Il Milleproroghe sarà legge: sul Sistri nessuna novità

di Giuseppe De Stefano 22/02/2017

Dopo l’esame del Senato, con 337 sì e 187 no passa la questione di fiducia per il decreto-legge 244 del 30 dicembre 2016  che sarà votato domani alla Camera dei Deputati, meglio noto con l’appellativo di “decreto Milleproroghe”. La prima lettura della Camera Alta ha introdotto una serie di modifiche anche all’articolo 12 (che il passaggio da Palazzo Madama ha rinominato “Proroga di termini in materia di ambiente e agricoltura”), ma nessuna di queste ha toccato il primo comma, quello relativo al Sistri.

Il testo recita: «al fine di consentire al nuovo concessionario del SISTRI l’espletamento delle attività oggetto di affidamento e garantire al contempo la prosecuzione del servizio senza soluzione di continuità, la norma in esame proroga, sino alla data del subentro nella gestione del servizio da parte del nuovo concessionario e comunque non oltre il 31 dicembre 2017, gli effetti del contratto stipulato con la società Selex Se-Ma in liquidazione e, conseguentemente, per il medesimo periodo conferma la vigenza degli adempimenti cartacei necessari per la tracciabilità dei rifiuti».

Il testo trasmesso dal Senato è stato dunque confermato senza ulteriori modificazioni: con un ulteriore giro di “navetta” si sarebbe rischiato di incorrere in un ritardo eccessivo rispetto al dettato legislativo (i 60 giorni per la conversione sarebbero scaduti esattamente con la fine di febbraio). Ragion per cui sul Milleproroghe è stato posto il voto di fiducia.

Nessuno spazio, dunque, per gli emendamenti. Solo uno, in verità, era stato presentato da un gruppo di deputati della Lega Nord: la proposta prevedeva di sospendere invece che ridurre del 50% le sanzioni per mancato versamento del contributo annuale o di iscrizione al Sistri fino al subentro del nuovo concessionario (che dovrebbe coincidere con l’entrata in funzione del sistema a pieno regime) . Questione annosa, più volte denunciata dalle associazioni di categoria che ritengono ingiusto il pagamento di una tassa per un servizio che da anni è sospeso in una sorta di limbo: tanto più che la gara vinta dal RTI capitanato Almaviva prevede un reboot del Sistri facendo lievitare le recriminazioni sui pagamenti versati negli scorsi anni per un sistema sostanzialmente da rifare.

Se quel denaro non può tornare nelle tasche delle imprese, il “cambio in corsa” (si fa per dire) apre quanto meno ad un’opportunità da non farsi sfuggire. Per recuperare credibilità questa volta il Ministero dell’Ambiente dovrà offrire un servizio funzionante e funzionale: gli indirizzi da parte delle aziende del comparto in questi anni non sono mancati. Lo sviluppo del “Sistri 2” non cancellerebbe quello che si avvia ad essere quasi un decennio di surreale inefficienza, tuttavia ad oggi ha una duplice potenzialità: da una parte (quella principale) di realizzare gli obiettivi di informatizzazione e semplificazione (che ha sempre avuto soltanto in germe), dall’altra (decisamente secondaria, per carità) di evitarci, da qui ad un anno, di commentare ancora una volta allo stesso modo il Milleproroghe 2017.

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