Luigi Palumbo
09/06/2021

Discariche abusive: “Bonificare per rimettere al centro il benessere delle comunità”

Ultimo aggiornamento: 1 Giugno 2021 alle 13:06

Sale a 48 il numero delle discariche abusive bonificate dal Commissario di governo, con un risparmio di oltre 30 milioni sulle sanzioni europee. Don Luigi Ciotti: “Bonificare per ridare fiducia e speranza”

Ambiente, salute, economia, etica. Se messi assieme diventano sviluppo sostenibile. Se calpestati, si trasformano invece in un incubo fatto di territori violentati e comunità ferite. Ecco perché “bonificare significa soprattutto ridare fiducia e speranza”, dice Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, mentre commenta i numeri dell’opera – immane – di risanamento delle decine di discariche abusive disseminate da Nord a Sud e costate all’Italia prima l’apertura di una procedura d’infrazione europea e poi una condanna a pagare sanzioni multimilionarie: 200mila euro per ciascun sito non bonificato da versare ogni sei mesi nelle casse della Commissione Ue. “Dal 2014 a oggi abbiamo pagato 280 milioni di euro in sanzioni. Una cifra importante. Dobbiamo correre” dice il Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, che dal 2017 è Commissario di governo per il risanamento dei siti in infrazione e che negli ultimi quattro anni ha saputo imprimere a quell’opera colossale il ritmo serratissimo di una discarica bonificata o messa in sicurezza al mese.

A scandirlo è l’attività incessante della task force dei Carabinieri coordinata da Vadalà, istituita con l’obiettivo di chiudere il contenzioso con l’Ue nato per non aver sanato i 200 siti di discarica per rifiuti urbani risultati non conformi alla normativa comunitaria. Nel marzo di quattro anni fa 81 di quei siti erano stati affidati al Commissario per coordinare, monitorare e se possibile accelerare i lavori che molti comuni, veri titolari degli interventi di bonifica, non sarebbero riusciti a portare a termine da soli. Troppo complesse le procedure per gli uffici di amministrazioni che, nella maggior parte dei casi condannati dall’Ue, contano solo un pugno di funzionari per poche migliaia (spesso centinaia) di abitanti. Troppo ghiotta la partita per chi vede nelle bonifiche nient’altro che una facile opportunità di guadagno. Accelerare e monitorare, “fare presto e bene”, il mantra di Vadalà. Oggi, si legge nella settima relazione semestrale presentata questa mattina, 48 di quegli 81 siti risultano risanati e sottratti definitivamente al computo delle sanzioni europee, mentre per altri 7 si attende solo la ratifica di Bruxelles. Il computo delle multe, dai 42 milioni di euro all’anno iniziali scende così a poco meno di 7 milioni, con 167 siti bonificati o messi in sicurezza e 33 ancora da sanare.

“Avevamo iniziato perché c’erano l’emergenza e il contenzioso – spiega Vadalà – dopo quattro anni la validità di questo sistema è stata ampiamente riconosciuta. La sanzione che nel 2014 era da 42 milioni 800mila euro oggi è scesa a 6 milioni 600mila. Resta importante, ma è diminuita molto“. Ma il solo computo delle sanzioni, per quanto impressionante possa essere il taglio rispetto alle cifre del 2014, rischia di dire poco di un’operazione le cui implicazioni vanno ben oltre i confini del mero contenzioso economico con l’Ue. “Questo rapporto parla della vita, della salute, della libertà e della dignità delle persone – dice Don Ciotti – al di là dei dati, dei numeri e delle tabelle. La bonifica di questi siti è la vittoria dello Stato, delle istituzioni”.

“L’obiettivo di tutti, dell’Arma, delle Regioni, dei Comuni è quello di restituire ai cittadini un terreno ferito di modo che possa rinascere”, ricorda Stefania Dota, vice segretario generale Anci. Come accaduto a Villa Latina, in provincia di Frosinone. Sette anni fa uno scenario da incubo, con i rifiuti sepolti che affioravano qua e là dagli squarci nei teli di plastica nera che in teoria avrebbero dovuto fare da ‘capping’, da copertura impermeabilizzante. Oggi è un parco che torna finalmente a fiorire e ad aprire le proprie porte alla comunità. “Sono nata a Frosinone – racconta il Sottosegretario alla Transizione ecologica Ilaria Fontana – quindi di quella discarica conosco bene sia il prima che il dopo. Vederla restituita alla comunità, ai bambini perché possano tornare a giocarci, mi fa capire che stiamo andando nella direzione giusta”.

Tornando per un attimo ai numeri, il caso di Villa Latina può essere utile a comprendere nel dettaglio la portata del contributo della task force del Commissario Vadalà. Complessivamente, la discarica è rimasta in infrazione per undici semestri, circa 2mila giorni. Ce ne sono voluti però appena 936 dalla data dell’affidamento al Commissario per metterla in sicurezza, ricostruire il ‘capping’ e piantare essenze arboree per la fitodepurazione. Dei due milioni di euro circa stanziati dalla Regione Lazio per la bonifica ne sono serviti appena 88mila. Peccato però che negli undici semestri in cui è rimasta in infrazione sia costata la bellezza di 2 milioni 200mila euro in sanzioni, 523 euro al metro quadro. “Per bonificarla ce ne sono voluti appena 20. Se si fosse intervenuti prima, se la macchina amministrativa avesse fatto squadra da subito – calcola Alessio Fusco, componente della task force del Commissario – avremmo potuto risparmiare 500 euro al metro quadro“.

Ecco perché oggi tutti chiedono che quell’esperienza, quella task force nata con l’obiettivo di chiudere il contenzioso europeo venga consolidata, diventi anzi modalità strutturale per la gestione delle emergenze ambientali. Una sorta di cabina di regia permanente. Anche perché, al di là dei risparmi – che pure hanno il loro peso, sia chiaro – riaffermare i principi dell’efficienza, della cooperazione e della legalità curando territori feriti e comunità umiliate è servito fin qui soprattutto a uno scopo: rimettere al centro lo Stato nella sua funzione più nobile, quella di garante della qualità della vita delle comunità. “Il vero vantaggio per il Paese è l’aumento del benessere dei cittadini che vivono in quelle aree – dice Filomena Maggino, ex presidente della cabina di regia governativa ‘Benessere Italia’ – se rimettiamo al centro quel benessere, che inevitabilmente vuol dire anche benessere ambientale, allora possiamo farcela“.

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