Spesso non facciamo caso a quanto cibo sprechiamo, gli avanzi che finiscono in pattumiera sono ancora troppi. In Europa, ogni, anno, si producono tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti ma solo il 25% di questi viene riciclato quindi trasformato in fertilizzante. In Italia solo nel 2016 si stimava uno spreco di cibo di 145 chili a famiglia e 63 chili a persona. “Passi avanti che in termini economici si traducono in 110 euro di risparmio annuo a persona”, aveva dichiarato il sottosegretario Silvia Velo. Ancora molto però si deve ancora fare, basti pensare che a livello nazionale sprechiamo 2,2 milioni di tonnellate di cibo all’anno, per un costo complessivo di 8,5 miliardi di euro che è lo 0,6% del Pil.
Ma ridurre gli sprechi alimentari non farebbe bene solo alle nostre finanze ma anche all’ambiente se si considera che gran parte dei rifiuti organici smaltiti in discarica generano emissioni incontrollate di grosse quantità di gas a effetto serra. I rifiuti organici non sono solo quelli alimentari e di cucina prodotti da famiglie e ristoranti ma anche quelli provenienti dall’industria alimentare e gli altri rifiuti con le stesse proprietà biodegradabili che per natura, composizione e quantità sono equiparabili ai rifiuti organici. Se riflettiamo attentamente, infatti, circa il 50% dei rifiuti solidi urbani è rappresentato dalla frazione organica, questo vuol dire che differenziare correttamente aiuterebbe anche a produrre valore in termini di economia circolare.