Rifiuti, in Italia oltre 112 tonnellate recuperate dal mare

di Rosanna Auriemma 28/01/2021

Concluso dopo quattro anni il progetto Clean Sea Life: coinvolte oltre 170mila persone nelle attività di pulizia

Bandiera blu a mezz’asta per il mare del golfo di Salerno. A distanza di tre anni ritorna l’incubo che ha generato il caos nel comune di Capaccio Paestum, coinvolgendo inevitabilmente l’intera Campania in quello che è stato definito il primo processo in Italia per lo sversamento di plastica in mare con la prima udienza fissata il 15 febbraio prossimo. Ricordate la vicenda dei misteriosi dischetti di plastica? I milioni di filtri finiti in mare a causa di un cedimento strutturale della vasca di un depuratore del comune di Capaccio, riversatisi nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, divenuti poi letali anche per tanti animali che li hanno ingeriti.

Partiti dal golfo di Salerno hanno sfidato il vento e le correnti marine. Un bel viaggio lungo migliaia di chilometri, raggiungendo non solo le coste del litorale campano e pontino, ma spingendosi persino in Francia, Spagna, Tunisia e Malta. Uno dei più grandi disastri ambientali di tutti i tempi che vede coinvolti otto fra tecnici e funzionari del Comune e di Veolia, chiamati a rispondere di inquinamento doloso. Una vera tragedia per l’ambiente, arginata grazie all’aiuto del Clean Sea Life, progetto europeo, capitanato dal Parco Nazionale dell’Asinara di Sassari e co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE. Oltre 600 segnalazioni foto/video e più di 200 iniziative di pulizia hanno portato alla raccolta di 260mila carrier colmi di rifiuti marini. Un progetto giunto in questi giorni alle battute conclusive proprio mentre in tribunale sta per celebrarsi la prima udienza.

Sono bastati solo quattro anni per mettere in atto la più grande campagna di pulizia di coste mai avvenuta in Italia: oltre 112 tonnellate di rifiuti recuperate dal mare, di cui 90 emerse dai fondali, a cui si aggiungono 600 scarti di reti, nasse e lenze fantasma. Un’attività che ha coinvolto più di 170mila persone tra subacquei, diportisti, pescatori e studenti. Si contano 200 attività di monitoraggio in mare e interventi su 106 spiagge, dal Tirreno all’Adriatico; oltre 1000 gli incontri che hanno coinvolto lo stivale da Nord a Sud, da Bolzano a Lampedusa. Sono solo alcuni dei numeri ottenuti dal Clean Sea Life.

«Il Clean Sea Life è partecipazione diffusa perché ha cominciato a entrare nel dibattito di tante persone; persone normalissime, non necessariamente oceanografi o esperti di rifiuti. E questo è quello che secondo me la politica deve tentare di fare», commenta Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente.

Una vera e propria comunità, dunque, che al mare ha fatto la sua promessa: stop all’inquinamento delle acque. La svolta parte proprio dai cittadini che esprimono quella che ieri era una possibilità e oggi un’esigenza, il rispetto per l’ecosistema. Scegliere una direzione green in questo 2021, anno chiave per il clima e l’ambiente, è una strada intrapresa anche dalle istituzioni. Basti pensare al disegno di legge “Salva Mare”, approvato dalla Camera, ma ancora fermo in Senato dal 2019.

«Un testo che è stato fortemente migliorato e modificato da tutto l’arco parlamentare. Molti emendamenti che sono stati approvati in commissione, sono stati accettati all’unanimità; uno per tutti – spiega l’On. Paola Deiana, relatrice del disegno di legge “Salva Mare” – è quello dell’estensione dell’attività di pesca dei rifiuti e delle campagne di pulizia e di sensibilizzazione non solo al mare, ma a tutte le acque interne».

Ad oggi, infatti, in base al “Testo unico dell’ambiente” i pescatori, durante le proprie attività, non sono tenuti a raccogliere gli scarti che spesso restano impigliati nelle reti, perché in tal caso potrebbero essere accusati di gestione illecita dei rifiuti. Una situazione che la legge “Salva Mare” punta a sanare, consentendo ai pescherecci non solo di raccogliere i rifiuti accidentalmente pescati (Rap), ma anche quelli volontariamente raccolti (Rvr) nel corso di campagne di pulizia di mare, spiagge e acque interne. Rifiuti che, una volta giunti in porto, potranno essere conferiti gratuitamente negli appositi centri di raccolta, evitando ogni tipo di sanzione.

«Il pescatore si è trovato e si trova spesso in difficoltà, perché anche volendo ripulire il mare dai rifiuti, al di là dell’aspetto penale, incorre in una gestione che non è proprio prevista e che, invece, la legge “Salva Mare” ci aiuta a risolvere», spiega Riccardo Rigillo, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

La battaglia portata avanti dal progetto bandiera del programma LIFE ha messo in campo un’intensa attività di sensibilizzazione, capace di coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore le sorti delle nostre acque, così da poter mettere fine all’incuria che per anni ha devastato i nostri litorali. È ormai nota la triste storia dello Stretto di Messina, che di recente ha ottenuto un primato tutt’altro che nobile: record mondiale di rifiuti sul fondale marino, con una densità che in alcuni punti supera addirittura il milione di oggetti per chilometro quadrato.

«Questo è soprattutto un progetto di enorme successo di comunicazione. Mostra a me, al Ministro e a tante altre persone come si possono comunicare concetti anche molto complessi», aggiunge Angelo Salsi, Direttore del Programma LIFE.

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