Rifiuti, per la Sicilia scatta l’anno zero

di Giuseppe De Stefano 09/06/2016

Prima la corsa contro il tempo, poi l’emergenza sfiorata e finalmente la nuova, salvifica ordinanza antiemergenza. Gli ultimi dieci giorni di incontri e dialogo tra Palermo e Roma, tra giunta Crocetta e Ministero dell’Ambiente sono stati un vero e proprio ottovolante verso la risoluzione della crisi rifiuti siciliana, conclusosi, almeno per ora, senza riconoscere lo stato di emergenza né dichiarare il commissariamento dell’isola. Il ritmo dell’ubriacante giostra è stato segnato da tre ordinanze: due emesse lo scorso 31 maggio, una martedì 7 giugno.

La prima copriva già per intero il periodo di deroga al piano regionale previsto d’intesa tra governo centrale e regionale per ridefinire la gestione dei rifiuti entro il 30 novembre prossimo puntando principalmente sulla governance e fissando delle scadenze intermedie. Entro fine mese, infatti, l’assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità presieduto da Vania Contrafatto dovrà nominare i commissari straordinari aventi l’obbligo di redigere e presentare il piano d’ambito delle SRR, le società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti, i quali, sempre entro il 30 giugno, dovranno adottare misure di incremento della raccolta differenziata nei rispettivi ambiti territoriali di competenza, attivando l’affidamento del servizio e in generale prendendo le misure necessarie a garantire l’operatività delle società stesse in linea con la legge vigente e rispetto alla quale i soggetti preposti sull’isola sono in larghissimo ritardo.

La seconda ordinanza del 31 maggio, invece, era servita sostanzialmente a prender tempo alla luce della scadenza delle deroghe emergenziali sui conferimenti in discarica già vigenti per evitare il blocco del ciclo regionale, oltre che a gettare le basi dell’intesa tra Palazzo Chigi e Palermo. E così si è cominciato a stimolare l’estensione delle capacità ricettive e di trattamento degli impianti in funzione e l’applicazione di misure straordinarie per l’incremento della differenziata di Comuni, Srr e Città Metropolitane. Ma soprattutto per una settimana, fino al 7 giugno, si sono estesi i conferimenti degli impianti privati di Lentini, tra Catania e Siracusa, Motta Sant’Anastasia, che serve la provincia di Messina, e Siculiana, nell’Agrigentino, ma chiarendo che gli impianti dovevano funzionare a massimo regime per consentire alla frazione umida dell’indifferenziato di ridursi in volume e di essere biostabilizzate. La necessità di evitare il blocco del ciclo regionale poteva permettere un’abbassamento dei parametri di riduzione dell’indice di respirazione prima del conferimento e derogare alle quote fissate dal decreto AIA per i vari stabilimenti, ma già si era messo in chiaro lo stop al conferimento di rifiuti non trattati. L’impianto di Siculiana, infatti, privo com’è di impianti di trattamento meccanico biologico, già in quell’ordinanza è stato diffidato e messo in mora affinché si attrezzi e provveda alla biostabilizzazione del rifiuto in ingresso.

La deroga scaduta il 7, però, non ha trovato immediato rinnovo, provocando la chiusura di alcuni siti strategici e facendo sprofondare per oltre 12 ore mezza Sicilia nell’incubo dell’emergenza tra camion in fila all’esterno delle discariche e appelli dei sindaci alla cittadinanza di non conferire i rifiuti nei cassonetti. Allarme rientrato nella stessa serata di martedì, quando dopo una giornata di trattative serrate si è trovata l’intesa sul testo e il Ministero dell’Ambiente ha accettato e siglato l’ordinanza immediatamente emessa dal dipartimento rifiuti della Regione Siciliana e valida fino al 30 novembre. Su tutti spicca il capitolo discariche, che redistribuisce i flussi per i prossimi mesi permettendo solo nelle prime settimane di derogare ad alcuni parametri di biostabilizzazione dell’umido da indifferenziato, ma il no ai rifiuti non trattati è definitivo. Restano quindi chiuse le discariche di Gela e, soprattutto, di Siculiana, mentre la Oikos di Motta S. Anastasia si affiderà al trattamento degli impianti della Sicula Trasporti che gestisce l’impianto di Lentini, dov’è stata deviata una notevole porzione dei flussi interni. Incrementati i volumi di trattamento e in ingresso anche per gli impianti pubblici Palermitani di Castellana Sicula e Bellolampo, mentre una più breve deroga (15 giugno-31 luglio)è stata concessa anche all’impianto della Trapani Servizi.

I poteri di cui disporrà la Regione per affrontare questa difficile fase di transizione (auspicabilmente evolutiva) risiedono nel potenziale incremento fino al 30% delle capacità ricettive e di trattamento dei TMB e degli impianti di compostaggio; ma soprattutto Crocetta potrà – a fronte di emergenze ambientali – ricorrere alla requisizione in uso di impianti o discariche (attrezzandole eventualmente con TMB mobili). Una carta che permette di avere una exit strategy di fronte ad un’impresa a dir poco difficile, ma che rappresenta anche i limiti di programmazione che lo status quo isolano presenta allo stato attuale.

