Mauro Delle Fratte
18/04/2019

Rifiuti, Assoambiente: “Serve una strategia nazionale”

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre 2019 alle 15:09

Dieci miliardi di euro in investimenti e una strategia nazionale per allineare il Paese ai parametri dell’economia circolare. Questo l’appello di Fise Assoambiente, lanciato oggi da Roma in occasione della presentazione di un dossier sulla gestione dei rifiuti urbani e speciali in Italia. “Il nostro Paese – ha evidenziato il Presidente di FISE Assoambiente Chicco Testa -necessita di una Strategia Nazionale di gestione dei rifiuti che, al pari di quella energetica, fornisca una visione nel medio-lungo periodo (almeno ventennale) migliorando le attuali performance. Fare economia circolare significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. In Italia servono impianti di recupero (di materia e di energia) capaci non solo di sostenere il flusso crescente in particolare delle raccolte differenziate di rifiuti, ma anche di sopportare fasi di crisi dei mercati esteri; servono anche impianti di smaltimento finale (discariche), capaci di gestire i rifiuti residuali quali gli scarti generati dal processo di riciclo e quelli che non possono essere avviati a recupero o a trattamenti. Un investimento complessivo che richiederà 10 mld di euro”.

Stando al report, in Italia si producono ogni anno 135 milioni di ton di rifiuti speciali e circa 30 milioni di rifiuti urbani, di cui avviamo a riciclo, rispettivamente, il 65% (92 milioni di tonnellate) e il 47% (15 milioni di tonnellate). Per cogliere la sfida europea della Circular Economy (65% di riciclo effettivo e 10% in discarica al 2035 per i rifiuti urbani) occorrerà aumentare sensibilmente la raccolta differenziata (fino all’80%, considerato il tasso di resa rispetto ai rifiuti urbani intercettati) e la capacità di riciclo (+4 mln di tonnellate) del nostro Paese, limitando il tasso di conferimento in discarica e innalzando al 25% la percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti al fine di chiudere il ciclo. Per non perdere questa opportunità di crescita in termini economici e di sostenibilità ambientale è ora di definire su scala nazionale una “strategia per la gestione rifiuti” di lungo periodo che indirizzi tutto il sistema pubblico e gli operatori privati nella stessa direzione. Necessari investimenti in impianti di riciclo, recupero e smaltimento per 10 miliardi di euro.

Nello specifico, secondo Assoambiente, il nostro Paese dovrà muoversi lungo 4 direttrici: limitare l’import/export dei rifiuti da e per l’Italia, che movimenta ogni anno 9,5 mln di tonnellate (circa 6 in entrata e 3,5 in uscita): una diseconomia che, per carenza di impianti, produce una perdita di potenziale di materia ed energia; dotarsi di un sistema impiantistico adeguato al proprio fabbisogno, pianificando la realizzazione nei prossimi 16 anni di: oltre 20 impianti per le principali filiere del riciclo, 22 impianti di digestione anaerobica per il riciclo della frazione umida, 24 impianti di termovalorizzazione, 53 impianti di discarica per gestire i flussi dei rifiuti urbani e speciali; bloccare il “turismo dei rifiuti” all’interno dei confini nazionali, con particolare riferimento agli urbani, movimentati da una Regione all’altra per carenza della necessaria impiantistica di smaltimento (soprattutto al Sud); riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento solo a impianti moderni e sostenibili cui destinare esclusivamente le frazioni residuali opportunamente trattate. Oggi la capacità residua ha un’autonomia limitata: tra circa 2 anni sarà esaurita la capienza delle discariche del Nord del Paese, tra meno di un anno stesso destino toccherà al Centro, mentre diverse aree del Sud sono già oggi in emergenza.

Lo studio evidenzia come per raggiungere questi obiettivi occorreranno anche strumenti economici a sostegno dell’utilizzo dei materiali riciclati e per l’uso di sottoprodotti e materiali end of waste, oltre a un quadro normativo chiaro per il settore che semplifichi le procedure di autorizzazione, spinga investimenti e competizione fra imprese, consentendo di realizzare tutti gli impianti necessari. “Serve una cabina di regia nazionale”, conclude Testa, “che sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio, con responsabilità condivise del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dello Sviluppo Economico, coinvolga tutti gli attori istituzionali ed industriali, con l’obiettivo di gestire rifiuti urbani e speciali nella logica dell’economia circolare e rafforzare ulteriormente quello che già oggi è il principale distretto del riciclaggio d’Europa”.

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