Ecopneus, nel 2020 raccolte 190mila tonnellate di PFU

di Rosanna Auriemma 04/02/2021

Un anno difficile si chiude con un bilancio positivo per il consorzio che lancia l’appello: «Basta con le vendite in nero»

Resiste ai colpi della pandemia il sistema di gestione dei PFU. Lo dimostrano i numeri della raccolta diramati dal consorzio Ecopneus, che nonostante il Covid e il crollo delle vendite di nuovi pneumatici, è riuscito a centrare i target di legge.

«Abbiamo raccolto molto perché giacenti nei siti dei gommisti c’erano delle code non ritirate dal sistema complessivo nell’anno precedente. Lo scorso anno tutti noi avevamo raggiunto il nostro target, ma nonostante ciò non avevamo realmente recuperato tutto il disponibile perché purtroppo ancora stiamo vivendo una situazione in cui entrano più pneumatici nel mercato del ricambio di quanti ne vengono dichiarati. Questo ci ha permesso di arrivare a fine anno con una raccolta di 190mila tonnellate che è un numero certamente molto alto e che comprende una quota importante di giacenza dell’anno precedente. La buona notizia è che con i primi giorni del 2021 abbiamo completato quanto era previsto nel 2020», commenta Giovanni Corbetta, direttore generale Ecopneus.

Resta poi da risolvere l’annosa questione delle vendite in nero. Dal 1° gennaio 2021 il Ministero vi chiede di raccogliere il 15% in più, ma per risolvere il problema definitivamente servirebbero misure più incisive.

«Questa formulazione di aumentare almeno per il 2021 o per un paio d’anni il target di raccolta è stata una scelta, a mio avviso, molto corretta e intelligente. Il Ministero – continua il direttore Giovanni Corbetta – conta su due aspetti: che venga presto sviluppata una modalità di controllo dei flussi, però siccome questo richiederà probabilmente un paio d’anni per andare a regime, ecco la scelta molto pragmatica del Ministero di farci raccogliere di più con un aumento forzoso del target di raccolta, accompagnato anche da un aumento di contributo, proprio perché per poter gestire i pneumatici fuori uso bisogna avere un minimo di finanziamento. E d’altra parte, i gommisti certamente non potevano tollerare ancora siti e negozi pieni, con pericoli di incendio e difficoltà anche ad operare».

Senza dimenticare che oltre ad evitare la dispersione dei PFU nell’ambiente, il sistema ufficiale garantisce che tutta la raccolta torni a nuova vita, ad esempio nelle pavimentazioni stradali o nei tappeti per le attività sportive.

«Noi, quando abbiamo iniziato ad operare – racconta il direttore Corbetta – eravamo molto sbilanciati in Italia verso il recupero energetico. In questi anni passati, abbiamo sempre più puntato a trovare sbocchi che potessero ospitare la gomma riciclata. La nostra concentrazione è sulla parte gommosa, il polimero di gomma nero che tutti conosciamo e lì stiamo trovando tante applicazioni che ci permettono di inviare in vari settori questo materiale granulato o polverizzato – la differenza è solo nella dimensione – per poter fare delle applicazioni. Oggi, chi compra un pneumatico vettura aggiunge al prezzo dell’oggetto circa 2 euro di contributo per il trattamento del fine vita. Ma se noi, con questo importo facciamo un buon trattamento e con il granulo che ne deriva realizziamo un campo di calcio in erba artificiale con intaso in gomma,  un campo di palla a canestro con un’ottima risposta elastica per l’atleta, una pista di atletica, un pavimento di palestra, un box per cavalli o insonorizziamo un appartamento, guardi quante applicazioni ci sono e sono tutte di ritorno di un beneficio al cittadino. È fondamentale per questo circuito virtuoso che il cittadino rifugga dalla tentazione di comprare senza scontrino».

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