Economia circolare, la Corte dei Conti Ue: “Transizione ferma in molti paesi”

di Redazione Ricicla.tv 04/07/2023

Secondo la Corte dei conti Ue tra 2015 e 2021 il tasso di circolarità medio nell’Unione è aumentato solo dello 0,4%. I 10 miliardi di euro disponibili per la transizione sono stati impiegati quasi esclusivamente sul fronte dei rifiuti, mentre pesa la scarsa incisività delle politiche sulla progettazione sostenibile


La transizione circolare negli Stati membri dell’Unione europea procede a passo di lumaca. Lo scrive la Corte dei conti europea in un report sull’attuazione dei piani d’azione lanciati nel 2014 e nel 2020 dalla Commissione Ue. Quest’ultimo, nello specifico, ha introdotto l’obiettivo del raddoppio del tasso di circolarità entro il 2030, che al momento però “appare difficilmente conseguibile”, osserva la Corte. Anche perché, sebbene a giugno del 2022 quasi tutti i paesi si fossero dotati di una strategia nazionale, gli oltre 10 miliardi di euro stanziati dall’Ue a favore degli Stati membri tra il 2016 e il 2020 sono stati utilizzati quasi esclusivamente per interventi sul fronte della gestione dei rifiuti, “invece che prevenirne la produzione attraverso la progettazione circolare“. “Le azioni finora intraprese dall’Ue sono state inefficaci e la transizione verso l’economia circolare è quasi ferma in molti paesi europei”, ha dichiarato Annemie Turtelboom, membro della Corte dei conti europea.

Secondo la Corte, il primo piano d’azione sull’economia circolare non è stato in grado di tradursi in un boost che fosse in linea con le attese che ne accompagnarono l’adozione. Tra il 2015 e il 2021 il tasso medio di circolarità, ovvero la percentuale di materia secondaria sostituita alle risorse vergini nelle nuove produzioni, è aumentato infatti in media soltanto di 0,4 punti percentuali. E anzi, sebbene l’obiettivo della Commissione fissato nel secondo piano sia quello di raddoppiarlo entro il 2030, il tasso effettivo è invece leggermente diminuito dal 2019, passando dal 12 all’11,7% nel 2021. Restano inoltre profonde differenze tra gli Stati membri. Anche tra quelli confinanti. Con il 33,8% i Paesi Bassi guidano la classifica, seguiti da Belgio (20,5%) e Francia (19,8%), ma in Lussemburgo il tasso scende al 3,8% in calo addirittura di oltre 7 punti rispetto al 2015. Con il suo 18,4% l’Italia si ferma a un passo dal podio, collocandosi comunque al di sopra della media Ue.

Secondo gli auditor della Corte, la stagnazione dei tassi di circolarità dimostrerebbe la scarsa incisività delle misure messe in campo dall’Ue per facilitare l’innovazione e l’ecodesign. Il tutto a fronte della notevole disponibilità di risorse. Dieci i miliardi di euro disponibili per interventi in materia di economia circolare, tra risorse a gestione concorrente e diretta, ma “nonostante la disponibilità dei fondi Ue e il sostegno complessivo alla transizione verso l’economia circolare, la Commissione e gli Stati membri non hanno utilizzato i finanziamenti in maniera mirata ed efficace per investimenti nella progettazione circolare”. Il 75 % dei 7,1 miliardi di euro previsti per l’economia circolare nel quadro dei fondi della politica di coesione è stato destinato all’attuazione della legislazione europea in materia di rifiuti, e non a interventi per migliorare la progettazione e la circolarità dei cicli industriali, mentre meno della metà dei fondi del ciclo Horizon 2020 dedicati ai progetti innovativi è stata richiesta per iniziative legate all’economia circolare, vale a dire 327 milioni di euro su un totale di 704.

Secondo la Corte, entro il 2024 la Commissione dovrebbe migliorare il monitoraggio delle iniziative messe in campo negli Stati membri, adottando indicatori nuovi che affrontino tutti gli aspetti della transizione circolare. In particolare quello della progettazione, “la fase che determina la maggior parte dell’impatto ambientale”. In più, si legge nel report, entro lo stesso termine “alla luce del potenziale impatto della progettazione circolare sull’ambiente, la Commissione dovrebbe analizzare i motivi per cui i finanziamenti Ue in regime di gestione concorrente e diretta non abbiano condotto all’avvio di più progetti in materia”. “Preservare i materiali e ridurre al minimo i rifiuti – ha chiarito Turtelboom – è fondamentale se si vuole che l’Ue utilizzi efficientemente le risorse e raggiunga gli obiettivi ambientali del Green Deal”.

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