Rifiuti, il riscatto della Sicilia parte da Messina

di Luigi Palumbo 02/02/2024

Nel giro di cinque anni Messina ha rivoluzionato il proprio sistema di gestione dei rifiuti urbani, passando dal 17,9 al 53,5% di raccolta differenziata. Un modello virtuoso che ora, però, chiede alla Regione, e al futuro commissario speciale Renato Schifani, nuovi impianti per chiudere il ciclo e tagliare viaggi dei rifiuti e conferimenti in discarica


Il futuro commissario speciale Renato Schifani ascolti gli appelli dei territori, dotando la Sicilia di un piano rifiuti in linea con le direttive europee e di impianti di recupero capaci di tradurre in benefici economici e ambientali le azioni virtuose dei cittadini. È l’appello partito da Messina, terza città metropolitana dell’isola, che all’eterna attesa delle soluzioni calate dall’alto ha preferito la costruzione, dal basso, di un modello di gestione diventato in tempi record un’autentica best practice. Nel giro di soli cinque anni la raccolta differenziata nel comune dello Stretto è passata dal 17,9% del 2018 al 53,5% del 2022, trainando l’intera Città Metropolitana e consentendole nello stesso anno di superare il 58%. “Numeri dietro i quali c’è un progetto, un’organizzazione, il lavoro, la passione e il grande spirito di collaborazione dei cittadini – ha spiegato ieri il sindaco di Messina Federico Basile, aprendo una mattina di lavori promossa in media partnership con Ricicla.tv – un risultato storico che oggi non dobbiamo solo mantenere ma far crescere”.

Un autentico exploit, per rapidità e complessità della sfida, frutto dell’azione congiunta dell’amministrazione locale e della utility comunale Messinaservizi, che dal 2018 hanno avviato un lavoro di restyling della raccolta, con la riorganizzazione in team e l’estensione progressiva del porta a porta ai vari quartieri della città. I risultati non hanno tardato ad arrivare. La differenziata è cresciuta a un ritmo medio di 8 punti percentuali l’anno fino al 2021, quando insieme con la rimozione dell’ultimo cassonetto stradale è arrivato un ulteriore balzo: oltre dieci punti in più, una delle migliori performance a livello nazionale tra le città con più di 200mila abitanti, dice l’ultimo rapporto ISPRA. “Oggi l’obiettivo è quello di andare oltre il 65%“, ha detto la presidente di Messinaservizi Mariagrazia Interdonato. Target che fino a qualche tempo fa sembrava fantascienza e che i numeri, invece, dicono essere finalmente a portata di mano.

Un modello che la utility punta a estendere all’intero territorio metropolitano (cosa che la renderebbe uno dei primi gestori di area vasta nel Mezzogiorno), ma che già adesso può fare da riferimento per le altre grandi città dell’isola, Palermo e Catania, rispettivamente al 16% e 26% di differenziata. “Nelle città metropolitane ci sono criticità da non sottovalutare – ha spiegato Fabio Costarella di CONAI – pendolarismo, turismo, uffici, studenti universitari, e non è facile fare un punto percentuale di differenziata in più. La strada tracciata dall’amministrazione comunale e dall’azienda a Messina è però quella giusta“. Gli ottimi risultati raggiunti, chiariscono però i protagonisti dell’exploit di Messina, non sono un punto d’arrivo ma una tappa intermedia dalla quale ripartire. “Il nostro obiettivo è aumentare la raccolta – ha chiarito Interdonato – ma anche migliorare la qualità delle frazioni, soprattutto dell’umido e dell’indifferenziato”. Da ridurre, quest’ultimo, aumentando la capacità di intercettazione delle frazioni riciclabili che ancora sfuggono alla differenziata.

Una rivoluzione, quella del porta a porta, alla quale i messinesi hanno fin qui risposto in maniera attiva e consapevole dimostrando che sì, anche nella regione fanalino di coda per circolarità del ciclo rifiuti un modello diverso è possibile. Comportamenti virtuosi che, grazie ai corrispettivi riconosciuti dai consorzi per il riciclo degli imballaggi, “tra 2017 e 2023 hanno consentito al Comune di Messina di risparmiare quasi 43 milioni di euro sui costi di servizio”, ha spiegato Interdonato. Ed è anche e soprattutto per questo se nell’ultimo anno l’amministrazione è stata capace di fare fronte meglio di altre realtà siciliane al generalizzato aumento dei costi di gestione delle restanti frazioni, esportate o smaltite in discarica. “Oggi mi si dice: ‘la TARI è ancora alta’. Ed è vero – ha chiarito la presidente di Messinaservizi – ma se non avessimo raggiunto questo livello di differenziata lo sarebbe stata ancora di più“.

I costi del servizio, come già ricordato, restano però elevati. Perché buona parte dei rifiuti, differenziati e non, continua a viaggiare da Messina alle altre province o, addirittura, a finire fuori regione (fino in Danimarca) a costi stellari, anche 400 euro la tonnellata. Per tradurre fino in fondo le pratiche virtuose in benefici economici e ambientali, e incoraggiare i cittadini a fare di più e meglio, serve soprattutto chiudere il cerchio in prossimità. Servono cioè gli impianti. In cantiere, occorre chiarire, ce ne sono già almeno tre, che dovrebbero servire l’intera area metropolitana di Messina, compreso un nuovo digestore anaerobico da 50mila tonnellate l’anno finanziato dal PNRR, ma non basteranno a soddisfare l’intero fabbisogno di trattamento. “Messina come tutta la Sicilia ha bisogno di impianti a supporto della raccolta differenziata – ha spiegato il presidente di Utilitalia Filippo Brandolini – per valorizzare i rifiuti secchi, come carta, vetro o plastica, e l’organico. Ma è evidente che servono anche gli impianti più discussi, come i termovalorizzatori, l’alternativa più valida, sotto ogni profilo, alle discariche”. Discariche che nel 2022, a livello regionale, hanno ingoiato il 37% dei rifiuti prodotti, mentre l’Ue ci chiede di portare lo smaltimento a un massimo del 10% entro il 2035.

E se la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori è stata messa nero su bianco nella legge di conversione del decreto energia, che ha sancito l’affidamento dei poteri commissariali al presidente della Regione Renato Schifani, l’appello è ad aprire i canali del dialogo per accogliere, in un nuovo piano di gestione che sia coerente con le normative nazionali e comunitarie, tutte le esigenze di trattamento espresse dai territori. “C’è un gap da colmare – ha sottolineato Interdonato – noi stiamo facendo la nostra parte ma anche la Regione deve dare il suo contributo“. “È doveroso che la Regione supporti gli amministratori – ha risposto Calogero Burgio, direttore generale energia della Regione Siciliana – non vanificando gli sforzi che eccellenze come Messina hanno dimostrato di saper mettere in campo. Abbiamo già avviato l’aggiornamento del piano regionale – ha detto – che sarà propedeutico all’attività del neo commissario e che avrà l’incremento della raccolta differenziata come cardine”. E sul fronte degli impianti? “Anche grazie agli incentivi per il biometano – ha spiegato – aumenteremo la dotazione di impianti per l’organico, affiancandoli a nuove piattaforme per il trattamento intermedio e il recupero di materiali riciclabili. Questo ci consentirà di ridurre i quantitativi da avviare a smaltimento in discarica. Che, nel modello che intendiamo realizzare, saranno ridotti a un massimo del 5%, molto al di sotto del limite previsto dall’Ue, grazie all’attivazione di nuovi impianti di recupero energetico“.

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