Oltre il capitolo discariche, infatti, il rinnovo e la definizione dei termini di intesa tra Roma e Palermo si presenta lungo e particolareggiato, e sul governo Siciliano in cambio di qualche deroga pendono innumerevoli scadenze su altrettanti fronti. Già entro la prossima settimana dovrà trasmettere una mappatura dell’impiantistica a disposizione ed un duplice piano d’azione con relativo cronoprogramma: da una parte per aggredire la differenziata, dall’altra per realizzare la nuova impiantistica necessaria. Quest’ultima anche in vista del prossimo aggiornamento del piano regionale rifiuti, che dovrà vedere la luce entro il 30 agosto, tenendo conto delle 700mila tonnellate annue di fabbisogno di incenerimento decretate dallo Sblocca Italia e per cui – entro fine ottobre – andrà predisposto pure un bando per realizzare i termovalorizzatori necessari, da localizzarsi nelle aree delle discariche pubbliche. Sempre entro fine agosto, invece, andrà espletata la gara per inviare – prioritariamente fuori regione – il secco tritovagliato in quei territori i cui governatori siano disposti a bruciarlo. Accordi e bandi che il presidente siciliano Rosario Crocetta dovrà stringere predisporre entro la prima settimana di luglio. Nel frattempo i Sindaci – soprattutto quelli di Palermo, Catania e Messina sui quali pendono gli stessi target fissati su base regionale, dovranno fare del loro meglio sul fronte della riduzione dei rifiuti e della raccolta differenziata, da migliorare complessivamente del 3% ogni 3 mesi (quindi del 6% entro il 30 novembre). Entro il 7 luglio tutti i Sindaci dovranno adottare un regolamento aggiornato per l’incremento della differenziata, e in caso di inadempienza gli toccherà sottostare ad un regolamento-tipo disposto dalla Regione e che consti di un’attenzione prioritaria verso il servizio alle utenze commerciali (in grado di garantire materia di maggior valore). Basta dare uno sguardo all’allegato C dell’ultima ordinanza per rendersi conto che a fronte di numeri così esigui il successo avrebbe il sapore dell’impresa: la Sicilia, al netto dei dovuti distinguo, si trova di fronte all’ennesimo anno zero nella gestione dei rifiuti, e anche il tentativo di farvi fronte con un approccio straordinario ma nominalmente non emergenziale può costituire un presupposto positivo.

«Durante questi sei mesi di proroga delle discariche attiveremo tutte le iniziative per mettere a regime il sistema di gestione e trattamento dei rifiuti, attraverso il nuovo piano che porteremo in giunta a breve. Non ci sarà un’altra ordinanza – ha assicurato il governatore Crocetta commentando il via libera al dispositivo adottato nella serata di martedì – da Roma non è arrivata alcuna pressione ma il capitolo irrisolto dell’emergenza rifiuti siciliana va affrontato in maniera seria, una volta per tutte. Il diktat più imperioso lo detterò io – ha concluso – nei confronti dei Comuni che non si allineano sulla differenziata: o si allineano, o prenderò provvedimenti»

Le scadenze più difficili da rispettare potrebbero essere proprio quelle dettate dalla burocrazia, dal riordino della governance e dal rapporto con gli enti locali. Entro il 15 giugno l’Assemblea Regionale dovrà discutere il disegno di legge per la riorganizzazione della gestione dei rifiuti che preveda una drastica riduzione degli ambiti territoriali passando a nuovi ambiti di dimensione ultraprovinciale. Una misura che si intreccia con la disposizione affidata ai commissari delle Srr che dovrebbero prendere in gestione i servizi negli stessi ambiti di riferimento, e che per essere sottratta alla ragnatela delle competenze incrociate e dei veti più o meno politici in sede di discussione, vede al suo fianco una ulteriore scadenza, fissata questa volta al 31 luglio, quando uno o più commissari straordinari dovranno essere incaricati di adottare un piano d’azione per occuparsi della ristrutturazione della governance tout court. Un ulteriore funzione su questo fronte sarà svolta da ulteriori commissari straordinari da nominarsi nei singoli Comuni col compito di standardizzare costi del servizio e valore della tassa rifiuti, di vigilare sugli sprechi e di vincolare anche risorse ulteriori nel bilancio locale per garantire la qualità del servizio.

E si tratta soltanto dei principali paletti fissati da Roma: ogni inadempienza potrebbe tradursi in un esercizio di poteri sostitutivi a cascata. Fino al 30 novembre l’ombra di Palazzo d’Orleans incomberà sui Municipi, quella del Ministero sull’intera Sicilia.

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