Sistri, Terzoni: «Basta regali a Finmeccanica»

di Giuseppe De Stefano 17/12/2015

«Credo che sia evidente che il Governo non abbia lavorato bene sul Sistri». Un attacco a tutto campo quello del deputato pentastellato Patrizia Terzoni, membro della Commissione Ambiente alla Camera, che commenta così il ritiro della proroga al Sistri proposto in Commissione Bilancio domenica scorsa. Tra gli emendamenti prima presentati e poi ritirati dai relatori di maggioranza della legge di Stabilità in Commissione Bilancio alla Camera, infatti, c’era per l’appunto anche un provvedimento sul Sistri. L’emendamento avrebbe prorogato di un anno la gestione del sistema di tracciabilità alla Selex SeMa, ma (agendo sulla 101 del 2013) avrebbe anche esteso la validità del regime cartaceo. Pur senza andare in porto si tratta di un atto che, venendo dalla maggioranza, sconfesserebbe gli annunci del Governo e in particolare del Ministro Galletti, che a più riprese aveva annunciato il sistema rinnovato a partire dal primo gennaio 2016 (solo di recente aveva corretto il tiro parlando dei primi mesi). Una previsione a dir poco ottimista e per certi versi azzardata che Ricicla News aveva già evidenziato come irrealizzabile, ma l’emendamento avrebbe risposto ad una vera e propria necessità operativa che è uscita dalla porta della Legge di Stabilità (su cui pendeva l’urgenza di approvazione del Testo) ma con ogni probabilità potrebbe rientrare dalla finestra del Milleproroghe. In attesa di risposte dalla maggioranza e da Finmeccanica, tra le opposizioni più attive si è registrata quella del Movimento Cinque Stelle, che attraverso un comunicato che riportava la denuncia proprio di Patrizia Terzoni (protagonista in passato di varie interrogazioni sul Sistri negli ultimi anni), nel quale è stata immediatamente pubblicizzata la posizione del Governo leggendola come un favore alla società in orbita Finmeccanica: «Tempi eccessivi per il bando – ha detto ai nostri microfoni la Terzoni – chiediamo innovazione tecnologica da subito e proroga di massimo sei mesi per gestire il passaggio». Un dibattito che probabilmente rivedremo nei primi mesi del 2016, quando il Milleproroghe sarà – come ormai è tradizione – dibattuto a Montecitorio.

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