Sblocca italia, il Ministero “taglia” solo tre termovalorizzatori

di Giuseppe De Stefano 28/12/2015

Un ultimo passaggio in conferenza Stato-Regioni e poi l’approvazione. Sarà questo il destino dello schema di decreto attuativo per la realizzazione di quei termovalorizzatori che lo Sblocca Italia ha fatto diventare impianti strategici. La notizia è vecchia di quasi tre settimane, ma di nuovo c’è la bozza, che i tecnici del Ministero avrebbero aggiornato, ultimato e sottoposto a Palazzo Chigi prima di confrontarsi con i governi regionali nel primo ordine del giorno utile in Conferenza Stato-Regioni. Le indiscrezioni vengono dal Fatto Quotidiano (QUI la trascrizione di dagospia.com) e se confermate sancirebbero dei nuovi scenari molto interessanti anche sul piano degli equilibri politici. Nella bozza di luglio, infatti, si prevedevano 12 impianti: 2 in Sicilia, 2 in Toscana ed uno a testa per Liguria, Veneto, Piemonte, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia. Il documento aggiornato ne ha tagliati solo 3, “salvando” di fatto Piemonte, Veneto e Liguria. Quest’ultima probabilmente premiata dall’aver adottato un piano rifiuti la scorsa primavera e che però presenta scenari tragici sia nei rapporti Ispra che considerando la dipendenza dagli accordi con i termovalorizzatori dello stesso Piemonte. La Campania, dove invece l’impianto previsto in bozza sembrerebbe confermato, ha prestazioni regionali molto più incoraggianti e sul fronte rifiuti sta collaborando attivamente col Governo (vedi i fondi per lo smaltimento delle ecoballe): un piano rifiuti aggiornato sembrerebbe imminente (sul fronte impiantistico si sta accelerando su compostaggio e biodigestione) e il governatore De Luca sin dal suo insediamento ha bocciato l’ipotesi di nuovi termovalorizzatori non per partito preso (in passato ne era stato un propugnatore), ma in quanto scelta considerata antieconomica allo stato attuale. Fumata nera anche per la Sicilia, che oltre alle sue gravi lacune non ha un Piemonte a cui appoggiarsi, ma che vedrebbe così bocciata anche l’ipotesi di diffondere l’investimento su sei impianti più piccoli rispetto ai due più grandi previsti dalla bozza di luglio. Il governo a marchio PD di Puglia, Marche, Toscana e Umbria (oltre che delle stesse Campania e Sicilia) a quanto pare non ha aiutato le opposizioni dei rispettivi presidenti ad essere accolte da Governo e Ministero. Dovesse essere confermata ed approvata questa versione sarà interessante vederne le conseguenze politiche, ma in virtù della condizione di infrastrutture strategiche di interesse nazionale che questi termovalorizzatori assumerebbero, se il “no” delle istituzioni è stato sostanzialmente bypassato, quello delle opposizioni locali e nazionali potrebbe essere militarmente calpestato. C’è da scommetterci.

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