Giuseppe De Stefano
15/10/2015

Raee: i ritardi della distribuzione online

Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre 2015 alle 12:10

RAEE

MILANO. La messa a regime dell’uno contro zero, introdotta dal decreto legislativo 49 del 2014, che prevede la possibilità da parte del consumatore di portare al negoziante un Raee di piccole dimensioni (e cioè entro i 25 cm di grandezza) senza dover acquistare un prodotto nuovo, puntava a mettere l’Italia in regola con le disposizioni europee. Qualche passo in avanti nella raccolta si è fatto, ma il boom del commercio online fa fare alle buone pratiche un balzo all’indietro che probabilmente il legislatore non aveva previsto. Stiamo parlando del cosiddetto e-commerce, che in Italia sembrerebbe non prevedere neppure il servizio dell’uno contro uno, cioè la possibilità di restituire gratuitamente una vecchia lavatrice o un vecchio computer quando se ne compra uno nuovo.

Il dato emerge da una ricerca condotta da Remedia (sistema collettivo no-profit per la raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici, Raee) e Netcomm (consorzio del commercio elettronico italiano): su 150 siti web di vendita, è addirittura l’82% ad essere sprovvisto del servizio, mentre solo nel 9,3% dei casi il ritiro non comporta oneri aggiuntivi.In base all’indagine, nel 90% dei siti c’è una lacuna informativa nei confronti del consumatore sulla possibilità di avvalersi della restituzione gratuita di un vecchio prodotto equivalente. L’81% non fornisce informazioni sulla gestione 1 contro 1 nemmeno nelle pagine interne e, una volta avviato il processo d’acquisto, solo il 6,7% offre con chiarezza questa opportunità.

“Il quadro che emerge dallo studio non è certamente positivo”, spiega il presidente di Remedia, Walter Rebosio, secondo cui “la situazione non dipende solo da negligenza, ma anche da una mancanza di informazioni sugli adempimenti da rispettare”. Si tratta sicuramente di un ritardo delle imprese, ma probabilmente anche di una scarsa abitudine dei consumatori di avvalersi di questi servizi e quindi di pretenderli: ciò che è auspicabile è che a queste evoluzioni – sempre più rapide – del mercato dei consumi, si adeguino anche gli organo di controllo. Oltre ad offrire un servizio lacunoso ed inefficiente ai propri clienti, infatti, per le aziende il rischio è quello di incorrere in sanzioni quando non addirittura in annullamenti dei contratti di vendita.

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