Codice degli appalti, Unirima: “Rilanciare il tema della concorrenza”

di Redazione Ricicla.tv 31/01/2023

Il nuovo codice degli appalti può essere un “motore del riciclo e dell’economia circolare”, a patto di “limitare l’effetto distorsivo di alcuni affidamenti e rilanciare il tema della concorrenza“, ha detto ai microfoni di Ricicla.tv Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima

La riforma del codice degli appalti è un’occasione per “limitare l’effetto distorsivo di alcuni affidamenti e rilanciare il tema della concorrenza“. Secondo Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, associazione nazionale dei riciclatori di carta, la proposta di revisione del codice dei contratti pubblici presentata dal governo – e attualmente al vaglio del Parlamento – può diventare un “motore del riciclo e dell’economia circolare” se messa nelle condizioni di aprire maggiori spazi al libero mercato nel settore della gestione dei rifiuti. Cosa che però richiederà una serie di interventi correttivi rispetto al testo presentato alle camere da Palazzo Chigi.

L’avvio della nuova riforma del codice degli appalti è una buona notizia oppure no?

“È sicuramente una buona notizia, purché l’obiettivo sia quello di rilanciare l’economia e gli investimenti”.

Quali sono gli aspetti positivi della riforma e quali invece i profili di criticità individuati da Unirima?

“Apprezziamo l’obbligo di revisione dei prezzi previsto dall’articolo 60, cosa che in precedenza non era prevista, così come i criteri di aggiudicazione degli appalti, rispetto ai quali si esprime un generale favore a quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Noi vorremmo però che lo strumento fosse adottato in via obbligatoria nel caso di affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata. Servizi che, come ben sappiamo, oggi vengono spesso affidati in virtù del criterio del massimo ribasso, che non premia l’efficienza, la qualità dei servizi né le imprese che hanno fatto investimenti. Da questo punto di vista riteniamo preoccupante la mancata previsione di un tetto massimo al punteggio per la parte economica dell’offerta, che era invece presente nella versione precedente del codice. Anche il principio di rotazione, ovvero il divieto di affidare l’appalto al contraente uscente, non dovrebbe essere un principio assoluto. Ma l’elemento più importante, per noi, resta quello degli affidamenti in house”.

L’ANAC ha definito una “finta semplificazione” la prevista eliminazione del registro degli affidamenti in house. Qual è la vostra posizione?

“Siamo perfettamente in linea con le posizioni dell’ANAC. È una scelta che non condividiamo. Il registro ha una funzione fondamentale sia in termini di trasparenza che di verifica e controllo sulle società in house. Proprio nell’ottica di evitare l’effetto distorsivo di molti affidamenti, come indicato non solo dall’ANAC ma anche dall’antitrust”.

La riforma del codice degli appalti dovrebbe entrare in vigore entro il 31 marzo di quest’anno, mentre è invece già in vigore da qualche settimana il nuovo testo unico sui servizi pubblici locali. Il combinato disposto tra i due provvedimenti servirà ad aprire nuovi spazi al libero mercato nel settore della gestione dei rifiuti?

“È quello che auspichiamo. Se facessimo una cronistoria, vedremmo che negli ultimi anni molte indicazioni sono pervenute in questo senso, soprattutto dall’antitrust, ma poi nella prassi non si è andati avanti. Si pensi al caso del limite dei 5 anni (la durata minima inizialmente fissata dal d.lgs 116/2020 per il contratto di affidamento a operatori privati dei rifiuti urbani prodotti dalle imprese, ndr). L’antitrust ne aveva chiesto l’azzeramento, mentre alla fine il limite è sceso a due anni. Speriamo che adesso si metta mano alle riforme per evitare l’effetto distorsivo di alcune procedure di affidamento e rilanciare il tema della concorrenza, che può essere un motore del riciclo e dell’economia circolare”.

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