G7, nell’intesa sul phase out del carbone c’è anche tanta economia circolare

di Redazione Ricicla.tv 30/04/2024

L’intesa raggiunta al termine del G7 di Torino ha nel phase out del carbon fossile il suo passaggio più ambizioso, ma nei 45 punti del comunicato finale c’è anche tanta economia circolare, dai minerali critici al tessile, passando per l’acqua


Le sette principali economie del pianeta si impegnano ad abbandonare l’uso di carbon fossile nella produzione energetica non abbattuta entro il 2035, per puntare a emissioni climalteranti zero entro la metà del secolo. Ma anche a promuovere strategie circolari per garantire l’approvvigionamento sicuro e sostenibile di minerali critici, per ridurre l’impronta di settori a grande impatto ambientale come quello tessile e per contrastare l’inquinamento da plastica. Come anticipato ieri dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il G7 energia, clima e ambiente a guida italiana si chiude con un accordo tecnico e politico che ha nell’addio al peggiore tra i combustibili il più ambizioso dei suoi 45 punti, ma che riesce anche ad affermare, com’era nelle intenzioni dei negoziatori italiani, la centralità dei modelli di economia circolare nella road map per fronteggiare “la tripla crisi globale del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento”. “Questa carta di Venaria, mi piace chiamarla così, è un passo importante da parte del G7 – ha detto Pichetto – un passo importante da parte di un gruppo di paesi che vuole fare da traino e da stimolo anche per chi, in questo momento, non è in grado di farcela da solo”.

Il comunicato finale siglato al termine della due giorni di Torino, preceduta dal lavoro dietro le quinte degli sherpa italiani, parte dalla presa d’atto dell’insufficienza delle iniziative messe in campo sul fronte della riduzione delle emissioni, come emerso dall’ultimo Global Stocktake presentato alla COP28 di Dubai, motivo per cui i paesi del G7 si impegnano, tra l’altro, a definire nuovi piani nazionali per la riduzione delle emissioni che coprano tutti i gas serra e i settori dell’economia, allineati all’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C. Un obiettivo che i sottoscrittori si impegnano a perseguire confermando l’impegno a triplicare la potenza rinnovabile assunto in occasione della COP28 e puntando a raddoppiare al 4% il tasso annuo di incremento dell’efficienza energetica entro il 2030 .

In linea con le determinazioni dell’agenzia internazionale per l’energia IEA i paesi del G7 riconoscono che una “eliminazione progressiva del carbone è necessaria entro il 2030 nelle economie avanzate ed entro il 2040 in tutte le altre regioni del suo scenario” per restare in linea con l’accordo di Parigi, e per questo rilanciano l’impegno ad allontanarsi dall’uso dei fossili nel settore energetico assunto alla COP di Dubai con un’ambiziosa intesa per raggiungere il phase out dell’utilizzo energetico del carbone negli impianti esistenti non abbattuti, quindi non dotati di sistemi di cattura della CO2, “durante la prima metà del 2030 o in una linea temporale coerente con il mantenimento del limite di 1,5°C”. Nessuna menzione all’abbandono del gas naturale, se non a quello di importazione russa, ma solo un invito a promuovere gli investimenti nel settore “senza creare effetti di lock-in”. Sempre in tema di energia, l’intesa riafferma la centralità del nucleare come fonte di energia pulita, flessibile e stabile, sottolineando la necessità di rafforzare la resilienza delle catene di fornitura anche promuovendo lo sviluppo degli SMR, i piccoli reattori cosiddetti di IV generazione, sui quali il governo italiano ha scelto di puntare anche aderendo all’Alleanza Industriale Europea lanciata dalla Commissione Ue a febbraio di quest’anno.

Se al capitolo sull’energia il comunicato prosegue con impegni sulla riduzione delle emissioni di metano, sulla finanza climatica e sul supporto ai paesi in via di sviluppo, è al capitolo sull’ambiente che l’intesa mette invece al centro l’economia circolare, fondamentale per ridurre “la pressione sulle risorse primarie”, e svolgere “un ruolo chiave nel mitigare gli impatti negativi dell’estrazione e della lavorazione delle risorse” ma allo stesso tempo anche capace di “aumentare la resilienza delle nostre economie ai potenziali shock futuri”. Per questo i paesi del G7 puntano a “una transizione rapida verso modelli economici circolari”, si legge, partendo da settori chiave come quello dei minerali critici e del tessile, in quest’ultimo caso coinvolgendo governi, imprese, stakeholder e partner a dare vita, entro la fine del 2024, a un’Agenda volontaria comune sul tessile e la moda circolare.

In generale, si legge, i sottoscrittori dell’intesa si impegnano a “migliorare la progettazione del prodotto, promuovere regimi di responsabilità estesa del produttore, sostenere modelli di business circolari, definire quadri per il ciclo di vita sostenibile dei prodotti, e contrastare il greenwashing”. Obiettivi fissati in continuità con il lavoro svolto dalla precedente presidenza giapponese del G7, ha ricordato il sottosegretario all’Ambiente Yagi Tetsuya, secondo cui “siamo stati in grado di confermare l’impegno per l’implementazione dei CEREP (i principi guida per la circolarità definiti nel corso del summit di Hiroshima, ndr) e sul riciclo delle materie prime critiche“. Su quest’ultimo fronte l’intesa impegna i paesi del G7 a diversificare le fonti di approvvigionamento, tra l’altro, anche rivalutando e sviluppando il recupero e riciclo dei materiali, “compresi i residui di miniera e l’estrazione dalle miniere urbane”, come i flussi di rifiuti tecnologici.

Un impegno, quello per la promozione di modelli economici circolari, che le principali economie del pianeta estenderanno anche al tema dell’inquinamento da plastica, incluso quello marino, rispetto al quale entro il 2024 i paesi del G7 lavoreranno per contribuire a chiudere i negoziati ONU su un trattato globale. “La scorsa notte a Ottawa abbiamo gettato le fondamenta per l’intesa finale da raggiungere in Corea del Sud entro la fine di quest’anno”, ha detto Steven Guilbeault, ministro dell’Ambiente del Canada, paese che ha ospitato l’ultimo giro di trattative sul trattato e che succederà all’Italia alla presidenza del G7. “Abbiamo bisogno che i paesi del G7 assumano la leadership di questo processo. Abbiamo l’opportunità di porre fine all’inquinamento da plastica, non possiamo permetterci di sprecarla”. Stando al comunicato finale, i paesi G7 si faranno promotori di un approccio che affronti “l’intero ciclo di vita della plastica e promuova la sostenibilità produzione e consumo” anche definendo “criteri o requisiti minimi di prestazione per la progettazione della circolarità per i prodotti, anche su durabilità, riutilizzo, riparazione e riciclaggio”, migliorando la raccolta, selezione e il riciclo dei rifiuti e spingendo l’adozione di schemi di responsabilità estesa del produttore. Sempre in tema di gestione sostenibile delle risorse naturali spicca poi la proposta della presidenza italiana di un “Hub dell’Uso sostenibile del territorio” dedicato all’Africa e al Mediterraneo, ma soprattutto l’impegno a dare vita alla “G7 Water Coalition”, con l’obiettivo, tra gli altri, di “preservare le risorse idriche e ridurre l’inquinamento idrico da tutte le fonti promuovendo l’efficienza delle risorse e l’economia circolare”.

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