Inceneritori, il Programma Nazionale manda in soffitta lo ‘Sblocca Italia’

di Luigi Palumbo 02/05/2024

Il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti “comprende e supera” lo ‘Sblocca Italia’: non andrà più emanato un dpcm per stabilire quanti e quali inceneritori costruire, ha deciso il Consiglio di Stato con una sentenza che archivia definitivamente il contestato provvedimento adottato nel 2014 dal governo Renzi. Stop agli inceneritori? No, ma a decidere dove costruirli non sarà il governo


Il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti manda definitivamente in soffitta l’articolo 35 dello ‘Sblocca Italia’. Il governo non dovrà emanare un decreto per stabilire quali, quanti impianti di incenerimento costruire e, soprattutto, in quali regioni farlo, come invece aveva chiesto il TAR del Lazio. Lo chiarisce il Consiglio di Stato in una sentenza che ribalta il pronunciamento di primo grado col quale, nell’aprile del 2022, i giudici del tribunale amministrativo regionale avevano dato mandato alla presidenza del Consiglio e al Ministero dell’Ambiente di adottare, entro l’ottobre di quell’anno e dopo averlo sottoposto a VAS, un nuovo dpcm con la quantificazione dei fabbisogni territoriali di incenerimento da soddisfare e l’indicazione degli impianti necessari a raggiungere l’obiettivo.

Il dpcm già adottato nel 2016 infatti era stato precedentemente annullato dal TAR Lazio – su ricorso delle associazioni ambientaliste e dopo aver interpellato la Corte di Giustizia Ue – proprio perché non era stato preventivamente sottoposto a VAS. La sentenza era passata in giudicato, poi un nuovo ricorso ambientalista su un passaggio diverso del contestato ‘Sblocca Italia’ – il via libera alla saturazione del carico termico degli impianti – aveva riaperto i giochi, conducendo nella primavera del 2022 a un ulteriore pronunciamento dall’esito quasi paradossale: le obiezioni delle associazioni sul carico termico erano infatti state respinte mentre il dpcm era stato riesumato, e anzi i giudici avevano chiesto al governo di emanarlo entro 180 giorni previa VAS. Una decisione alla quale l’esecutivo non dovrà più dare seguito.

Secondo il Consiglio di Stato, infatti, l’impianto dello ‘Sblocca Italia’, adottato sul finire del 2014 dal governo Renzi per colmare i fabbisogni territoriali di trattamento dei rifiuti urbani, è stato superato dalla successiva adozione del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, la riforma del PNRR entrata in vigore nel 2022 che detta i criteri in base ai quali le Regioni devono adottare i propri piani rifiuti per garantire autosufficienza e prossimità del trattamento. Strumento che, a differenza dello ‘Sblocca Italia’, non indica puntualmente quali e quanti impianti costruire nè dove farlo. “La normativa sopravvenuta – chiariscono i giudici – ha reso ineseguibile il giudicato originario” dal momento che il Programma Nazionale “ingloba e supera le previsioni che dovevano essere contenute nel D.P.C.M.”.

Quindi stop agli inceneritori? No, tutt’altro, ma dovranno essere le Regioni a prevederne la realizzazione, se necessaria a evitare lo smaltimento in discarica dei rifiuti residui non riciclabili o il loro invio in altre regioni (a meno che non siano nella stessa macroarea) sulla base di quanto indicato dal Programma Nazionale. Uno strumento che, non a caso, il sindaco di Roma e commissario al Giubileo Roberto Gualtieri ha sempre definito come uno dei pilastri del piano speciale per la realizzazione del futuro impianto di incenerimento da 600mila tonnellate al servizio della Capitale.

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