Carta, nel 2023 fatturati giù del 26,6%. A rischio competitività e decarbonizzazione

di Redazione Ricicla.tv 20/06/2024

L’industria cartaria italiana resta seconda in Ue per volumi di produzione e per riciclo, ma perde competitività a causa degli alti costi dell’energia e delle materie prime. Assocarta: “Serve prezzo unico europeo dell’energia”


Abbassare i costi delle materie prime e dell’energia per garantire la competitività dell’industria cartaria italiana. Che resta seconda in Ue dopo la Germania per volumi della produzione e per utilizzo di carta da macero ma sta perdendo terreno rispetto ai competitor europei (come la Spagna) ed extra europei. È l’appello lanciato da Assocarta in occasione dell’assemblea annuale di settore. “L’Italia, nel 2023, con una produzione di carta e cartone di 7,5 milioni di tonnellate si riconferma secondo produttore europeo, dopo la Germania” afferma il presidente di Assocarta Lorenzo Poli e resta seconda anche per quantità di carta da riciclare utilizzata nelle nuove produzioni, pari a 5 milioni di tonnellate e corrispondente al 70% circa della materia prima impiegata nei cicli cartari. Ma i numeri del 2023 restituiscono la misura di una congiuntura complicata, segnata dal rallentamento della produzione (-14% sull’anno precedente) e dal crollo dei fatturati, contrattisi del 26,6%.

Anche se nei primi 4 mesi del 2024 si registra una ripresa del 7,9% i volumi restano al di sotto di quelli del 2018 e la produzione continua a scontare l’impatto dell’inflazione sui consumi ma soprattutto gli elevati costi dell’energia e delle materie prime. Le cartiere, spiega Assocarta, viaggiano all’80% del proprio potenziale. “Da un lato – chiarisce Poli – i costi delle materie prime vergini ma soprattutto della carta da riciclare il cui export è aumentato quest’anno del 48%, del 133% verso l’India”. A fronte di 6,9 milioni di tonnellate di carta da macero raccolte in Italia, oltre 5 sono state utilizzate nelle cartiere nostrane mentre la parte restante è finita all’estero. “Vorremmo poter chiudere il ciclo del riciclo in Italia – dice – garantendo materia ai nostri impianti”. Che potrebbero utilizzarne di più, se solo non marciassero a velocità ridotta per la domanda ancora flebile ma, soprattutto, per i costi dell’energia, che restano più elevati rispetto a quelli dei competitor. “Come Europa dovremmo lavorare su politiche energetiche che implichino un prezzo europeo dell’energia” conclude Poli. “Occorre un prezzo unico europeo dell’energia per evitare le asimmetrie che rischiano di distruggere il mercato unico. La differenza di costo tra ciò che paga per l’energia l’industria italiana rispetto alle concorrenti francesi, spagnole e tedesche è ormai insostenibile. Così come è necessaria una regola comune e uguale in tutti i paesi europei per l’utilizzo dei proventi del sistema ETS” aggiunge Antonio Gozzi, Special Advisor Confindustria.

La perdita di competitività dell’industria italiana, chiarisce Assocarta, rischia di mettere a repentaglio anche gli investimenti delle imprese per decarbonizzare un settore che, per consumi ed emissioni, è tra quelli ‘hard to abate’. “L’industria ha già affrontato una transizione, passando intorno agli anni ’90 alla cogenerazione – spiega Gozzi – ma ora c’è un secondo passo da fare, perché l’Europa chiede un piano di decarbonizzazione dell’industria che per il settore cartario implica una riduzione delle emissioni del 70% al 2030“. Su questo fronte, chiarisce quindi l’associazione, restano ancora ampi margini di intervento. Serve sbloccare la possibilità di recuperare energeticamente a piè d’impianto gli scarti di processo, ad esempio, ma anche rendere più efficaci gli strumenti di sostegno alle imprese per l’efficienza energetica, la riduzione e la decarbonizzazione dei consumi. “Tutti gli strumenti di sostegno concepiti fino ad oggi, siano essi sull’energia elettrica o sui gas verdi, sono interamente ed esclusivamente concepiti per supportare lo sviluppo di queste energie dall’unico punto di vista del produttore – commenta Lorenzo Poli – anche quando sono presenti strumenti per sostenere la decarbonizzazione e l’efficienza energetica e l’innovazione delle imprese (per esempio Transizione 5.0) l’accesso a questi strumenti è reso particolarmente difficile, proprio alle imprese che, più di tutte, hanno l’esigenza di decarbonizzare”.

“Siamo indietro – ammette il capo dipartimento energia del Ministero dell’Ambiente Federico Boschi – nel percorso per l’individuazione di soluzioni che consentano di decarbonizzare mantenendo la competitività. Un processo da svolgere senza preconcetti, in modo pragmatico. Per il settore cartario una soluzione può arrivare dal biometano, ma anche dalla biomassa e dall’idrogeno, a prescindere dal colore almeno in una prima fase”. È nella direzione dell’individuazione di soluzioni capaci di tenere insieme decarbonizzazione e competitività che muove il protocollo d’intesa siglato nelle scorse settimane con il GSE. “L’obiettivo è supportare le imprese nel percorso di decarbonizzazione – chiarisce il presidente del GSE Paolo Arrigoni – attraverso la maggiore integrazione di impianti rinnovabili, elettrici ma non solo (come il biometano), e accompagnandole negli interventi di efficientamento energetico. In meno di un mese ci sono già stati incontri che hanno consentito di individuare due binari: il primo di informazione e formazione, ad esempio sui certificati bianchi e sulle comunità energetiche, e il secondo ha individuato strumenti come ad esempio nuove linee guida che consentano agli operatori di sfruttare al meglio i meccanismi di incentivazione attivi”. “In quest’ambito – spiega Poli – il tempo non è una variabile indipendente. Dobbiamo ‘pareggiare’ velocemente le attenzioni che gli Stati limitrofi (e quelli extra UE) mettono sulle bollette di gas e elettricità per le industrie energivore, anche sulla decarbonizzazione. ‘Dopo’ sarà troppo tardi”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *