Con 20 voti il deputato forlivese della Lega Jacopo Morrone è stato eletto alla presidenza della commissione bicamerale rifiuti, che dovrà indagare anche sulle agromafie e zoomafie. Fenomeni “che destano grande preoccupazione”, ha detto Morrone
Sarà Jacopo Morrone, deputato forlivese della Lega, a guidare i lavori della nuova commissione bicamerale d’inchiesta sugli illeciti nel ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. Avvocato, alla sua seconda legislatura, Morrone è stato eletto alla presidenza della commissione con 20 voti in occasione della prima convocazione dell’organo parlamentare, durante la quale sono stati anche nominati i due vice presidenti Gerolamo Cangiani (FdI) e Francesco Emilio Borrelli (AVS) e i due segretari Dario Iaia (FdI) e Marco Simiani (PD).
Un mandato mai così ampio, quello della nuova commissione, che per la prima volta potrà estendere le proprie indagini al settore delle agromafie e zoomafie. “Da alcuni anni – ha commentato Morrone – destano grande preoccupazione le attività illegali, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata, che agiscono nell’ambito del patrimonio agroalimentare italiano, sempre più oggetto di operazioni di contraffazione e sofisticazione che provocano non solo la messa a rischio dell’integrità dell’ambiente, del territorio e dei prodotti che da esso derivano, ma anche gravi e concrete ripercussioni nei confronti dei produttori italiani, del tessuto sociale e della salute dei consumatori”.
Nell’esercizio delle proprie funzioni, con gli stessi poteri – e le stesse limitazioni – dell’autorità giudiziaria, la commissione dovrà anche verificare eventuali illeciti legati alla gestione dei cosiddetti rifiuti emergenti come pannelli fotovoltaici, pale eoliche e batterie e l’analisi delle cause dell’abbandono di prodotti monouso, anche in plastica, sul suolo e nell’ambiente”. Sempre in materia di rifiuti, la legge istitutiva approvata lo scorso maggio a grandissima maggioranza dà mandato alla bicamerale di approfondire “il tema della cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste)” attraverso “sopralluoghi o visite presso gli impianti che adottano procedimenti innovativi”.
Tra i compiti confermati, quello di verificare eventuali comportamenti illeciti della pubblica amministrazione e dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con un inedito riferimento “alla destinazione e all’utilizzo dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in campo ambientale”. Un’integrazione necessaria visto che entro il 2026, quindi entro la fine (fisiologica) della legislatura, dovranno essere spesi i 2,1 miliardi di euro che il PNRR destina a interventi nel campo della gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, da sommare ai fondi stanziati per le attività di depurazione (600 milioni), per la bonifica dei siti orfani (500 milioni) e a quelli per lo sviluppo del biometano (1,92 miliardi).