Mauro Delle Fratte
17/12/2020

Rifiuti urbani, cala la discarica ma cresce l’export

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio 2021 alle 10:01

Bilancio

Cala lo smaltimento in discarica, crescono differenziata e il riciclo ma aumenta in maniera sensibile anche l’esportazione di rifiuti. Questo in estrema sintesi il quadro tracciato dall’Ispra nel Rapporto rifiuti urbani 2020. Numeri che dipingono uno scenario in chiaroscuro. Ma andiamo con ordine. Secondo l’Istituto i rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2019 sono circa 30 milioni di tonnellate, dato in lieve calo rispetto al 2018 dello 0,3% (-80 mila tonnellate), con un lieve incremento solo nel Nord Italia dello 0,5% rispetto al 2018, mentre è calo al Centro (-0,2%) e al Sud (-1,5%) con 9,1 milioni di tonnellate.

Se la produzione cala cresce invece la raccolta differenziata, +3,1 punti rispetto al 2018, raggiungendo il 61,3% della produzione nazionale, dato doppio rispetto al 2008, con il Sud che per la prima volta supera il 50%. L’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia, pari al 39,5% del totale, carta e cartone rappresentano il 19,1% del totale; segue il vetro con il 12,3% e la plastica che rappresenta l’8,3% della raccolta che fa registrare una crescita del 12,2%, con un quantitativo complessivo pari a oltre 1,5 milioni di tonnellate. Il 94% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi.

Tra le strategie di gestione, il riciclo si conferma quella prevalente con il 53,3% del totale gestito che viene avviato a recupero di materia, in aumento sul 50% dell’anno precedente e non distante dal target Ue del 55% da raggiungere entro il 2025. Cala la discarica, al 21% con una riduzione del 3,3% su base nazionale e una contrazione record al Sud (-15,2%). “Nell’ultimo decennio – scrive Ispra – il ricorso alla discarica si è ridotto del 58,2%, passando da 15 milioni di tonnellate a circa 6,3″, ma servirà uno sforzo ulteriore per centrare il target del 10% al 2035. L’incenerimento ha invece interessato il 18% dei rifiuti urbani prodotti (oltre 5,5 milioni di tonnellate) in aumento dell’1,4%. Di tutto rispetto il dato sul recupero degli imballaggi, che cresce del 3,1% e arriva a coprire l’80,8% dell’immesso a consumo. “Tutte le frazioni di imballaggi hanno già raggiunto gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025 ad eccezione della plastica” scrive Ispra.

italia divisa in tre sul fronte degli impianti: dei 658 operativi nel 2019 infatti 355 sono al Nord, 121 al Centro e 182 al Sud. “L’aumento della raccolta differenziata – spiega Ispra – ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti”. E la mancanza di impianti si riflette anche sui numeri dell’export, cresciuto in un anno del 10%. “Sono inviati fuori dai confini nazionali, soprattutto Austria e Spagna, il combustibile solido secondario (30,2%) e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (34,0%). Le due regioni che maggiormente esportano sono la Campania e la Lombardia”.

Quanto ai costi di gestione, Nel 2019, il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 175,79 euro/abitante (nel 2018 era 174,48) in aumento di 1,31 euro ad abitante. Al Centro i costi più elevati (208,71 euro/abitante), segue il Sud con 188,53 euro/abitante. Al Nord il costo è pari a 155,83 euro/ab*anno. I dati del Rapporto rifiuti urbani 2020 saranno analizzati in occasione di un webinar promosso da Ispra-Snpa e Ricicla.tv in programma per il prossimo29 dicembre. Clicca qui per visualizzare la locandina.

 

 

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