Campania e rifiuti: parla l’assessore regionale Fulvio Bonavitacola

di Redazione Ricicla.tv 27/10/2017

Dopo essere stato ascoltato per più di due ore dai membri della Commissione bicamerale ecomafie, l’assessore regionale all’ambiente Fulvio Bonavitacola ha tracciato al microfono di Ricicla.tv il quadro delle prospettive e delle criticità del ciclo rifiuti in Campania.

Assessore, sul capo della Campania pesano dal 2015 le sanzioni milionarie dell’Ue. Una situazione che il nuovo Piano rifiuti, in vigore ormai da quasi un anno, non è riuscito a sanare. Perchè?

«In casi come il nostro, con una condanna arrivata a valle di un procedimento durato molti anni, non è prevedibile che un ripensamento arrivi in pochi mesi. La Commissione europea ci ha chiesto chiarimenti sul Piano ed è evidente che a Bruxelles stiano aspettando di capire se le previsioni saranno accompagnate da risultati concreti in termini di raccolta differenziata e dotazione impiantistica».

A proposito di tempi e risultati, il programma di smaltimento delle ecoballe non procede secondo i tempi del cronoprogramma ufficiale, dal quale tra l’altro, dipende il prosieguo dei finanziamenti necessari a completare le operazioni. Perchè questi ritardi?

«I ritardi hanno riguardato i trasporti all’estero della prima tranche di ecoballe a causa di un restringimento della disponibilità di smaltimento in discarica nei Paesi esteri. Questo non succederà con la nuova tranche di trasporti da 500mila tonnellate, che non è stata aggiudicata al massimo ribasso come la prima, ma secondo un criterio che ha premiato le proposte che fossero anche ambientalmente vantaggiose. Le ecoballe insomma non andranno più in discarica all’estero ma saranno avviate a recupero energetico in Italia».

A che punto siamo con la parte industriale del programma, quella che prevede l’apertura di nuovi impianti a Caivano e Giugliano per la produzione di combustibile da rifiuti e il recupero di materia?

«Per Giugliano stiamo pensando ad un impianto ambizioso che punti al recupero di materia in una percentuale speriamo significativa, che naturalmente non sarà mai del 100%. Sull’impianto di Caivano per la produzione del Css abbiamo invece completato la conferenza di servizi. La procedura richiede però tempo, visto che abbiamo scelto, in sinergia con l’Anac, di usare la formula innovativa della competizione con negoziazione. È la prima volta che in Italia si utilizza questa modalità per una gara d’appalto così importante. È come se il progetto si componesse insieme con l’operatore in base alle sue idee, alle sue esigenze e soprattutto alla sua capacità di collocare il prodotto sul mercato».

Parliamo di riciclo dei rifiuti organici, il vero vulnus della Campania. La Regione ha enorme necessità di dotarsi di impianti di compostaggio e digestione anaerobica. A che punto siamo?

«Abbiamo varato un programma da 250 milioni per 15 impianti, utilizzando in parte le aree degli impianti di tritovagliatura già esistenti mentre in altri casi gli impianti saranno costruiti ex novo».

A proposito del revamping degli impianti di tritovagliatura, nei giorni scorsi i comuni di Casalduni e Battipaglia, che ospitano due degli impianti che la Regione puntava a dotare di sistemi di trattamento dei rifiuti organici, hanno detto “no” a nuovi impianti sul loro territorio. Come si procederà su questo fronte?

«Per Casalduni il problema è legato alla presenza di ulteriori impianti nella zona e di criticità che hanno interessato lo Stir, quindi si è proceduto ad una sospensione del procedimento per ulteriori indagini. A Battipaglia invece il Comune ha evidenziato preoccupazioni legate all’impatto odorigeno. Preoccupazioni che troviamo condivisibili ma superabili. Nel 2017 fare opposizione ad un impianto di compostaggio è una politica assolutamente insostenibile».

Sempre sul fronte del compostaggio, nelle ultime settimane la Regione ha spinto molto sui piccoli impianti di comunità. Qual è stata la risposta dei comuni?

«Siamo la prima Regione d’Italia ad aver dato attuazione al recente decreto ministeriale in materia e la risposta delle amministrazioni locali è stata da subito molto positiva. Quasi il 50% dei comuni della Campania si è candidato ad ospitare un impianto di comunità. È una tecnologia nella quale credo molto, perché avvicina il cittadino all’impiantistica e all’idea che il rifiuto debba essere valorizzato con le forme di gestione che consentono di farlo al meglio».

C’è da augurarsi però che non si crei la falsa convinzione che il compostaggio di comunità possa sostituire quello fatto negli impianti industriali…

«Sono perfettamente d’accordo. Noi infatti puntiamo ad una dotazione impiantistica che debba essere composta soprattutto da impianti di grossa taglia, nell’ordine delle 30-35mila tonnellate. Gli impianti per il compostaggio industriale e quelli di comunità sono complementari, non alternativi. E noi abbiamo bisogno degli uni e degli altri».

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