Scorie, Bratti: «Rischio terrorismo, serve deposito nazionale»

di Vincenzo Scatola 01/04/2016

Con una maggioranza larghissima, l’aula del Senato ha approvato nella giornata di ieri quattro risoluzioni che impegnano il governo “a intraprendere ogni iniziativa utile” nell’ambito delle criticità documentate dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in altrettante relazioni: sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sulla situazione in Liguria, sulla bonifica di Porto Marghera e infine sulla bonifica dei poli chimici del “Quadrilatero del Nord”. L’approvazione delle risoluzioni è giunta a valle di una discussione in aula durata due giorni.

A tenere banco è stata soprattutto la relazione sui rifiuti radioattivi, nella quale la Commissione ha ampiamente documentato le falle del sistema italiano di gestione delle scorie e i ritardi nelle operazioni di smantellamento delle vecchie centrali nucleari. A partire, naturalmente, dalla mancanza di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e dal mistero della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare l’impianto, la cui pubblicazione, attesa per l’agosto scorso, ha accumulato ormai circa 8 mesi di ritardo.

«La commissione ha già più volte denunciato i gravi ritardi accumulati nel percorso per individuare il deposito unico nazionale – ha commentato il presidente della Commissione Alessandro Brattila cui mancanza espone, tra l’altro, il nostro paese anche al rischio del terrorismo internazionale, visto lo stato di molti degli attuali depositi temporanei – ha proseguito l’onorevole Bratti. La Commissione ha segnalato da tempo, ad esempio, lo stato dei capannoni della Cemerad, riuscendo ad ottenere dal governo la nomina di un commissario straordinario e lo stanziamento dei fondi per l’immediato intervento di rimozione dei rifiuti nucleari, oggi stoccati un un capannone fatiscente. Ma è evidente che senza un deposito costruito secondo i migliori standard internazionali, la situazione continua a rimanere preoccupante, anche dal punto di vista della sicurezza, come hanno dimostrato le recenti indagini in Belgio».

Ma le falle sul fronte del nucleare non finiscono qui. L’Isin, Ispettorato per la Sicurezza Nucleare non è mai divenuto operativo, mentre è in forte ritardo anche l’adozione del Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi, che l’Italia avrebbe dovuto approvare entro il dicembre 2014, ed inviare a Bruxelles entro il 23 agosto 2015 corredato della Valutazione ambientale strategica. Anche se, proprio nel corso della discussione a Palazzo Madama, il Sottosegretario all’ambiente Barbara Degani ha comunicato che in data 18 febbraio 2016 il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno trasmesso uno schema di Programma nazionale al Dipartimento per le politiche europee per il successivo inoltro alla Commissione europea. Lo scorso 18 marzo sono state, inoltre, avviate le procedure propedeutiche alla consultazione pubblica per la Valutazione ambientale strategica.

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