Export di rifiuti, ecco perché il regolamento Ue non si applicherà all’end of waste

di Luigi Palumbo 03/05/2024

Il nuovo regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti darà una stretta alle esportazioni verso paesi terzi, ma non si applicherà alle materie prime seconde prodotte nel rispetto della disciplina end of waste. “Grazie all’impegno del governo siamo riusciti a far valere uno strumento cardine dell’economia circolare”, spiega il direttore generale di Unirima Francesco Sicilia


Dalla primavera del 2026 il nuovo regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, darà un giro di vite alle esportazioni fuori dai confini dell’Unione, “con una forte limitazione, se non addirittura un blocco delle spedizioni di rifiuti in plastica nei paesi extra Ue”, spiega il direttore generale di Unirima Francesco Sicilia. Oltre alla plastica, che sarà il materiale più colpito – con la messa al bando delle spedizioni verso i paesi non OCSE dal maggio 2026 e l’obbligo di notifica per i paesi OCSE – il giro di vite impresso dall’Ue riguarderà tutte le movimentazioni verso paesi terzi, che saranno vincolate alla dimostrazione della sostenibilità ambientale del trattamento negli impianti di destino. Una stretta pensata in ottica di contrasto all’inquinamento e al traffico illecito, che però non riguarderà le materie prime seconde end of waste, prodotti e non rifiuti e quindi in quanto tali escluse dal perimetro di applicazione della normativa.

Per l’Italia, che da diversi anni è esportatore netto di maceri e che nel 2022 ne ha inviato all’estero un milione e mezzo di tonnellate, uno stop tout court alle esportazioni, senza distinzione tra rifiuti e materie secondarie da riciclo “avrebbe avuto un contraccolpo pesante sulle imprese” – spiega Sicilia – per questo nel corso dei negoziati ci siamo attivati per far valere uno strumento cardine dell’economia circolare nel nostro paese, ovvero il regolamento end of waste sulla carta e il cartone“. Che l’Italia, prima in Ue, ha adottato nel 2021 e che da allora stabilisce quando, a seguito di un adeguato trattamento di riciclo, i rifiuti cellulosici perdono la qualifica di rifiuto per acquistare quella di prodotto a tutti gli effetti. “Abbiamo solo chiesto che fosse chiaro, all’interno del regolamento sulle spedizioni di rifiuti, che ciò che non è più rifiuto è al di fuori del perimetro di applicazione della norma“, chiarisce il direttore di Unirima. Sollecitazioni che il governo italiano ha portato al tavolo dei triloghi tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue, ottenendo una serie di modifiche al testo di partenza. “Nell’articolo 29 sulla classificazione, in particolare, è stata fatta chiarezza sulla distinzione tra ciò che è rifiuto e ciò che è un prodotto”, spiega Sicilia, subordinando le valutazioni degli Stati membri sull’applicazione del regolamento all’articolo 6 della direttiva quadro sui rifiuti, ovvero quello che disciplina l’end of waste e dal quale discende il decreto nazionale sulla carta e il cartone. “Un principio che il regolamento fa valere anche per sciogliere eventuali controversie tra paesi“, aggiunge.

L’esclusione dell’end of waste dal campo di applicazione del regolamento sulle spedizioni, precisa però Sicilia, emerge anche in altri passaggi del testo. “La distinzione tra bene e rifiuto è stata ripresa anche nei ‘considerando’ della norma, in particolare nel 14 e nel 37“. Il primo, nello specifico, chiarisce che al fine di applicare correttamente il regolamento, gli Stati membri devono assicurarsi che i rifiuti non siano mascherati in maniera fraudolenta da “merci usate, beni di seconda mano, sottoprodotti oppure sostanze o oggetti che hanno raggiunto la cessazione della qualifica di rifiuto“. Anche in questo caso, aggiunge Sicilia, “a rimarcare che il regolamento sulle spedizioni di rifiuti si applica, appunto, ai rifiuti“. Salve insomma le esportazioni di macero end of waste prodotto dalle imprese italiane del riciclo, che trovano nei canali internazionali – soprattutto verso India e far east – uno sbocco strategico per i materiali che l’industria cartaria nazionale non riesce ad assorbire: +99,9% l’incremento registrato nei primi sei mesi dello scorso anno “Un aumento notevole delle esportazioni – chiarisce il direttore di Unirima – proprio in risposta alla contrazione della domanda interna”, sulla quale hanno pesato i costi dell’energia e il calo dei consumi legato alle dinamiche inflattive. “Se non avessimo le esportazioni – spiega – il contraccolpo sui prezzi di mercato delle materie prime end of waste si ripercuoterebbero sull’intera filiera della raccolta e del riciclo. È importante che in fase di triologo il nostro governo abbia difeso una norma, il decreto end of waste, che colloca l’Italia in una posizione di avanguardia. Siamo ai vertici in Ue non solo per i tassi di riciclo, ma anche per la qualità della normativa, ed è giusto che gli altri paesi ci imitino”.

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