Spedizioni di rifiuti, tra nuove procedure e ‘reshoring’ del recupero: cosa cambia per le imprese

di Luigi Palumbo 30/01/2024

Dal giro di vite alle esportazioni verso i paesi non-OCSE, compreso lo stop per la plastica, ai nuovi adempimenti per i trasferimenti verso OCSE e EFTA, passando per l’annunciata digitalizzazione delle procedure di notifica e autorizzazione. In arrivo la rivoluzione del nuovo regolamento europeo sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti. Il segretario generale di FEAD Paolo Campanella: “Le aziende cominceranno a guardare molto di più all’Ue che ai paesi terzi”


Le imprese europee che esportano rifiuti potranno godere di tempi amministrativi più spediti e di un nuovo sistema digitalizzato per gli adempimenti, ma avranno anche nuove procedure da calare nella propria, quotidiana, operatività. E, complessivamente, dovranno fare i conti con un mercato globale dai confini in trasformazione, che le costringerà a rivedere le proprie strategie aziendali. C’è una rivoluzione in arrivo, quella del nuovo regolamento europeo sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, e per evitare di venirne travolte “le aziende dovranno studiare di più, adeguare le proprie attività e, a mio avviso, dotarsi di una struttura adatta a gestire le nuove procedure amministrative. Che saranno anche elettroniche”, chiarisce Paolo Campanella, segretario generale di FEAD, la federazione europea del waste management.

Il testo definitivo del nuovo regolamento dovrebbe essere pubblicato in primavera, “tra marzo e aprile – spiega – a seconda del tempo che occorrerà per la traduzione nelle varie lingue”, e diventerà operativo dopo due anni, ma i contenuti principali sono già noti, e sono quelli dell’intesa provvisoria raggiunta a novembre scorso tra Consiglio e Parlamento Ue. Che stanno concludendo la fase di ratifica della riforma e che, seguendo l’orientamento della Commissione, “stanno cercando di rendere un po’ più difficile l’export verso paesi terzi”, dice il segretario di FEAD. Un giro di vite che riguarderà soprattutto i paesi non-OCSE, verso i quali, decorsi due anni e mezzo dall’entrata in vigore del testo, non potranno essere più inviati rifiuti non pericolosi di plastica. Una vera e propria messa al bando, in chiave anti-inquinamento, che si accompagnerà a una stretta generalizzata sulle spedizioni per tutte le altre tipologie di scarti non pericolosi. “Le procedure si complicano – chiarisce Campanella – dovranno essere i paesi di destinazione a fare esplicita domanda alla Commissione, che dovrà valutarne l’adeguatezza a gestire il materiale”.

Discorso diverso per le esportazioni dirette a recupero verso i paesi OCSE ed EFTA – come Turchia e India, paesi di approdo per gran parte delle spedizioni in uscita dall’Ue – che potranno continuare, anche con le agevolazioni previste per i rifiuti in allegato VII, ovvero la cosiddetta ‘lista verde’. Solo per la plastica si utilizzerà il sistema della notifica e approvazione. In ogni caso, tuttavia, toccherà alle imprese europee dimostrare che gli impianti di destino abbiano superato audit ambientali indipendenti. Misure pensate per scongiurare il ripetersi di vicende come quella dei rifiuti plastici partiti dalla Campania e finiti in un finto impianto in Tunisia, e che al pari della stretta all’export verso i paesi non-OCSE impatteranno sull’operatività delle aziende, condizionandone con ogni probabilità le scelte commerciali. “Anche se i paesi OCSE ed EFTA rientrano tra quelli verso i quali si potranno spedire rifiuti destinati a riciclo – chiarisce Campanella – le imprese dovranno sicuramente cominciare a guardare molto di più all’Europa che ai paesi al di fuori“. Una sorta di ‘reshoring’ del recupero. Se già nel 2022 Eurostat ha registrato flussi verso paesi terzi in calo del 3%, con l’ormai prossima entrata in vigore del nuovo regolamento europeo il trend sembra insomma destinato a subire una ulteriore accelerazione.

Oltre a ridefinire i confini del mercato globale dei rifiuti, però, la revisione del regolamento detta anche nuove tempistiche per le imprese. Da rispettare sia per le spedizioni dentro che fuori dall’Ue. “L’allegato VII, ad esempio, dovrà essere compilato almeno due giorni prima della spedizione – spiega il segretario FEAD – fortunatamente nel corso dei triloghi è stato inserito un emendamento che consente di apportare piccole modifiche anche subito prima della partenza. Una grande richiesta che era stata avanzata da FEAD per facilitare l’operato delle imprese ed evitare la consegna di documentazione scorretta. Anche perché sappiamo che questa può portare gli organi di controllo a qualificare un trasporto come illegale“.

A bilanciare giri di vite e nuovi adempimenti, però, c’è la previsione di una totale digitalizzazione delle procedure. “Verrà creato un sistema centralizzato europeo – chiarisce Campanella – nel quale inoltrare tutte le richieste, da quelle in ‘lista verde’ alle notifiche, incluse le richieste di pre-autorizzazione per gli impianti di recupero. In più, vengono previsti tempi precisi per la richiesta di informazioni e il rilascio delle autorizzazioni da parte degli enti competenti. Cosa molto importante per le imprese”. La nascita del nuovo sistema digitale, spiega Campanella, sarà anche l’occasione per rendere più efficiente il meccanismo delle pre-autorizzazioni, che consente agli impianti di recupero localizzati in un determinato paese di ricevere rifiuti dall’estero con procedure più snelle. “Una misura che fin qui è stata poco utilizzata – osserva – e rispetto alla quale vengono finalmente chiariti molti dettagli”. Resta per le imprese la necessità di familiarizzare, e presto, con i nuovi adempimenti. E con un mercato che sembra destinato a diventare sempre meno globale.

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