Impianti minimi, ARERA: “Pragmatismo regolatorio per tutelare gli utenti”

di Luigi Palumbo 11/07/2023

Nella relazione annuale al Parlamento il presidente di ARERA Stefano Besseghini difende il sistema di tariffe al cancello per gli ‘impianti minimi’ di trattamento dei rifiuti censurato dalle sentenze del TAR. L’autorità “non ha inteso svolgere alcuna delle funzioni di programmazione che la legge affida ai diversi livelli istituzionali”, ha detto, sottolineando il “pieno coordinamento” con il Ministero dell’Ambiente


“Un caso, non unico, di pragmatismo regolatorio”. Così nella relazione annuale presentata questa mattina al Parlamento il presidente dell’autorità di regolazione ARERA Stefano Besseghini ha descritto il sistema di tariffe al cancello per gli impianti di chiusura del ciclo rifiuti censurato da una raffica di sentenze del TAR. “Un istituto regolatorio strettamente inerente all’ambito tariffario – ha sottolineato – che ha la funzione di ridurre il potere di mercato dei gestori di impianti in situazioni in cui vi sia uno stabile eccesso di domanda e un limitato numero di operatori e di contenere gli effetti negativi sull’utente”. Senza sostituirsi alle autorità competenti nell’attività di pianificazione del ciclo, a differenza di quanto stigmatizzato in ben cinque pronunciamenti del tribunale amministrativo, che accogliendo il ricorso di una serie di operatori privati hanno annullato il meccanismo ritenendo non spettasse alle regioni, né tanto meno ad ARERA, l’individuazione di impianti ‘minimi’ di recupero dei rifiuti organici da sottrarre al regime di libero mercato per assoggettarli al sistema di flussi prestabiliti e tariffe regolate. Pronunciamenti contro i quali l’autorità ha scelto di ricorrere al Consiglio di Stato.

ARERA, ha chiarito Besseghini nella propria relazione, “non ha inteso svolgere alcuna delle funzioni di programmazione che la legge affida ai diversi livelli istituzionali (in particolare alle regioni), poiché demanda al competente livello territoriale la decisione in ordine all’individuazione (o meno) degli impianti minimi’ da assoggettare alla regolazione”. Una impostazione che ricalca pienamente quella “inserita dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica nell’ambito del Programma Nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR) – ha ricordato il presidente di ARERA – a testimonianza del pieno coordinamento istituzionale per il potenziamento infrastrutturale del settore”. Un settore “connotato, simultaneamente, da forti ambizioni di pianificazione (nazionale e regionale) per un verso e da grandi pressioni alla libera concorrenza per l’altro”, ha detto, ma anche “dal ben noto e riscontrato deficit impiantistico”. Uno stato di cose alla luce del quale ARERA ha appunto scelto la via del “pragmatismo regolatorio”, sulla cui legittimità sarà però il giudice amministrativo di ultima istanza a doversi pronunciare.

La sentenza del Consiglio di Stato è attesa per dicembre. Nel frattempo il perdurare del contenzioso “incide sulle tempistiche di applicazione della disciplina principalmente volta alla tutela dei consumatori e utenti”, ha detto Besseghini, ricordando che “sono state trasmesse all’Autorità le predisposizioni dei Piani economico-finanziari 2022-2025 recanti le entrate tariffarie per 5mila 987 ambiti tariffari per una copertura di circa 52,3 milioni di abitanti serviti, nonché le proposte tariffarie per 61 impianti di trattamento qualificati come ‘minimi’ o come impianti ‘intermedi’”. Il riordino della governance di settore, con il passaggio delle competenze dai singoli comuni agli enti d’ambito “risulta ad oggi non pienamente compiuto sul territorio nazionale – ha sottolineato il presidente di ARERA” e la cosa continua a tradursi in “una intollerabile differenza nella qualità del servizio e nei costi sostenuti, che porta spesso alla combinazione di maggiori costi e peggiore qualità, in diverse parti del Paese”.

A conferma della significativa parcellizzazione del servizio il numero ancora elevato degli enti territorialmente competenti (3mila 550) ma anche il numero e la tipologia di attività svolta dai gestori iscritti (8mila 101), che nella maggioranza dei casi (66,6%) risultano accreditati per una singola attività e solo raramente (1,9%) per tutte le attività del ciclo. “Il metodo tariffario – ha ricordato Besseghini – altro non è, quindi, che una grammatica con cui comporre il racconto presente e futuro dello sviluppo locale del settore dei rifiuti. Una grammatica principalmente nelle mani dei decisori locali“.

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