Differenziata supera il 65%, ma mancano impianti e i cantieri PNRR fanno fatica

di Redazione Ricicla.tv 29/02/2024

La differenziata supera il 65%, ma restano 13 Regioni sotto la soglia (che avremmo dovuto raggiungere nel 2012), con ritardi e carenze sul fronte della raccolta e su quello del trattamento. Il quadro emerso in occasione della presentazione del nuovo rapporto ANCI-CONAI. Focus sugli investimenti PNRR, il capo dipartimento MASE Fabrizio Penna: “Ancora poche le richieste di anticipazione dei fondi”


Cresce la raccolta differenziata, superando il 65% e consolidando il primato europeo dell’Italia sul fronte del riciclo degli imballaggi. Ma il panorama delle performance virtuose resta a macchia di leopardo, con ritardi anche e soprattutto in termini di dotazione impiantistica. E difficoltà nell’attuazione degli investimenti PNRR che dovrebbero colmarle, con i progetti che ancora faticano a passare alla fase dei cantieri. Questo il quadro emerso stamattina a Roma in occasione della presentazione dell’ultimo rapporto ANCI-CONAI.

“La differenziata ha raggiunto e superato il 65%, target fissato dalla normativa di settore – ha dichiarato il delegato ANCI ai rifiuti Carlo Salvemini – risultato frutto di una performance che negli anni ha dimostrato grande capacità di miglioramento”. “Il punto di forza del sistema italiano è la solidità della sinergia tra pubblico e privato – ha aggiunto il presidente di CONAI Ignazio Capuano – che nel 2022 ha consentito di raggiungere gli obiettivi di riciclo degli imballaggi al 2025, cosa confermata anche dai dati preliminari sul 2023″.

A fronte del superamento del 65% di raccolta differenziata a livello nazionale, e del raggiungimento dei target europei di riciclo, restano però gli immancabili ritardi su base territoriale, soprattutto al centro sud. “Non dobbiamo dimenticare – ha osservato Salvemini – che l’obiettivo del 65% avremmo dovuto raggiungerlo nel 2012. Oggi siamo nel 2024 e ci sono quasi 13 regioni sotto quella soglia – ha chiarito – con difficoltà legate, ad esempio, ai modelli di raccolta, soprattutto nelle aree urbane. Ma restano anche deficit impiantistici, con differenze tra nord e sud che impattano anche sui costi della Tari. Per molto tempo si è sostenuto che differenziare convenisse, ma in molte regioni questo non è ancora confermato e la cosa costituisce un disincentivo per le famiglie“.

Per questo i sindaci sono tornati a difendere il sistema degli ‘impianti minimi’ di ARERA, che conferisce alle Regioni in ritardo la facoltà di calmierare le tariffe d’ingresso negli impianti di trattamento. Sistema riattivato dal regolatore, dopo lo stop imposto dalle sentenze della giustizia amministrativa, e subordinato al Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti. “I problemi sono nati perché il PNGR è arrivato in ritardo – ha detto Salvemini – perché se l’avessimo fatto per tempo ARERA avrebbe potuto utilizzarlo per scudarsi da eventuali ricorsi. Ora dobbiamo difendere questo provvedimento – ha detto, chiarendo però che – ARERA lo ha riattivato con decorrenza dal 1 gennaio 2024, ma abbiamo chiesto di definire un criterio di applicazione anche per il 2022 e 2023 perché diversamente la famiglie pagheranno troppo e ingiustamente per responsabilità che non sono loro”.

Sul fronte del recupero di inefficienze e ritardi prosegue la messa a terra degli investimenti del PNRR, che ha destinato alle amministrazioni locali una fetta importante dei 2,1 miliardi di euro stanziati al capitolo sull’economia circolare. “Parliamo di 1098 progetti solo per la linea A (per il miglioramento della differenziata, ndr)”, ha chiarito il capo dipartimento PNRR al Ministero dell’Ambiente Fabrizio Penna. “Abbiamo superato la ‘mannaia’ dell’affidamento dei lavori entro il 31 dicembre scorso con un lavoro di squadra”, ma sul percorso verso la deadline del giugno 2026, ha avvertito, non mancano le criticità. “Stiamo ricevendo poche richieste di anticipazione dei fondi“, ha detto Penna. Segno che molti progetti non sono ancora arrivati alla fase dei cantieri. E non è escluso che questo sia legato al secondo “motivo di preoccupazione”, ovvero quello del ritardo nel rilascio delle autorizzazioni. “Siamo preoccupati – ha ammesso Penna -c’è già una norma che permette alle Regioni di delegare ai Comuni la titolarità del processo. Ci stiamo organizzando per definire un protocollo che possa aiutare a superare questa difficoltà“.

Restano poi le preoccupazioni legate all’interlocuzione con l’Ue sulla proposta di regolamento imballaggi, con l’iter per l’adozione che, dopo i travagliati (per l’Italia) passaggi in Parlamento e Consiglio, si avvia alla fase conclusiva dei negoziati, prevista per il prossimo 4 marzo. “Una battaglia fondamentale per il sistema nazionale dell’economia circolare – ha detto Penna – abbiamo ancora margine di manovra per migliorare gli effetti, o quanto meno limitare i danni, del nuovo regolamento”. “Tra qualche giorno sapremo in che direzione andrà – ha aggiunto Ignazio Capuano – i risultati dell’ultimo rapporto ANCI-CONAI parlano di un sistema poco ideologico e molto pragmatico. A differenza della proposta di regolamento, che sembra non tenere conto di esperienze virtuose come la nostra”.

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