Vincenzo Scatola
16/03/2016

Economia Circolare: le osservazioni sul pacchetto UE

Ultimo aggiornamento: 6 Marzo 2016 alle 18:03

Lo scorso 8 marzo in Commissione Ambiente al Senato si è tenuta una serie di audizioni informali che si inseriscono nel percorso di studio (ancora in fase di svolgimento) del Parlamento sul pacchetto di misure presentato dalla Commissione Europea lo scorso 2 dicembre 2015 in materia di Economia Circolare, e che rappresentano il terreno su cui l’assemblea di Bruxelles si confronterà nel definire quella che sarà la direttiva quadro finale, da vararsi – forse – già entro la fine dell’anno. Il Consiglio dei Ministri europeo, infatti, il 4 marzo ha visto riunirsi i titolari dei dicasteri ambientali dei paesi membri, ospitando il confronto sul piano d’azione del pacchetto per la transizione dell’Europa verso un modello circolare di economia, in particolare sulle quattro proposte legislative in materia di rifiuti. In quella sede i Ministri hanno concordato il loro sostanziale apprezzamento e supporto al pacchetto presentato dalla Commissione Juncker, sollevando la necessità di misure integrative complementari da intraprendere su base nazionale come gli incentivi alla domanda di prodotti riciclati e all’innovazione.

Tornando ai lavori in corso a Roma, le documentazioni contenenti osservazioni da parte di Cobat, Corepla, Federconsumatori e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile si sono concentrate su alcuni aspetti relativi alle modificazioni che il pacchetto partorito da Jean Claude Juncker e Karmenu Vella introdurrebbe in materia di gestione dei rifiuti.

Il giudizio dei rappresentanti del Cobat sul pacchetto è stato complessivamente positivo a partire dai principi su cui è stato strutturato, non ultima una più attenta definizione del concetto di “rifiuto” (come si legge dalla documentazione depositata), ma non sono mancate alcune osservazioni. La prima è stata dedicata al concetto di riuso all’interno della Gerarchia dei Rifiuti definita dall’articolo 4: concetto che andrebbe assai meglio definito in quanto potrebbe apportare vantaggi notevoli, ma soprattutto perché la gerarchia è l’elemento fondativo della stessa idea di “circolarità” dell’economia. La seconda è entrata nel merito degli articoli 8 e 8 bis dedicati alla Responsabilità estesa del Produttore sulle cui modalità di attuazione lascerebbero carta bianca, sostanzialmente, ergo il Cobat spinge per l’introduzione di incentivi economici e fiscali a sostegno di prodotti da materiali riciclati. Infine altra osservazione particolare è stata dedicata all’articolo 11 bis, con il quale si è previsto di intervenire sui criteri di calcolo dei target di riciclo computando solo le quantità in ingresso nella fase finale del processo: non bisogna però, secondo il Cobat, favorire l’esportazione dei rifiuti, prevista dal comma 8 dello stesso articolo e computata ai fini del calcolo degli obiettivi.

Davanti ai senatori della commissione Ambiente anche Giorgio Quagliuolo, presidente di Corepla (Consorzio nazionale raccolta riciclaggio e recupero degli imballaggi in plastica) che tra le criticità segnala i target fissati, sostanzialmente troppo alti. Per questo il Corepla – si legge nella documentazione depositata – considera “indispensabile” respingere qualsivoglia tentativo di “innalzare ulteriormente l’obiettivo”. Tutto, ha rimarcato Quagliuolo nella sua audizione, è indissolubilmente legato al metodo di calcolo delle percentuali: «Oggi noi effettuiamo la misurazione all’entrata dell’impianto», ma se la rilevazione si spostasse all’uscita, ammonisce, si «renderebbe irraggiungibile l’obiettivo del 55%» di imballaggi riciclati. Un dato che corrisponderebbe al 72% registrato all’entrata, mentre noi «arriviamo a riciclare il 62% di ciò che entra» ha spiegato il numero uno del Corepla. Nella documentazione depositata anche in questo caso si sollevano perplessità sulla Responsabilità estesa del Produttore che la proposta di direttiva estenderebbe alla totalità dei costi di gestione dei rifiuti derivanti dall’immesso a mercato, laddove – si oppone il Corepla – da una parte si tratta di costi che i produttori non possono controllare, in quanto spesso dipendono dall’efficienza o meno delle pubbliche amministrazioni, dall’altra relativamente agli imballaggi andrebbe applicata la responsabilità condivisa, sollevando de facto i membri del Conai dall’applicazione delle modifiche che gli articoli 8 e 8 bis introdurrebbero.

Federconsumatori (che non ha depositato alcuna documentazione ad oggi disponibile tramite il portale web del Senato), rappresentata nel ciclo di audizioni dal proprio responsabile Energia, Alessandro Notargiovanni, sostiene che per promuovere l’economia circolare «potrebbe essere utile una tassazione che colpisca comportamenti dannosi»: una leva fiscale, insomma, che permetta di favorire i prodotti più attenti alla tutela dell’ambiente ad ogni livello della filiera, difendendoli anche dalla concorrenza sleale di quelle importazioni che approfittano di regimi di produzione con vincoli meno stringenti sull’inquinamento.

Presentazione particolarmente strutturata e puntuale, infine, quella presentata da Edo Ronchi, audito in qualità di presidente dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Molte le osservazioni, a partire da alcuni problemi nelle modifiche delle definizioni di rifiuto all’articolo 3, ammonendo sui rischi di un eccessiva estensione dell’assimilazione degli imballaggi secondari e terziari da attività economica tra gli rsu. Anche il documento di Ronchi, poi, solleva dubbi sulla definizione fondamentale, quella di Gerarchia dei Rifiuti, per il cui rispetto all’articolo 4 della proposta di direttiva imporrebbe agli Stati membri l’adozione di “idonei strumenti economici per fornire incentivi”. Strumenti che, secondo la Fondazione Sviluppo Sostenibile, andrebbero definiti meglio (magari fornendo qualche esempio concreto) di concerto con adeguati incentivi fiscali. Tra gli altri punti toccati dal documento, oltre alla definizione più chiara e condivisa di sottoprodotto, la proposta di anticipare al 2025, invece che al 2030, il target del 10% dei rifiuti in discarica; la necessità di un sistema di consorzi efficienti su tutto il territorio nazionale e di una raccolta differenziata di qualità per centrare i nuovi obiettivi impegnativi di riutilizzo e riciclo fissati per il 2030.

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