‘Impianti minimi’, Sicilia: “Vera carenza impiantistica è sul recupero energetico”

di Redazione Ricicla.tv 11/12/2023

Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, commenta i pronunciamenti del Consiglio di Stato che la settimana scorsa hanno stroncato il sistema degli ‘impianti minimi’ di ARERA. “Il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti – dice a Ricicla.tv – venga aggiornato con una fotografia dell’impiantistica necessaria”. Quale? “Come dice l’antitrust – spiega Sicilia – soprattutto quella per il recupero energetico degli scarti non riciclabili”


Dopo le sentenze del Consiglio di Stato “ci aspettiamo si prenda atto del fatto che il sistema degli ‘impianti minimi’ è stato bocciato, e auspichiamo si apra presto il tavolo di confronto per l’aggiornamento del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, come chiesto dalla risoluzione della senatrice Silvia Fregolent”. Così Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, commenta i pronunciamenti dei giudici di ultimo grado che la settimana scorsa hanno stroncato il meccanismo di ARERA, nato per colmare i divari impiantistici sul territorio nazionale ma dichiarato illegittimo e lesivo della concorrenza. “Se c’è una carenza impiantistica, come ha detto più volte l’antitrust – ha detto Sicilia – è quella per il recupero energetico degli scarti non riciclabili. È lì che deve intervenire il sistema regolatorio, visto che il mercato non c’è”.

Cosa ci dicono le due sentenze emesse la scorsa settimana dal Consiglio di Stato sul sistema degli ‘impianti minimi’ di ARERA?

“Sono sentenze che ribadiscono quello che il TAR Lombardia aveva già detto circa il perimetro di competenze di ARERA. Attraverso il vostro canale abbiamo più volte sottolineato quanto il principio di concorrenza sia fondamentale per l’economia circolare e quanto nell’applicazione di questo principio ci siano delle criticità, una delle quali riguarda proprio la modalità con cui ARERA aveva introdotto il concetto degli ‘impianti minimi’. Le sentenze del Consiglio di Stato confermano che a dover indicare le regole non sono né le Regioni né ARERA, ma lo Stato attraverso il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti. Su questo c’è da fare una precisazione: quando si parla di carenze impiantistiche occorre fare un’analisi attenta su ciò che effettivamente manca, per evitare duplicazioni e sperpero di soldi”.

Quali sono gli impianti che mancano e che impediscono lo sviluppo di un mercato concorrenziale?

“Come ha più volte scritto l’antitrust, se una carenza impiantistica c’è è quella legata al trattamento a recupero energetico degli scarti non riciclabili. L’antitrust dice che questi impianti mancano, e anche che quelli esistenti sono probabilmente concentrati nelle mani di pochi attori. È lì che deve intervenire il sistema regolatorio, visto che il mercato non c’è”.

Che scenari si aprono adesso?

“Intanto ci aspettiamo che si prenda atto del fatto che il sistema degli ‘impianti minimi’ è stato bocciato dal Consiglio di Stato. Poi attendiamo che si apra il tavolo di confronto – sollecitato anche dalla proposta di risoluzione della senatrice Silvia Fregolent – e che si vadano a riscrivere le regole e anche i compiti di ARERA. Soprattutto auspichiamo che il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti venga aggiornato con una fotografia attenta della dotazione impiantistica necessaria. Ma c’è anche un altro tema che vorremmo venisse messo all’ordine del giorno”.

Quale?

“Quello dei costi che ARERA chiede alle imprese per portare avanti le sue attività, il cosiddetto contributo a copertura degli oneri di finanziamento. Noi abbiamo detto sin dall’inizio che questo contributo non è dovuto dalle imprese private del recupero, perché come ribadito proprio dal Consiglio di Stato a maggio scorso le attività di recupero non rientrano nella privativa comunale. Se il settore deve lavorare sul libero mercato, al di fuori del perimetro della privativa, è evidente che le imprese non debbano essere assoggettate al pagamento del contributo ARERA. Dal 2020 sollecitiamo ogni anno l’Autorità su questo tema, l’ultima volta con una pec dello scorso 14 novembre, senza mai ottenere risposta”.

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