Terziario, quanto costa la Tari: l’analisi di Confcommercio Milano

di Giuseppe De Stefano 30/06/2017

Abbattere l’importo della tassa rifiuti per premiare buone pratiche di raccolta differenziata: questa la proposta avanzata da Confcommercio Milano nel corso della presentazione della ricerca dedicata all’analisi della crescita dei tributi locali per le attività economiche del settore terziario a cura dell’Ufficio Studi della divisione Milano, Lodi, Monza e Brianza dell’associazione di imprese. Principali indagate le imposte sugli immobili (Imu e Tasi), l’imposta di soggiorno per gli albergatori, la Cosap (occupazione di suolo pubblico) e, per l’appunto, la Tari sui rifiuti.

L’analisi prende in considerazione il periodo di riferimento 2011-2016 e fa un confronto tra il capoluogo meneghino e Roma per valutare quanto e come, nel bene e nel male, costi ed efficienza dei servizi si traducano in maniera diversa nelle tariffe in bolletta per le imprese. L’Ufficio studi di Confcommercio Milano ha preso in esame cinque tipologie di attività con differenti metrature “tipo” per evidenziare l’incremento sostanzioso della Tari nel quinquennio preso in esame. Si va dal +51,8% di un ufficio/studio professionale di 100 metri quadrati, che passa dal pagare 343,5 euro di tassa rifiuti nel 2011 al versarne 521,3 nel 2016, al picco di un +157,6% registrato da un bar/pasticceria di 70 metri quadrati che ha visto passare la sua bolletta da 443,14 a 1.141,5 euro, passando dal +138,2% di Pub e Ristoranti e dal +91,7% dei banchi di mercato che vendono generi alimentari. L’incremento più contenuto, secondo l’analisi, è stato quello dei minimarket con solo il 2,6% in più, anche se la tariffa era in partenza tra le più onerose: un esercizio di 150 metri quadrati già nel 2011 versava 1.595 euro di Tari, mentre oggi è arrivato a 1.636 euro.

Ma se Milano piange, Roma non ride. Nelle cinque tipologie messe a confronto per il 2016 l’importo medio della Tari è decisamente più alto nella Capitale dove la tassa rifiuti costa circa 2.778 euro contro i 1.420 euro di Milano. E, come se non bastasse, il servizio costa quasi il doppio e vale quasi la metà: a dirlo è un parametro elaborato da Opencivitas (portale di accesso alle informazioni degli Enti Locali a cura del Ministero dell’Economia e delle Finanze) che valutando con un “voto” da 1 a 10 il livello standard dei servizi con caratteristiche simili delle amministrazioni analizzate ha dato un 7 alla raccolta dei rifiuti di Milano, valutando invece con un 4 quella di Roma.

«Abbiamo una necessità di avere una riduzione della tassa smaltimento rifiuti quando l’imprenditore da un rifiuto che può essere riciclabile, quindi un abbattimento in quel caso della tariffa – ha dichiarato Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza rilanciando le proposte dell’associazione – e di conseguenza un abbattimento della pressione fiscale locale, che è sempre un bene nei confronti delle imprese perché dal 2011 al 2016 è diventata molto più alta, fermo restando che possiamo dire che il servizio è una virtuosità di Milano rispetto ad altre città come ad esempio Roma».

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