Rosanna Auriemma
17/06/2021

PNRR, il ruolo delle utility nel processo di transizione ecologica

Ultimo aggiornamento: 9 Giugno 2021 alle 09:06

PNRR fanghi da depurazione

Accelerare crescita economica e occupazionale: questi gli obiettivi al centro dei nuovi piani strategici per favorire lo sviluppo sostenibile dell’Italia

Nel processo di transizione ecologica le utility dei settori energetici e ambientali possono rivestire un ruolo centrale. Lo sa bene Utilitalia che ha censito i progetti strategici messi in campo dalle sue associate per i prossimi cinque anni. Il quadro che ne viene fuori è quello di una programmazione di ampio respiro, che ben si inserisce nell’ambito del PNRR e dei fondi resi disponibili per l’Italia dal fondo Next Generation Eu. Al capitolo “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” il totale degli investimenti proposti da Utilitalia è pari a 22 miliardi, cui si aggiungono 300 milioni da destinare ai piani di digitalizzazione e innovazione. Cifre che potrebbero avere un potenziale impatto positivo sull’economia nazionale con un PIL in aumento del +1,31% e sulle opportunità di occupazione con 235mila nuovi posti di lavoro.

“Il settore idrico la fa da padrone perché ad esso sono riservati 14 miliardi di investimenti, quindi circa il 63% è attribuibile a questo settore. Segue quello energetico con circa 5 miliardi e quello ambientale con 3 miliardi. La distribuzione della maggior parte degli investimenti è concentrata nel Centro-Nord dell’Italia, quadro che riflette la nostra federazione, costituita per la maggior parte dalle imprese del Nord. Solo il 20% degli investimenti delle nostre Associate è destinato al Sud”, spiega Maria Gerarda Mocella, Utilitalia.

Contribuendo con azioni sostenibili al raggiungimento di circa 9 dei 17 obiettivi ONU dell’Agenda 2030, l’impegno delle utility, spiega Utilitalia, sarà centrale per acompagnare il Paese in una ripartenza efficace, che sappia favorire lo sviluppo dell’economia circolare e accelerare gli investimenti da Nord a Sud. Ma senza le necessarie riforme, i progetti da soli rischiano di non bastare. “Se diamo un’occhiata al panorama delle iniziative che hanno preso vita negli scorsi mesi, ad esempio nell’ambito dell’economia circolare e della decarbonizzazione, possiamo notare che esistono delle progettualità assolutamente in linea con il PNRR. Parliamo di Corporate PPA, incremento del tasso di riciclo dei rifiuti, impiego dell’idrogeno nei cosiddetti settori ‘hard-to-abate’, piuttosto che nella mobilità. La vera sfida rimane la capacità di scaricare a terra le riforme abilitati, qualificare la domanda e la relativa spesa da parte dell’amministrazione, in definitiva la capacità dell’industria di saper costruire rapporti di partnership con enti e clienti per soddisfare in maniera sostenibile la domanda, creando valore per l’ecosistema”, aggiunge Angelo Rosiello, Oliver Wyman.

Proprio in merito al PNRR restano ancora tanti i nodi da sciogliere, causa di non pochi dubbi nella pubblica amministrazione, soprattutto in termini di ripartizione delle risorse tra gli enti. “I numeri fanno girare la testa, perché si percepisce la potenzialità di investimento soprattutto nel settore della transizione ecologica con ricadute rilevanti sui territori, ma non si capisce ancora bene quale sia il meccanismo di messa a terra, cioè dove andranno esattamente questi soldi. Agli enti locali si è calcolato che spetterà complessivamente sulla dimensione totale del PNRR la gestione di 90 miliardi di euro, ma enti locali sono sia le Regioni che i Comuni, quindi ad oggi il quadro non è ancora chiaro”, afferma Giorgio Gori, Sindaco del Comune di Bergamo.

Tra i progetti previsti per Bergamo anche un nuovo impianto di gestione e trattamento dei fanghi. Da rifiuto a risorsa, un modello già applicato con successo dalle utility da Nord a Sud del Paese. Ne è un esempio la Puglia, dove la depurazione rappresenta da tempo uno dei principali campi d’azione. “La Puglia è stata la prima Regione che ha inserito il trattamento terziario, quindi il servizio per portare l’acqua depurata, in base ai requisiti del DM 185 che tradotto è quasi acqua potabile, nella tariffa del servizio idrico integrato. Questo è diventato un motivo di convincimento nei confronti del comparto agricolo, perché quando si comincia a parlare concretamente di soldi e si dimostra agli agricoltori che usando l’acqua reflua affinata si riduce l’utilizzo di concimi e il servizio costa meno, ottengono anche una riduzione del 30% dei costi”, chiude Francesca Portincasa, Acquedotto Pugliese.

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