Plastica, le associazioni: “Regolamento Ue mette a rischio il riciclo”

di Redazione Ricicla.tv 05/12/2018

Nell’anno dell’approvazione definitiva del pacchetto europeo di direttive sull’economia circolare, un’altra misura allo studio delle istituzioni Ue rischia invece di paralizzare il mercato del riciclo delle plastiche. Lo denunciano le associazioni delle imprese del riciclo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e auto a fine vita in una lettera inviata nei giorni scorsi al ministro dell’Ambiente Sergio Costa e al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Oggetto della missiva alcuni emendamenti approvati dal Parlamento europeo nell’ambito della revisione del Regolamento europeo sui composti organici persistenti (il cosiddetto Regolamento POP).

“Nel processo di revisione – scrivono le associazioni – stanno emergendo rilevanti criticità per le aziende che si occupano di riciclare le plastiche bromurate (plastiche additivate con composti bromurati, i BDE, che hanno la funzione di ritardanti di fiamma e utilizzate principalmente nelle industrie che si occupano della produzione di veicoli e apparecchiature elettriche ed elettroniche). Tali emendamenti – si legge – adottati dal Parlamento in Assemblea plenaria lo scorso 15 novembre nonostante il grande sforzo di sensibilizzazione svolto dalle Associazioni europee dei riciclatori (tra cui EuRIC ed EERA), ove approvati in via definitiva potrebbero portare ad un blocco nel riciclo delle plastiche provenienti dai rifiuti elettrici ed elettronici e dai veicoli a fine vita, con conseguenze profondamente negative per gli obiettivi di economia circolare fissati a livello europeo per tali settori (mancato raggiungimento dei target di riciclo, ricorso a forme di smaltimento più inquinanti e mancato rispetto della gerarchia dei rifiuti)”.

Attualmente il Regolamento POP prevede, per una classe di 4 BDE (tetra, penta, esa ed epta), un limite massimo di concentrazione pari a 10ppm per sostanze, prodotti e articoli, ai fini dell’immissione degli stessi sul mercato. Al contempo, però, è prevista una deroga secondo cui il limite può essere innalzato a 1000 ppm nel caso di prodotti e articoli costruiti utilizzando plastiche riciclate che contengono tali ritardanti di fiamma. Limiti troppo permissivi secondo il Parlamento, che con due emendamenti chiede invece l’introduzione di restrizioni più stringenti, oltre che specifiche per il decaBDE. In particolare si chiede l’introduzione di un limite di 10 ppm per il decaBDE nella produzione di nuove sostanze, miscele, articoli o come componente di parti di articoli nelle quali è utilizzato come ritardante di fiamma, senza individuare una deroga nel caso in cui per la loro produzione dovesse essere usato materiale proveniente da attività di riciclo, in aggiunta a un valore massimo di concentrazione per tutti i BDE pari a 500 ppm (prima tale limite era di 1000 ppm) come deroga per i rifiuti di plastica che possono essere riciclati.

Valori che, secondo i riciclatori di Raee e veicoli fuori uso, sarebbe praticamente impossibile rispettare. “Basti pensare – scrivono infatti le associazioni – che alcune plastiche che giungono presso tali impianti contengono ancora quantitativi di ritardanti di fiamma bromurati a livelli considerevolmente superiori a 1000 ppm (nelle TV ad uso domestico possono arrivare a 150.000 ppm) e gli impianti, grazie ai processi di trattamento e alle migliori tecniche disponibili adottate, riescono a processare e separare le plastiche che contengono una concentrazione di POP inferiore a 1000 ppm. Una ulteriore riduzione delle concentrazioni di BDE presenti nelle plastiche trattate – prosegue la missiva – oltre che tecnicamente di dubbia realizzazione, risulterebbe difficile da monitorare mancando standard riconosciuti per un tale livello di dettaglio, mentre detti standard esistono (BS EN 62321-3-1:2014) per il rilevamento delle sostanze bromurate fino a 1000 ppm. Si evidenzia in ogni caso come il decaBDE, grazie alle sue proprietà chimico-fisiche, non risulti facilmente aspersibile in ambiente (punto di fusione tra i 290 e i 306 °C), anche durante il processo di estrusione, che avviene a temperature inferiori”.

La posizione del Parlamento sarà nei prossimi mesi oggetto del trilogo, ovvero del confronto con Consiglio e Commissione per giungere all’approvazione del Regolamento. “La richiesta delle Associazioni delle imprese che si trovano a trattare questo tipo di plastiche, in quanto inevitabilmente presenti all’interno dei rifiuti che giungono ai loro impianti, è che il Governo italiano non dia il proprio supporto ad una norma che impedisce di fatto il riutilizzo delle plastiche bromurate provenienti dal riciclo dei Raee e degli ELV, che oggi costituiscono un quantitativo importante, altrimenti destinato alla discarica o all’incenerimento, che contribuisce agli obiettivi di riciclo nazionali”.

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