Tra burocrazia, integrazioni e concorrenza: cosa chiedono le imprese del waste management

di Luigi Palumbo 01/12/2021

A margine della presentazione del WAS annual report di Althesys abbiamo ascoltato le voci di tre associazioni di imprese per farci dire cosa serve al waste management italiano per crescere nella giusta direzione. Le risposte: meno burocrazia e più integrazione, a patto però di rispettare i principi di concorrenza

Meno burocrazia e una governance locale più autorevole, ma anche maggiore rispetto dei principi della concorrenza e delle indicazioni dell’antitrust. Queste le tre direttrici che secondo le imprese dovranno accompagnare lo sviluppo industriale del waste management in Italia. Un settore sempre più vivace, stando all’ultimo WAS annual report di Althesys, che nell’anno della pandemia ha fatto registrare investimenti per mezzo miliardo di euro, in crescita di oltre otto punti percentuali sul 2019, trainati dal grande driver dell’innovazione tecnologica e della convergenza con altri settori industriali. Per sbloccare appieno il potenziale delle imprese sia pubbliche che private, avvertono però gli operatori, serve in primo luogo un quadro normativo e amministrativo che sappia tenere il passo dell’evoluzione del sistema. “La gestione dei rifiuti – spiega Elisabetta Perrotta, direttore generale di Assoambiente – è un’attività dinamica e proprio per questo deve essere accompagnata da un sistema burocratico che non ostacoli l’evoluzione tecnologica che oggi serve al Paese. Non solo – aggiunge – per risolvere i problemi del trattamento, per i quali c’è bisogno di tutti i tipi di impianto, ma anche perché oggi le nostre imprese sono fornitrici di nuove materie prime per i settori dell’industria e della manifattura. Cosa che garantisce agli approvvigionamenti una resilienza maggiore rispetto alle materie prime importate da Paesi terzi, che non sempre hanno un equilibrio politico tale da garantirne la sicurezza”.

A guidare l’evoluzione del comparto, secondo Althesys, è la galassia delle utility. Quelle di maggiori dimensioni, si legge nel rapporto WAS, hanno mobilitato più del 65% degli investimenti. Per i colossi del waste management nostrano il futuro del settore passa attraverso la definizione di sistemi di governo del ciclo più autorevoli e una crescente integrazione tra le varie dimensioni della gestione dei rifiuti. Soprattutto nelle realtà in maggiore ritardo, a partire da quelle meridionali, che secondo Althesys anche nel 2020 risultano maglia nera per investimenti e dinamismo delle imprese. “C’è un enorme potenziale di innovazione e sviluppo nel sistema nazionale integrato di gestione dei rifiuti – dice Paolo Giacomelli, vice direttore di Utilitalia – per valorizzarlo occorre puntare su una governance a livello locale che sappia favorire livelli di aggregazione e integrazione del ciclo. Questo – prosegue – significherebbe avere imprese di dimensioni maggiori che oltre alla raccolta sappiano garantire anche la trasformazione e gestione delle materie prime seconde. Solo una vera integrazione del ciclo consente di restituire valore aggiunto ai territori, come ben illustrato nel rapporto WAS”.

Il quadro nazionale, dice Althesys, vede le grandi utility puntare a catturare maggior valore aggiunto integrando attività lungo le filiere, soprattutto nelle fasi del trattamento e della valorizzazione, ma anche aprendosi al mercato dei rifiuti speciali. nel quale oggi opera almeno un quarto delle prime 124 aziende di gestione dei rifiuti urbani del Paese, si legge nel rapporto. Un trend che mette in allarme gli operatori privati del recupero, soprattutto quelli di minori dimensioni, per i quali c’è il rischio di una eccessiva compressione degli spazi di concorrenza sul mercato nazionale. “Il nostro è un settore fatto soprattutto di Pmi – spiega Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima – quindi è chiaro che l’estensione di alcune attività sulla nostra filiera è un fenomeno da tenere sotto osservazione, facendo in modo da garantire i principi della libera concorrenza. Per noi restano centrali le indicazioni fornite a marzo dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato – dice – che il governo dovrebbe impegnarsi a recepire nel disegno di legge sulla concorrenza che si appresta ad approdare in Parlamento“.

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