Rifiuti urbani, l’Ue: “Italia deve aumentare la tassazione sulle discariche”

di Luigi Palumbo 15/04/2025

Secondo l’European Environment Agency l’Italia deve migliorare il tasso di riciclo dei rifiuti urbani e aumentare la tassazione sulle discariche per accelerare il percorso verso il target del 10% al 2035. La riforma dell’ecotassa, però, potrebbe non arrivare prima della fine del 2026


Migliorare il tasso di riciclo dei rifiuti urbani e ridurre ulteriormente i conferimenti in discarica, anche utilizzando meglio la leva della tassazione ambientale. Che resta troppo bassa nel confronto con gli altri Paesi dell’Ue. Sono le due raccomandazioni contenute nel country profile dedicato all’Italia dall’European Environment Agency, che ha misurato l’efficacia delle politiche nazionali in materia di gestione dei rifiuti urbani e da imballaggio in ogni Stato membro, confrontandole con i target vincolanti a livello dell’Ue. Come già nell’early warning report del 2022 il nostro paese si conferma sulla buona strada per centrare tutti i principali obiettivi al 2025 e 2035, ma può e deve fare di più, spiega l’EEA.

Nel 2022 il nostro Paese ha raggiunto un tasso di riciclo degli imballaggi del 71%, spiega l’EEA, ben al di sopra dell’obiettivo del 65% al 2025, che quindi può già considerarsi raggiunto, al pari degli obiettivi specifici per le singole filiere del packaging, a eccezione della plastica. Discorso diverso, invece, per il target di preparazione per il riutilizzo e riciclo dei rifiuti urbani, fissato al 55%. Nell’ultima misurazione provvisoria inviata all’EEA – e in attesa di essere validata da Eurostat – l’Italia “era inferiore nell’intervallo da 1 a 5 punti percentuali”, e per questo, spiega l’agenzia, “ha bisogno di uno sforzo ulteriore”.

Guardando al target sulla riduzione dei conferimenti in discarica, che entro il 2035 non dovranno superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti, l’Italia, rileva l’EEA, si conferma sulla strada per raggiungerlo ma “deve ancora ridurre il suo tasso di smaltimento in discarica di 8 punti percentuali“, si legge. Un obiettivo da centrare rendendo meno conveniente lo smaltimento, visto che come sottolineato anche dalla Commissione Ue nell’Environmental Implementation Review del 2022, i valori della cosiddetta ‘ecotassa’ – il tributo speciale che viene definito da ogni Regione – restano “considerevolmente più bassi” rispetto a quelli del resto dell’Ue: tra 5,17 e 25,82 euro per tonnellata, a fronte di una media compresa tra 39 e 46 euro per tonnellata nel resto d’Europa.

Insomma, paghiamo meno degli altri per smaltire i nostri rifiuti in discarica e per questo già nel 2022 l’Ue ci aveva chiesto di “armonizzare e aumentare” gli importi del tributo. Una sollecitazione alla quale il Ministero dell’Ambiente aveva dato seguito inserendo l’innalzamento dei valori dell’ecotassa nel quadro della più ampia riforma della fiscalità ambientale prevista dalla Strategia Nazionale sull’Economia Circolare. Piano che il MASE contava di portare a termine entro la fine del 2023 ma che al momento ha visto la luce solo parzialmente con l’abolizione dell’IVA agevolata sullo smaltimento disposta con l’ultima legge di bilancio, intervento che ha suscitato non pochi mal di pancia tra gli amministratori locali. Il percorso, insomma, resta accidentato e per questo, in un recente aggiornamento della Strategia, l’orizzonte temporale della riforma è stato spostato alla fine del 2026, incluso l’innalzamento di almeno “il 50% della soglia minima” dell’ecotassa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *