Redazione Ricicla.tv
15/03/2023

Impianti e dialogo tra pubblico e privato: così la Puglia dei rifiuti punta all’economia circolare

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo 2023 alle 14:03

Accelerare la realizzazione di nuovi impianti pubblici di trattamento, ma anche promuovere il dialogo e la cooperazione con le imprese private, snellendo la burocrazia e valorizzando le tecnologie di riciclo e recupero: così la Puglia dei rifiuti si mette sui binari dell’economia circolare. Se n’è discusso agli Stati Regionali dei Rifiuti organizzati da Ricicla.tv


Nuovi impianti per tagliare i viaggi fuori regione e chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti urbani. Ma anche un quadro amministrativo che agevoli le pratiche di simbiosi industriale tra imprese. Che, dal canto loro, chiedono apertura al dialogo e coordinamento. La Puglia si mette sui binari dell’economia circolare, puntando agli obiettivi europei al 2035: 10% di smaltimento in discarica e 65% di riciclo. Le tappe del percorso sono state ricostruite questa mattina a Bari in occasione degli ‘Stati Regionali dei Rifiuti in Puglia’, un’iniziativa di Ricicla.tv in collaborazione con la sezione regionale dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali. “Siamo partiti da una situazione difficile, con un sistema poggiato interamente su impianti di natura privata (e dobbiamo ringraziare Dio di averli avuti), con vulnus pesanti sulla differenziata e, soprattutto, sulla gestione dell’umido – ha dichiarato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, secondo cui – se Foggia, Bari e Taranto dovessero migliorare, potremmo arrivare al 65% di differenziata in carrozza”. Alla sfida delle quantità si associa però quella della qualità, fondamentale per intercettare i target europei. “Nel 2021 la Puglia si colloca intorno al 57% di raccolta differenziata – ha spiegato Valeria Frittelloni, capo dipartimento per la sostenibilità ambientale di ISPRA – ma noi dobbiamo arrivare al 65% di riciclo, quindi almeno all’80% di raccolta. È fondamentale la qualità, soprattutto per i flussi che hanno alte percentuali di scarto come le plastiche”.

L’allineamento della Puglia agli ambiziosi parametri europei dovrà tenere conto anche del “quadro strategico molto dettagliato”, come lo ha definito Frittelloni, messo in campo dal legislatore nazionale nella cornice del PNRR: la Strategia Nazionale sull’Economia Circolare ma soprattutto il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, che ha stabilito i criteri in base ai quali le regioni dovranno pianificare i propri sistemi territoriali di trattamento per garantire prossimità e autosufficienza. Soprattutto per il recupero dei rifiuti organici e delle frazioni non riciclabili. Che al Sud, Puglia compresa, finiscono ancora troppo spesso fuori regione. Per colmare i gap di trattamento la Regione ha lanciato il progetto della nuova società pubblica di gestione ASECO, che dovrà costruire e gestire i nuovi impianti pubblici per organico e fanghi da depurazione. Ai dubbi delle imprese private, che temono limitazioni ai principi della concorrenza e del libero mercato Emiliano ha risposto: “Faccio sempre il paragone tra sanità e rifiuti, anche nella sanità c’è una componente importante privata. Io credo in un modello simile: il pubblico deve interloquire con il privato – ha detto – ma abbiamo bisogno di sicurezza. Ci proveremo con ASECO, che dovrà assicurare alla regione l’impiantistica pubblica che ci consenta di essere autonomi”. Sempre in tema di impianti per la chiusura del ciclo Emiliano ha poi smentito il conflitto istituzionale tra Regione e Comune di Bari sul futuro impianto privato di ossicumbustione, per il quale è stata rinnovata la VIA. “Ho letto la notizia della proroga della VIA sui giornali – ha detto – non c’è alcun conflitto sull’impianto, che è a mercato. Se mantiene le promesse, sarà rivoluzionario”.

“Siamo pronti a collaborare, come le imprese private hanno sempre fatto – ha sottolineato Giuseppe Dalena, di Confindustria Puglia – la Puglia ha solo bisogno di coordinarsi”. Restando sul fronte delle soluzioni per la chiusura del ciclo degli urbani, focus anche sul ruolo strategico della filiera del CSS, che può garantire la trasformazione degli scarti non riciclabili in combustibile da avviare nei cementifici. La Puglia, nel 2021, ne ha avviate più di 25mila tonnellate in quello di Barletta. “Il CSS è nato qui nel 1995 – ha spiegato Dalena – siamo stati promotori di una nuova cultura. Il nostro combustibile è ricercato in tutta Europa, perché è fatto bene“. Spingere anche sugli altri impianti a ciclo completo attivi in regione ridurrebbe ulteriormente il fabbisogno di smaltimento e la necessità di ricorrere a nuovi inceneritori o discariche, in linea con i dettami dell’Ue. Ma occorre sfruttare al massimo tutti i benefici dell’innovazione tecnologica, in sinergia tra pubblico e privato. “Le imprese sono la casa dell’innovazione – ha chiarito Dalena – dall’ossicombustione al recupero energetico al riciclo chimico: la decarbonizzazione passa per la tecnologia“.

Un percorso, quello verso l’economia circolare, che sul fronte delle imprese la Puglia punta ad accompagnare anche promuovendo una migliore gestione degli scarti di produzione, con l’obiettivo di sottrarli al regime dei rifiuti e agevolare la qualifica di sottoprodotto. Uno strumento ancora poco utilizzato, a causa della complessità della normativa di riferimento. “Le aziende iscritte nelle camere di commercio pugliesi sono 385mila, mentre quelle che utilizzano i sottoprodotti in tutta Italia sono solo mille. È complicato, soprattutto per i piccoli imprenditori” ha chiarito Luigi Triggiani, segretario di Unioncamere Puglia. “L’Italia è nota per la complessità della normativa ambientale – ha aggiunto Natale Mariella, presidente della sezione Puglia dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali – la soluzione è il dialogo. Bisogna mettere le aziende nelle condizioni di fare le cose per bene”. Proprio nell’ottica della collaborazione tra imprese, istituzioni e organi di controllo Regione, sezione Puglia dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali e Unioncamere Puglia hanno siglato un protocollo d’intesa. “L’economia circolare ha bisogno di strumenti concreti – ha detto Anna Grazia Maraschio, assessore all’Ambiente della Regione Puglia – il tema dei sottoprodotti è significativo. Gli scarti di produzione vengono spesso trattati come rifiuto, con un aggravio di costi per i produttori, ma sono una risorsa che può essere riutilizzata. Per questo abbiamo siglato un protocollo per affiancare le imprese, che hanno grande incertezza sulla classificazione degli scarti come sottoprodotti e non come rifiuti. Nell’ambito del protocollo stiamo mettendo a disposizione delle aziende gli uffici dell’assessorato anche con tavoli di lavoro periodici per l’affiancamento del mondo produttivo”.

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