sul nostro territorio, ma ha bisogno di mercati globali che consentano l’osmosi del business tra diversi Paesi»

E se i giorni del coronavirus e del lockdown non hanno fermato cartiere e produttori di maceri, che anzi hanno potuto giovare di un sensibile rialzo dei prezzi dovuto alla contrazione della produzione di rifiuti e all’aumento della domanda di carta e cartone, quanto alle prospettive per il futuro, gli operatori di settore si dicono fiduciosi. E non solo perché il 2020 sarà l’anno dell’entrata in vigore dell’atteso decreto “end of waste” su carta e cartone, ma anche perché all’orizzonte c’è l’appuntamento con il Recovery Fund e con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel quale, garantisce il parlamento, saranno inserite misure a supporto delle imprese del riciclo.

«Lo abbiamo scritto nelle raccomandazioni sul Recovery Plan che stiamo discutendo proprio in queste ore – ha dichiarato l’On. Alessia Rotta, presidente della Commissione ambiente della Camera – vogliamo che lo Stato intervenga a supporto delle imprese del riciclo. Perché se è vero che queste fanno risparmiare, anche in termini di consumo energetico, è giusto che lo Stato compartecipi, anche a tutela della competitività del settore». «Il processo di transizione verso un modello di economia circolare – si legge nel messaggio inviato dal sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, Roberto Morassut –  è ormai avviato e irreversibile. Abbiamo una straordinaria occasione per innovare e rilanciare il nostro sistema produttivo ed economico ed è nostro dovere coglierla. La sfida che ci aspetta è quella di superare le criticità del nostro Paese, caratterizzato da grandi eccellenze ma anche da forti resistenze che non permettono l’affermarsi del modello virtuoso in maniera uniforme sul territorio nazionale».

 

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