Depurazione, il commissario Fatuzzo: “Il governo ci dia poteri di deroga”

di Redazione Ricicla.tv 20/10/2023

Il nuovo commissario di governo alla depurazione Fabio Fatuzzo chiede al governo poteri di deroga per accorciare i tempi burocratici degli interventi sugli agglomerati oggetto delle procedure d’infrazione europea. I ritardi, avverte, hanno fatto lievitare i costi. “Manca un miliardo di euro”, dice


Riconoscere al commissario alla depurazione gli stessi poteri attribuiti al sindaco di Genova per la ricostruzione del ponte Morandi. Vale a dire poteri di deroga, necessari ad accorciare i tempi di una burocrazia che sta frenando gli interventi per chiudere le quattro infrazioni europee, facendo lievitare i costi. Che ora superano di un miliardo di euro i fondi disponibili. Nella sua prima audizione alla Camera il neo nominato commissario di governo alla depurazione Fabio Fatuzzo ha tutt’altro che ridimensionato le proporzioni dell’emergenza – caratterizzata, ha detto, da “notevole onerosità” economica e ambientale – e anzi ha messo da subito in chiaro che le cose sono destinate ad aggravarsi a strettissimo giro. Quattro le procedure aperte ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della normativa europea di riferimentoche proprio in questi giorni l’Ue si prepara ad aggiornare – con poco meno di mille casi non a norma “che coinvolgono quasi tutte le regioni” e una condanna a pagare “una sanzione che arriva a 165mila euro al giorno”, ha detto Fatuzzo. Ma nell’arco delle prossime settimane il conto si farà decisamente più salato.

Alla sentenza che nel maggio del 2018, nell’ambito della più longeva delle quattro procedure, ha visto l’Italia condannata a pagare multe giornaliere a tre zeri per 74 agglomerati urbani non conformi alla disciplina europea sulla raccolta e trattamento delle acque reflue, se ne aggiungerà presto un’altra, ha avvisato il commissario. Dopo una prima condanna nel 2014 per 16 agglomerati e una nuova lettera di messa in mora per 5 nel 2018, anche per la seconda procedura d’infrazione in ordine temporale lo scorso giugno la Commissione europea ha infatti nuovamente deferito l’Italia alla Corte di giustizia. “Aspettiamo la sentenza di condanna e la quantificazione della sanzione – ha spiegato – che aggraverà i costi a carico del Paese, se non verranno risolti i problemi“.

Problemi legati principalmente ai tempi della burocrazia, ha spiegato il commissario. Gli interventi da affrontare nell’ambito delle quattro procedure sono 939. Soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria, ma i ritardi nel rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte degli uffici regionali, ha detto, stanno frenando i lavori. A poco sono valse le semplificazioni arrivate con i vari provvedimenti sull’attuazione del PNRR, che al capitolo depurazione conta 600 milioni di euro. “Al commissario sono stati riconosciuti gli strumenti per ridurre della metà i tempi per l’ottenimento dell’assenso in sede di conferenza di servizi – ha chiarito Fatuzzo – ma sono state escluse le autorizzazioni di natura ambientale e artistica (sic, ndr). Questo comporta forti ritardi, visto che spesso, anche quando un procedimento è completato e potrebbe andare a gara, si ferma perché VIA, VINCA, VAS o PAUR, che sono di competenza regionale, non vengono espressi in tempi brevi, ma arrivano a superare l’anno e mezzo o i due anni addirittura”.

Un problema, quello dei tempi della burocrazia, già sollevato dall’ex commissario Maurizio Giugni, che parlando a Ricicla.tv aveva fatto l’esempio dell’adeguamento dei depuratori di Palermo e Messina, per autorizzare i quali era servito circa un anno e mezzo. Responsabile del rilascio dei nulla osta, al tempo, era l’ex assessore regionale all’ambiente Salvatore Cordaro. Che ora, per un singolare intreccio del destino, siede proprio al fianco del siciliano Fatuzzo (in occasione dell’audizione alla Camera era letteralmente al suo fianco) in qualità di sub commissario. Senza dimenticare che l’attuale commissario, al tempo, sedeva alla guida di Sidra, gestore idrico dell’area metropolitana di Catania, “che per il 20% è allacciata alle fogne, mentre per l’80% no”, ha chiarito Fatuzzo.

Commissario e sub commissario, insomma, conoscono da vicino le sabbie mobili della burocrazia, e sanno anche che più i procedimenti sprofondano nelle carte bollate e nell’inerzia di funzionari e amministratori, più i costi lievitano. Più passa il tempo tra la chiusura del progetto e la gara d’appalto, ha infatti ricordato il commissario, più occorre tenere conto dell’aggiornamento dei prezzari regionali dei lavori pubblici, sempre più influenzati da caro materiali e inflazione. “Se la progettazione non è abbastanza veloce, il progettista fa un suo computo metrico ma questo viene superato dalla realtà determinatasi successivamente – ha spiegato – cosa che equivale ad aumenti di costo nell’ordine delle decine di milioni“. Incrementi che erodono le risorse a disposizione dell’ufficio commissariale, poco più di 2 miliardi di euro, finanziati per la maggior parte da una delibera CIPE (oggi CIPESS) del 2012. Lo sblocco dei fondi per ogni intervento è legato alla presenza di un progetto cantierabile. Se il progetto è vetusto, va aggiornato. E per ogni aggiornamento gli importi da mettere a gara lievitano. Insomma più passa il tempo, anche per i ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, e più le risorse si rivelano inadeguate. “Abbiamo competenze per 2,17 miliardi di euro – ha chiarito – ma il costo stimato è di 3,26 miliardi. Manca un miliardo. Bisogna trovarlo in modo da utilizzarlo subito, perché tra un anno non basterà più”.

Complessivamente, sono 99 gli interventi affidati alla struttura commissariale, ha ricordato Fatuzzo, 67 in Sicilia, 9 in Calabria, 7 in Campania, 8 in Basilicata, 1 in Puglia e 6 nel Lazio, “Di questi – ha snocciolato il commissario – 23 completati, 26 in fase di esecuzione, 14 in fase progettuale e 9 per i quali erano state attivate le gare“. Anche qui però l’immancabile burocrazia ci ha messo lo zampino. “Al termine del proprio mandato, l’ex commissario aveva trasmesso alla centrale di committenza tutto l’incartamento, ma Invitalia, che era stata individuata come stazione appaltante, si era fermata nell’attesa della nuova nomina. Ogni tre anni, alla scadenza del mandato commissariale, si ferma tutto, visto che il commissario non ha dipendenti né strutture, ma deve affidarsi a società in house. Ogni tre anni – ha detto Fatuzzo – si ricomincia da zero, come se nulla fosse stato. Se i commissari avessero avuto i poteri di deroga riconosciuti, ad esempio, al sindaco di Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, a quest’ora non staremmo parlando dei vecchi interventi, ma solo dell’ultima procedura d’infrazione. Presenterò al governo la richiesta di riconoscere al commissario alla depurazione gli stessi poteri”. Mentre in Europa stanno partendo i negoziati per la revisione della direttiva sulle acque reflue – con l’obiettivo di allinearla alle sfide del presente, dall’autonomia energetica al riuso, alla decarbonizzazione – in Italia potrebbero servire i poteri speciali per chiudere i conti col passato.

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